VISITE

Blog Layout

Life on Mars - a cura di Vittorio Schiavone - La mossa finale

Vittorio Schiavone • ott 22, 2023

Ciò che conta in questo racconto è che il povero “bipolare” deve lottare non solo contro il suo disturbo, ma anche contro il pregiudizio di “essere bipolare” e non “affetto da disturbo bipolare”. Ecco che il suo disturbo è diventato a pieno diritto il suo carattere. 
No, non è così: la ragazzetta di cui sopra il suo “carattere” lo aveva, ed infatti erroneamente era stato considerato il suo disturbo principale; ed era ed è un carattere molto versato allo scontro, alla polemica, alla iper-reattività agli eventi esterni, specialmente al giudizio, all’abbandono, al rifiuto. E tale era rimasto, nonostante litio ed affini. Una psicoterapia certo l’avrebbe aiutata ad interpretare meglio il mondo esterno e ad interagire in una maniera meno disfunzionale con esso, ma con tempi lunghi ed impegno: perché ci vuole tempo ed allenamento per non soccombere ed imparare a controbattere alla mossa finale. Il nuovo contributo di Vittorio Schiavone

“Mi faccia capire, Dottore: loro mi fanno incazzare e poi le chiedono di aumentarmi i farmaci?”.


È stata una settimana difficile, spiacevole, infinita. Per la maggior parte del mio tempo ho dovuto discutere di strampalati effetti collaterali, vale a dire di farmaci che modificano le fasi lunari ed influenzano le maree. In uno scenario simile, di cui quanto sopra rappresenta soltanto la punta dell’iceberg, di venerdì sera, come ultima visita “urgente”, mi ritrovo il controllo di questa ragazzetta cui, un anno prima, avevo diagnosticato un disturbo bipolare. A distanza di un anno, posso dire di non essermi sbagliato.


Non è andata poi male, in fondo: non ci sono stati episodi critici importanti e neppure significative oscillazioni nei cambi stagionali o in quei momenti dell’anno che, con il suo aiuto e quello dei genitori, ero riuscito ad evidenziare come momenti cui prestare attenzione. Una terapia che pareva fare il suo dovere, insomma, senza neppure effetti collaterali degni di nota. Ci sarebbe stato di che esserne lieti, rendendo questa mia ultima visita “urgente” delle ore 20 tutto sommato leggera, se non ci fosse stata la scena della mossa finale.


So che mi leggono anche molti millennials, quindi devo fare una precisazione, e dio solo sa quanto odi precisare. La mossa finale era il momento culminante dei cartoni fine anni ’70 inizio ’80: l’eroe od il robot di turno finivano l’avversario con il colpo segreto, generalmente portato con una lentezza imbarazzante ed addirittura preannunciato con enfasi. Come dire: ti devo uccidere, ma non dimentico l’educazione. In psichiatria la mossa finale è quella che, in un colpo solo, vanifica ogni sforzo fatto dallo psichiatra per stabilire una buona relazione terapeutica; se è vero che i farmaci sono democratici, funzionando anche sui miscredenti, è altrettanto vero che senza una buona relazione terapeutica il paziente il farmaco non se lo prende o non lo continua, perché, come è intuibile, non si fida di esso ma del medico che glielo suggerisce. La mossa finale, loro malgrado e senza colpevolizzazione alcuna, viene generalmente portata dal familiare di riferimento, sia esso genitore o compagno di vita. Se la sferra un altro, non funziona: sono queste le regole dei manga e della psichiatria.


Qual era in questo caso? Semplice: si arrabbia. Siamo tutti, a volte, oggetto di reazioni eccessive senza essere per forza bipolari, perché è possibile per ciascuno di noi “prendere a pugni un uomo solo perché è stato un po’ scortese, sapendo che quel che brucia non son le offese”. Il guaio è che anche un bipolare può arrabbiarsi, anche eccessivamente, senza che ciò rientri in una fase di scompenso. Detto altrimenti, anche i bipolari hanno il sacrosanto diritto di essere eccessivi o stronzi, senza essere di fatto in una fase di alterazione dell’umore. E sapete perché? Perché, al di là del loro disturbo, anche i bipolari hanno una personalità o, come si preferisce chiamarlo, un carattere (no, non sono un modello base). È proprio questo carattere che il disturbo va a modificare nelle fasi critiche, perché la personalità la può modificare soltanto qualcosa di destruente; ma, risoltosi l’episodio, il carattere tornerà ad essere quello che è sempre stato, e non c’è farmaco che possa funzionare su di esso, grazie a dio.


Ma i familiari, talvolta, non li vogliono neppure nuovi, ma perfetti: scoperto l’inghippo, perché non si può “aggiustare” anche questo? Talaltra sono mossi dalla paura, dalla ricerca dei sintomi premonitori, dalla prevenzione oltre la prevenzione. C’è poi il discorso sul senso di colpa o sulla frustrazione, ma questa è un’altra storia. Ciò che conta in questo racconto è che il povero “bipolare” deve lottare non solo contro il suo disturbo, ma anche contro il pregiudizio di “essere bipolare” e non “affetto da disturbo bipolare”. Ecco che il suo disturbo è diventato a pieno diritto il suo carattere.
No, non è così: la ragazzetta di cui sopra il suo “carattere” lo aveva, ed infatti erroneamente era stato considerato il suo disturbo principale; ed era ed è un carattere molto versato allo scontro, alla polemica, alla iper-reattività agli eventi esterni, specialmente al giudizio, all’abbandono, al rifiuto. E tale era rimasto, nonostante litio ed affini. Una psicoterapia certo l’avrebbe aiutata ad interpretare meglio il mondo esterno e ad interagire in una maniera meno disfunzionale con esso, ma con tempi lunghi ed impegno: perché ci vuole tempo ed allenamento per non soccombere ed imparare a controbattere alla mossa finale.

