Italia, non si fanno più figli: sarà tzunami demografico?

Mario Volpe • 9 febbraio 2023

Italia, non si fanno più figli: sarà tzunami demografico?

Il quotidiano Ilsole24ore in una sua inchiesta ha dichiarato –senza mezzi termini– che entro cinquant’anni nel nostro paese saremo dodici milioni in meno dal momento che tra non molto avrà figli soltanto una famiglia su quattro, e non oltre un solo genito.

Il fenomeno di spopolamento riguarderà soprattutto il Sud, ma le terre del meridione d’Italia, note da sempre per aver dato una spinta alle nascite, diventeranno sempre meno popolate lasciando spazio agli anziani. La diminuzione demografica nelle regioni meridionali è in parte dovuta ai continui trasferimenti della forza lavoro verso le grandi città del settentrione o in molti casi all’estero, oltre che alla mancanza di bambini.


La tendenza delle coppie a fare meno figli o a non farne proprio è in costante aumento e di pari passo l’allungamento dell’età media porterà ad uno squilibrio demografico con un drastico calo della popolazione per oltre l’ottanta percento dei comuni italiani con un rapporto di un giovane ogni tre vecchi. Questo vorrà dire che sempre più uomini e donne in età da lavoro dovranno sobbarcarsi l’onere di sostenere i costi sociali di una popolazione sempre più anziana e sempre meno capace di generare reddito. Reddito che tra l’altro faticano a produrre anche le classi più giovani a causa della mancanza cronica di un impiego stabile o degnamente retribuito. Soldi, dunque tutto sembra essere perennemente legato al danaro, anche il desiderio di famiglia. In effetti in parte lo è, e la diminuzione delle nascite e il suo ricambio generazionale pare siano fortemente vincolate all’impossibilità economica di far nascere un bambino, di allevarlo, di educarlo e provvedere a tutti i bisogni che ormai la legge e la società impone ai genitori.


Non c’è da meravigliarsi quindi se la parola figlio sia capace di suscitare un brivido lungo la schiena. La moderna società non vede di buon occhio i genitori impossibilitati a primeggiare in ricchezza; eppure, poco si dedica all’attuazione di serie politiche sociali focalizzate al sostegno delle famiglie e dei nuovi genitori. Intanto si studiano farmaci per allungare la vita, mentre come diceva il brillante Luciano De Crescenzo la vita bisognerebbe allargarla. Ma forse il buon Luciano ne rimarrebbe sorpreso nel vedere come il suo insegnamento sia stato preso alla lettera dalle giovani coppie, che pur potendo, figli non ne fanno per non complicarsi la vita.


Libertà di movimento incondizionato, voglia di viaggiare e di sentirsi giovani oltre i cinquant’anni e più, distoglie dal desiderio d’essere genitori salvo ricordarsene in un’età in cui sarebbe naturalmente impossibile procreare ammenoché la scienza non ci metta lo zampino come è accaduto per Erramatti Mangayamma, la mamma più anziana del mondo. Una donna indiana di settantatré anni che ha dato alla luce nel 2019 una bambina grazie alla fecondazione in vitro. A parte i casi limite, le soluzioni da introdurre per rialzare l’asticella delle nascite esistono. Da concrete politiche sociali per le famiglie e non bonus o assegni sporadici offerti alla nascita come un dono di compleanno. Occorrono servizi gratuiti, costanti e di qualità erogati (magari in misura decrescente), fino all’indipendenza economica

Servizi di medicina pediatrica, istruzione completa, defiscalizzazione dei redditi per le neomamme e papà, attività sportive reali presso gli istituti scolastici, servizi per la sicurezza, assistenza domiciliare per ogni necessità e, naturalmente, condanna per le discriminazioni di genere sui luoghi di lavoro.

Non è necessario formulare congetture complesse per comprendere che il benessere economico e lo stato di salute psicofisico è determinante per sostenere le nascite, ma di recente un colpo poco piacevole è stato inferto dalla recente pandemia da Covid19 e soprattutto sulla cattiva gestione iniziale del fenomeno, che solo in Italia ha mietuto oltre centottanta milioni di vite, lasciando sul terreno –oltre ai cadaveri– sconquassi economici, fobie, paranoie e poca voglia di mettere al mondo nuove vite. A pensare a tutto ciò non verrebbe tanta voglia di darsi da fare per ripopolare il mondo di allegri bambini. Ma a guardare il futuro come un albero con i rami verso il cielo, difficilmente ci si potrebbe aspettare che sboccino foglie e fiori senza che alcuno di noi contribuisca ad annaffiarlo come può. 


Mario Volpe


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