Intervista a Marco Iasevoli: "Parlo alle generazioni dimenticate dalla politica"

Felice Massimo De Falco • 18 aprile 2023

Non c'è la Chiesa dietro di me, mi candido per senso di responsabilità verso chi è stato bypassato dagli interessi della politica, mi rivolgo a quella parte di città che già da alcune tornate amministrative ha dimostrato di voler uscire dalla logica del “voto familiare”. Saranno i temi a decidere chi vale la pena di esser considerato. Porterò con me la mia fede, io sono un cattolico-democratico rispettoso della legge, se c'è una legge che lo impone io allora iscriverò all'anagrafe i figli delle coppie gay, mentre sono contro la mercificazione dell'utero. Vengo dalla periferia, sono di Paciano, uno dei quartieri che più vive il senso di abbandono delle istituzioni e che risponde a questa situazione rafforzando in proprio i legami comunitari. Attraverso le associazioni, attraverso le piccole attività commerciali, attraverso trame e relazioni che ci consentono di aiutarci anche se l’aiuto non arriva da chi vi dovrebbe provvedere. La politica di Pomigliano pensa che tutto si risolve nei 500 metri che vanno da piazza Primavera a piazza Sant’Agnese. Ma la città vive anche e soprattutto altrove.

Ti presenti al cospetto di quella che si potrebbe dire una falange macedone, la coalizione guidata da Lello Russo. Dove trovi il coraggio di affrontarla?


Da un lato è coraggio, certo. Ma in parte maggiore è senso di responsabilità. Tre generazioni – la mia, quella un po’ più grande di me e quella che mi segue – stentano a uscire dal guscio e a fare una proposta alla città con la propria faccia e le proprie idee. Sento la responsabilità di rappresentare risorse della città che non riescono a dire “voglio provarci io”. Devo dire che questa è la motivazione per me più forte. E sento il sostegno della rete politica PER, una realtà di persone serie, competenti e per bene che sono sicuro verrà premiata perché è l’unica vera novità di questa competizione elettorale.


Ti senti rinfrancato dal fatto di andare da solo slegato dai tatticismi vuoti della sinistra?


Rinfrancato no, diversamente non avremmo partecipato ai tentativi di costruire un’alleanza. Diciamo che l’epilogo della vicenda mi dà la possibilità, questo è vero, di vivere la campagna elettorale restando su corde che sento maggiormente mie.


A quale porzione di popolo in particolare ti rivolgi e con quali temi?


Alla mia generazione, come ho detto. A chi, come me, da molti anni presta il proprio servizio agli altri gratuitamente e silenziosamente, lontano dai riflettori. A quella parte di città che già da alcune tornate amministrative ha dimostrato di voler uscire dalla logica del “voto familiare”. Alle famiglie che si sono insediate da pochi anni nella nostra comunità e che cercano riferimenti per partecipare più consapevolmente. I temi che mi stanno a cuore sono il contrasto alla povertà e alla dispersione scolastica, le alleanze educative, lo sviluppo sostenibile, lo sviluppo del piccolo commercio nell’ottica del costruire comunità, l’innovazione. La sicurezza, perché da papà di due ragazzi che iniziano a mettere la testa fuori casa con gli amici, desidero che i luoghi in cui si incontrano, al centro e in periferia, non siano “terra di nessuno”. E la cultura, a partire dalla situazione molto problematica della Fondazione Imbriani, che richiede un intervento urgente. Lì sono in gioco i diritti dei lavoratori, una situazione inaccettabile. Inoltre, sullo sport bisogna fare molto di più. Da ragazzo ha “salvato” me insieme all’impegno associativo, oggi aiuta i miei figli a crescere. Lo sport a Pomigliano deve essere a misura di tutte le tasche e la vecchia gloriosa Polisportiva comunale è ormai “non pervenuta”. Le periferie devono inoltre avere spazi attrezzati polivalenti per praticare diverse attività sportive: il modello per realizzarli è quello della cooperazione tra imprese e associazioni, coinvolgendo le comunità nel reperimento dei fondi. Mi sta molto a cuore lo sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili: l’amministrazione comunale ha un importante ruolo di “regia”. Il tema della qualità dell’aria che respiriamo è poi improcrastinabile: ci vogliono soluzioni serie e determinate da concertare con la comunità, anche con gli operatori economici. Come rete politica PER abbiamo delle idee e vogliamo confrontarle con quelle degli altri candidati. Desidero però che molte proposte le avanzino direttamente i nostri candidati al Consiglio comunale, perché sono loro che ci hanno lavorato con un rigore che non si trova facilmente in giro.


Porterai con te la tua "ferrea" fede cristiana nell’agone politico?


Mi viene in mente il famoso sketch di Massimo Troisi sul lavoro a Napoli. “Lavoro nero, lavoro minorile… solo lavoro e basta non se ne trova”. Quindi “ferrea fede” non comprendo cosa voglia dire. La fede è una dimensione della persona che non richiede aggettivi. Mi chiede se porterò questo bagaglio con me in politica? Mi pare scontato, senza questo bagaglio non sarei qui. Ognuno arriva su questo terreno con il proprio bagaglio.


