Consumi, Gennaro Cariulo "Gigione": "La spesa della gente è cambiata"

Felice Massimo De Falco • 7 aprile 2023

Il punto di equilibrio rimane il cardine dell’economia ma si raggiunge in modo differente. In riferimento ai cambiamenti socio-culturali che hanno interessato la nostra epoca, il prezzo non è più solo sintesi valore in senso stretto, inteso alla vecchia maniera, ma le componenti esperienziali, valoriali e comunicative hanno un peso molto più forte. Esempio: prima producevamo per la settimana di Pasqua le cd. “frattaglie salate” di suino, piedi e testina messi sotto sale a stagionare per poi essere utilizzati dalle massaie per la cd. “minestra maritata”. Adesso ne vendiamo pochissime. La generazione odierna non la cucina a casa ma la ordina al ristorante pagandola 10 volte in più proprio perché rappresenta una pietanza in disuso ma ricca di struttura valoriale ed esperienziale

Si avvicina la Pasqua e la gente è intenta a preparare le classiche pietanze a base di carne. Come è cambiato il suo atteggiamento all’acquisto con la crisi?



La crisi incide sicuramente sulle scelte in termini quantitativi ma tutto dipende dal target di riferimento. Partendo dal presupposto che le feste pasquali hanno un approccio culinario diverso rispetto a quelle natalizie, l’atteggiamento verso le preparazioni di Pasqua è mutato col cambio generazionale e, sembra strano, la componente meteorologica incide molto. Si preferisce acquistare piatti pronti e la “brace” di Pasquetta rimane il momento più “redditizio” per quanto ci riguarda.


L’inflazione ha reso il loro potere d’acquisto più debole. Questo riflette anche sulla scelta delle materie più pregiate?


È innegabile che il re della Pasqua, dal punto di vista della macelleria, e cioè l’agnello ha subito una contrazione perché il suo prezzo è aumentato all’acquisto del 25% in media. Parliamo di prodotti italiani, IGP , di grande qualità. I costi per l’allevamento sono lievitati e si riflettono, come sempre sul cliente finale. Il prodotto estero ha subito rincari ma non così sostenuti.Di conseguenza si vira su altro, ma ciò non vale in modo assoluto. Dipende dalla clientela.


Avete cambiato le vostre offerte con la crisi?



La nostra offerta , lato macelleria, si è adeguata al nuovo target che negli anni è mutato per varie ragioni. Il core aziendale oggi è il food e chi acquista il fresco al banco è il riflesso dell’altra offerta. Manteniamo uno zoccolo duro di “massaie” affezionate al brand che, oramai ,ha quasi 40 anni di vita ma anche la loro “spesa” è mutata.

Cosa mangia di più la gente?



Nonostante l’ingiusta demonizzazione della carne rossa, rimane oggi il prodotto più venduto insieme al pollame. Il consumo di carne suina è diminuito.
Carni rosse di qualità e certificate possono essere consumate con serenità più volte alla settimane, la carne suina paga un circolo vizioso innestato dal fatto che le genetiche hanno via via reso più “magro” un prodotto che del grasso fa la sua caratteristica principale.
È innegabile che i prodotti con un processo di cottura più breve sono quelli che vanno per la maggiore ( hamburger, involtini, impanati) oltre ai piatti pronti di gastronomia.


Quanti chili di agnello avete stimato che venderete rispetto agli anni precedenti?


Quest’anno stimiamo una vendita pressoché identica rispetto all’anno passato.

Domanda e offerta coincidono ancora?



Il punto di equilibrio rimane il cardine dell’economia ma si raggiunge in modo differente. In riferimento ai cambiamenti socio-culturali che hanno interessato la nostra epoca, il prezzo non è più solo sintesi valore in senso stretto, inteso alla vecchia maniera, ma le componenti esperienziali, valoriali e comunicative hanno un peso molto più forte.
Esempio: prima producevamo per la settimana di Pasqua le cd. “frattaglie salate” di suino, piedi e testina messi sotto sale a stagionare per poi essere utilizzati dalle massaie per la cd. “minestra maritata”. Adesso ne vendiamo pochissime. La generazione odierna non la cucina a casa ma la ordina al ristorante pagandola 10 volte in più proprio perché rappresenta una pietanza in disuso ma ricca di struttura valoriale ed esperienziale.



La gente è attenta alla provenienza del prodotto o non ci fa caso?



L’attenzione alla tracciabilità del prodotto è oramai alla base della scelta del cliente finale. A questo si è aggiunta un’altra variabile e cioè quella della sostenibilità ambientale, tema molto in trend che suscita tanta sensibilità ma che rimane ancora grigio nel concreto.


Avete subito una contrazione delle vendite nonostante che siete un brand collaudato?

La nostra attività ha tre rami d’azienda: Da Gigione Macelleria, Da Gigione Hamburgheria e Gourmand, Da Gigione Eventi. Tutti e tre, superata la fase covid, non hanno mai avuto contrazioni ma trend crescenti. Ci adeguiamo alla società e alle tendenze rimanendo fedeli e coerenti alla nostra identità, facendo qualità a tutto tondo nei nostri segmenti di mercato, avendo un approccio etico e sostenibile nei limiti della fattibilità aziendale.


A cosa non rinuncia la gente?


Le persone non rinunceranno mai ad verticale rapporto qualità/prezzo.

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