Il report sul lavoro su chi fa parte della Generazione Z

30 aprile 2023

Il rapporto di Legacoop e Ipsos sul mondo dell'impiego per i ragazzi tra i 18 e i 24 anni: "Servono nuove politiche per assecondare il mutamento in corso". Cresce il Pil italiano (+1,8%)

Come vedono il lavoro i giovani italiani della fascia di età tra i 18 e 24 anni? Lo considerano una fonte di reddito, ritengono che unire lo studio con esperienze pratiche sia il modo migliore per ottenere un lavoro soddisfacente, preferiscono uno stipendio con una base fissa e una componente variabile legata ai risultati raggiunti, attribuiscono più valore alla flessibilità di orario e alla disponibilità di tempo libero, pensano che all’estero ci siano maggiori opportunità di ottenere una retribuzione più elevata. I dati sono raccolti nel Report "FragilItalia - I giovani generazione Z e il lavoro”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos.


L’analisi delinea un approccio dei giovani al lavoro definito da motivazioni valoriali e valutazioni pragmatiche. Nella scala dei valori che gli italiani considerano più importanti, la generazione Z indica al primo posto la famiglia (60%, rispetto a una media nazionale del 78%), seguita dall’amicizia (54%, media nazionale 59%) e dall’amore (50%, media nazionale 63%).


Il lavoro occupa la sesta posizione con il 38% (rispetto alla media nazionale del 49%), preceduto da divertimento (46%) e cultura (44%). Riguardo al senso del lavoro, per quasi 6 giovani su 10 (il 58%) rappresenta una fonte di reddito (percentuale inferiore alla media nazionale, 71%), per la metà un’opportunità di crescita (43% la media nazionale) e per il 45% un modo per affermare la propria indipendenza.


Da sottolineare i dati relativi all’importanza dei fattori che possono consentire di ottenere un posto di lavoro soddisfacente. La metà degli intervistati (48%) indica l’opportunità di unire lo studio con esperienze di lavoro (3 punti in più rispetto alla media nazionale), il 34% la necessità di fare molta esperienza sul campo, mentre solo il 19% (media nazionale 23%) indica un’adeguata preparazione scolastica.


Se il trattamento economico si colloca al primo posto sia per i giovani (44%) sia per il totale del campione (43%), per la generazione Z al secondo posto viene la disponibilità di tempo libero e la flessibilità dell’orario (33% contro il 28% del totale del campione), seguita dall’autonomia (31% contro 41%). Solo al quarto posto la stabilità del lavoro, indicata dal 25% dei giovani, contro il 42% del totale degli intervistati.


Quanto al salario, 4 giovani su 10 preferiscono uno stipendio con una base fissa ed una componente variabile legata ai risultati raggiunti (contro il 26% della media nazionale), mentre il 28% esprime la preferenza per lo stipendio fisso (40% la media nazionale).

“Il mondo del lavoro cambia sotto i nostri occhi -afferma Simone Gamberini, presidente di Legacoop- e non da oggi, ovviamente. Ma dopo la Pandemia stiamo osservando gli esiti di questa trasformazione generalizzata e di lungo periodo, e alcuni fenomeni nuovi. La mancanza di manodopera, che è stata addirittura un’aggravante del rallentamento della crescita e minaccia di proseguire". 


Gamberini sottolinea: "Questi mutamenti vanno osservati mentre accadono, vanno interpretati a partire dal punto di vista, dalle attese, dalle speranze e dai comportamenti dei più giovani, che si affacciano al mondo del lavoro: perché del lavoro non mutano solo luoghi, tempi e modalità, ma il suo stesso senso. Di fronte ai grandi cambiamenti di questi anni stiamo tutti cercando un nuovo modo di vivere, più umano e migliore. Il lavoro è la cartina di tornasole di tutto ciò. Servono politiche e nuovi assetti normativi che assecondino questo cambiamento ma garantiscano sicurezza, stabilità e benessere alle persone e alle comunità”.


Lavorare lontano da casa non spaventa i più giovani. Il 76% ha espresso la disponibilità ad accettare una proposta di lavoro in altre provincie della propria regione, il 73% in un’altra regione del Centro Italia, il 70% in un’altra regione del Nord, il 69% in un altro Paese europeo, il 54% in un’altra regione del Sud.

Infine, riguardo alle motivazioni che spingono a cercare un lavoro all’estero, il 53% indica gli stipendi più alti, il 29% le migliori opportunità di fare carriera, il 26% la maggiore valorizzazione di competenze ed esperienze, e il 23% il fatto che in Italia vengono offerti solo contratti di stage e che vige il sistema della raccomandazione.

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