A proposito, registreresti all’anagrafe i figli di coppie gay?


Ecco, grazie della domanda perché mi permette di essere chiaro. Io sono un cattolico-democratico. I cattolico-democratici ritengono che i temi controversi debbano essere sottratti al conflitto ideologico e oggetto di mediazioni legislative alte, equilibrate e serie tra tutte le principali culture politiche realmente rappresentative di un sentire popolare. I grandi partiti, invece, non avendo ormai alcuna differenza sulle politiche economiche e sociali, si “buttano” sui temi sensibili per caratterizzare la loro identità, affidando a minoranza agguerrite di ultrà il compito di dettare l’agenda. Questa premessa per rispondere alla domanda: se c’è una legge che prevede la registrazione, la legge si applica che il sindaco sia Peppone o don Camillo. Se non c’è una legge, non si può fare. Vale quanto accaduto a Milano, con il sindaco Sala che ha dovuto interrompere le registrazioni perché non c’è al momento una legge che lo consente. Poi posso scendere nel dettaglio e nell’opinione personale, non mi sottraggo: come i vertici dei movimenti femministi, come le leader di Podemos in Spagna, come la maggioranza del Parlamento francese, coma la larghissima maggioranza del Parlamento italiano, sono contrario all’utero in affitto, che mercifica il corpo di donne povere, e al contempo sono dell’idea che quando un bambino è qui e vive in un nido stabile e accudente la soluzione deve tener conto solo del suo miglior interesse, di nient’altro. Non sono una personalità da “stereotipi”: farei lo ius soli o ius culturae o come volete chiamarlo domani mattina, dipendesse da me, perché è una vergogna continuare a considerare non italiani ragazzi che sono parte integrante delle nostre comunità. Su altre questioni cercherei la migliore mediazione possibile non in piazza o sui social, ma in Parlamento. Ma se c’è un totale stallo legislativo su questi temi è perché a destra e a sinistra conviene continuare a usarli come bandierine elettorali. Mi scuso per la lunghezza, ma era necessario.


Qual è il punto debole dei tuoi avversari?


Mi piacerebbe parlare molto delle nostre proposte, ma a domanda rispondo perché sono un suo collega e so che sviare è reato. Rispetto molto Lello Russo e Vito Fiacco e non vedo l’ora di incontrarli nei confronti pubblici. Ho una curiosità fortissima di misurarmi con loro. Credo che il punto debole di Lello Russo sia parlare, dopo moltissimi anni di politica attiva, di rinnovamento della classe dirigente, ma il suo stesso essere in campo è in qualche modo la sconfessione di questo proposito. Non conosco ancora molto bene Vito Fiacco, posso dire che in generale vedo una tendenza della sua parte politica ad andare sulle questioni “macro” che sono importantissime, sia chiaro, ma che non sono il cuore del governo di una città. Ma ripeto: sono fiducioso, la città vedrà confronti tra persone che si rispettano.


Qual è il tuo punto di forza?


Credo l’equilibrio nell’affrontare i temi e la libertà. Sono in una condizione di grande libertà, in questa campagna elettorale.


C’è l’ambiente ecclesiastico dietro la tua discesa in campo?


Chi conosce davvero la Chiesa nemmeno penserebbe a una cosa del genere. La Chiesa è una istituzione saggia e prudente che parla a tutti e con tutti. Trovo davvero strano e anche a tratti inquietante che una persona che vuole proporsi in politica debba quasi difendersi dall’“accusa” di essere credente.


Come si coniugano fede e laicità?


Si coniugano nella persona, non con una miscela magica. Ho studiato nelle scuole statali. Ho frequentato un’università statale. Vivo i luoghi di tutti. Vivo la vita di tutti. Ho relazioni con tutti. Lo faccio essendo ciò che sono e non mutando pelle a seconda dei contesti.


In ultimo, vieni dalla periferia. Quale grido d’allarme proviene da quelle parti?


Sono di Paciano, uno dei quartieri che più vive il senso di abbandono delle istituzioni e che risponde a questa situazione rafforzando in proprio i legami comunitari. Attraverso le associazioni, attraverso le piccole attività commerciali, attraverso trame e relazioni che ci consentono di aiutarci anche se l’aiuto non arriva da chi vi dovrebbe provvedere. La politica di Pomigliano pensa che tutto si risolve nei 500 metri che vanno da piazza Primavera a piazza Sant’Agnese. Ma la città vive anche e soprattutto altrove. Bambini, giovani, professionisti, nuove famiglie… abbiamo bisogno di farli partecipare altrimenti avremo una dissociazione sempre più forte tra una élite politica autoreferenziale e la città vera. Le periferie sono stanche di essere “visitate” solo in campagna elettorale, e credo che lo faranno capire. Noi portiamo in campagna elettorale un recupero-simbolo: il recupero del cortile Cappella in via san Pietro. Immaginiamo che su quel cortile, che ha significato molto nella storia del quartiere, possa svilupparsi un progetto che sia insieme di edilizia sostenibile, promozione del piccolo artigianato e di aggregazione comunitaria.


Share

Tutti gli articoli

Autore: Redazione 6 novembre 2025
Comunicato Stampa: LINA E LE ALTRE
Autore: Felice Massimo De Falco 3 novembre 2025
Anna Poerio Riverso non scrive una biografia: tesse un arazzo familiare dove ogni filo è un documento inedito, ogni nodo un’emozione trattenuta. Con rigore accademico e pudore affettivo, l’autrice ci guida tra lettere autografe, poesie manoscritte, atti processuali, fino a farci toccare la carta ingiallita su cui Carlo, incatenato, annotava: «La catena è pesante, ma più pesante è il silenzio di chi sa e tace». In sole 128 pagine, dense come un distillato di storia vissuta, il volume si articola in capitoli che si intrecciano come i rami di un ulivo secolare, radicato nel suolo meridionale proteso verso l’epica nazionale. Ma un solo luogo accoglie per sempre i resti di una Famiglia di Patrioti: Pomigliano d’Arco. Potremmo chiamare Pomigliano in mille modi: Stalingrado del Sud per le sue lotte operaie, città di solerti lavoratori, terra di grandi figli come il presidente della Repubblica Giovanni Leone e tanti altri. Ma quando il sole tramonta dietro il Vesuvio e il vento passa tra le croci del cimitero, Pomigliano d’Arco resta la città dei Poerio e degli Imbriani. Perché qui non è sepolto solo il loro corpo: è sepolta la parte migliore di noi.
Autore: Giovanni Amitrano 23 ottobre 2025
"Chi come me ha attraversato grandi difficoltà mi affascina perché dentro di sé custodisce un sapere che non si trova nei libri: quello di chi ha sofferto, ha resistito e, nonostante tutto, ha continuato a vivere".
Autore: Valentina Manon Santini 23 ottobre 2025
Mercificare il dolore significa offendere tutte le donne che hanno subito davvero violenza — nelle mura domestiche, negli affetti, sul posto di lavoro. Anche chi, come me, ha conosciuto la violenza psicologica: la minaccia di isolamento, il tentativo di ridurti al silenzio, il ricatto sottile che ti vuole annientare, di chi ti dice “ti faccio terra bruciata, non lavorerai più. Questa è pornografia del dolore.
Autore: Felice Massimo De Falco 22 ottobre 2025
In un mondo che corre affannosamente verso l’oblio, dove il tempo divora le tracce dell’esistenza umana come un fiume in piena, Vera Dugo Iasevoli emerge come una guardiana della memoria collettiva. In questo libro, la professoressa non solo documenta fatti, ma infonde un’anima esistenzialista: il cimitero è “un silenzio che parla”, un “dormitorio” in attesa dell’alba eterna, un monito contro l’oblio. Valorizzando Pomigliano d’Arco – terra di patrioti, fede e resilienza – e i suoi avi, l’autrice ci invita a camminare tra le lapidi non come visitatori, ma come eredi di un’eredità immortale. Un’opera avvincente, essenziale per chi cerca radici nel flusso dell’esistenza: sì, si può fare, e si deve leggere.
Autore: Felice Massimo De Falco 5 ottobre 2025
In un’epoca in cui l’essere umano si riduce a un curriculum di successi effimeri, Vincenzo Siniscalchi emerge dal racconto di Domenico Ciruzzi non come un avvocato illustre – il “Maradona del codice penale” , potremmo definirlo con un’immagine che evoca dribbling geniali tra le maglie intricate della legge –, ma come un’esistenza autentica, un Sisifo napoletano che spinge il suo macigno non su per la collina del Palazzo di Giustizia, ma attraverso i vicoli della condizione umana, senza la paura di rotolare giù.
Autore: Redazione 19 settembre 2025
«Io non so perché mi sta succedendo questa cosa, so soltanto che ogni volta che guarisco qualcuno perdo un senso».
Autore: Marianna Marra 30 agosto 2025
Il film non si limita a rappresentare un caso isolato, ma dispiega inevitabilmente il racconto di realtà drammatiche più ampie che, con minuzia di particolari e sfumature emozionali, si fanno corpo e carne attraverso lo schermo.
Autore: Redazione 7 agosto 2025
Sorella Morte è un romanzo che sfida il lettore a confrontarsi con il mistero della vita e della morte, intrecciando il razionale e l’irrazionale in una narrazione avvincente. Il romanzo lascia una domanda esistenziale che risuona oltre le sue pagine: Se il male è un’eredità che scorre nel sangue, possiamo davvero sfuggire al nostro destino, o siamo condannati a ripetere gli errori dei nostri antenati?
Autore: Marianna Marra 28 luglio 2025
"Uno Stato laico deve dare ai cittadini la possibilità di decidere della dignità della propria vita e della propria morte."
Altri post