“E che te li aumento a fare? È il tuo carattere: tu sei una scassacazzi di personalità, hai preso da mamma”.

Lei ed il padre sorrisero, la mamma un po’ meno. Io ero ancora tutto intero: per una volta, la mossa finale dell’eroe non aveva funzionato.

Share

Tutti gli articoli

Autore: IAZZETTA GIUSEPPE 14 mar, 2024
IL GIURAMENTO CHE HA FATTO LA STORIA DELLA MEDICINA 
Autore: Vittorio Schiavone 12 nov, 2023
“Non è un mondo per romantici, mia piccola Giorgia, ma noi romantici ce ne freghiamo e ci continuiamo a vivere lo stesso”. So cosa state pensando: che quello di Giorgia sia un semplice errore che ha trasformato “Serenase” (nome commerciale dell’Aloperidolo) in “serenate”. Non è così, lo ha fatto apposta; ed è proprio questa ironia sottile il motivo per cui credo che ce la potrà fare. Perché? Non siate troppo curiosi, questa è decisamente un’altra storia. Vittorio Schiavone parla della schizofrenia nel suo nuovo contruibuto.
Life on Mars? - di Vittorio Schiavone - Titanic o lo stato misto
Autore: Vittorio Schiavone 05 nov, 2023
Sarebbe tutto così semplice se non si avesse a che fare con il materiale umano; ma la psichiatria, che che se ne dica, è una scienza applicata: è clinica, non teoria, è l’oggetto della clinica è l’uomo. “Lo sente questo lamento provenire dalla stanza affianco, dietro quella porta a vetri? Ogni volta che qualcuno scambia uno stato misto per una depressione, Kraepelin si sente male”. “Ma adesso mio figlio deve essere visitato pure da lui?”. “No, è appena morto. Il suo cuore non ha retto, beato lui”. Lo stato misto nel nuovo contribuito di Vittorio Schiavone
La congiuntura italiana e internazionale alla prova del conflitto in Medio Oriente
Autore: Roberto Race 30 ott, 2023
I dati congiunturali dell’ultimo mese tracciano un quadro a tinte fosche per l’economia italiana e internazionale. Un quadro che si tinge di scuro a causa del conflitto Israelo-palestinese, che causa morti e sofferenza, oltre che ricadute economiche.
Life on Mars? - di Vittorio Schiavone - Il teorema del pollo
Autore: Vittorio Schiavone 29 ott, 2023
Il disturbo ossessivo-compulsivo di Angelica trattato con la sua verve narrativa dal dott. Vittorio Schiavone.
Autore: Felice Massimo De Falco 20 ott, 2023
Intervista al sottosegretario alla Giustizia con delega alle carceri Andrea Ostellari che fa il punto della situazione sullo stato delle carceri italiane e sulle prospettive per detenuti ed ex detenuti. Afferma Ostellari: "E' il lavoro il riscatto dei detenuti"
Intervista ad Angela Luce, una delle più grandi artiste italiane si racconta
Autore: Felice Massimo De Falco 20 ott, 2023
Angela Luce ha 85 anni oggi e da 70 anni è alla ribalta per le sue qualità artistiche complete. Ha fatto di tutto e assieme ai più grandi artisti del panorama nazionale. Qui si racconta e lo fa con lo stile che la contraddistingue: umiltà, rispetto e schiettezza. C’è un aneddoto dietro ai suoi esordi? Beh, ce ne sono tanti, è difficile sceglierne uno. Quando ero ancora una ragazzina, partecipai ad un concorso di bellezza per l'elezione di Miss Quartiere Porto; in giuria c'erano Eduardo De Filippo, Francesca Bertini, Curzio Malaparte. Vinsi il concorso, ma poi mi fu ritirato il titolo perchè non avevo ancora 16 anni e non avrei nemmeno potuto partecipare! Prima piansi, ma poi, determinata e volitiva, affermai tra me e me: diventerò comunque grande, vittoria o non vittoria!
La neurodiversità – Quando genio e follia si fondono. Intervista alla psichiatra Liliana Dell’Osso
Autore: Felice Massimo De Falco 20 ott, 2023
Nel genio di una mente neuroatipica risiede l’abilità di produrre un linguaggio inedito e rivoluzionario, costruito all’interno del proprio mondo e riversato all’esterno come dono inestimabile. Fu il caso di Vincent van Gogh, Pablo Picasso e Vasilij Kandinsky, che con il proprio sentire intenso e sublime diedero corpo all’ineffabile. Così accadde con le opere letterarie di Franz Kafka e Jerome D. Salinger, la cui penna seppe attingere da un inchiostro universale, e con i capolavori architettonici di Frank L. Wright, un’araba fenice dalle cui ceneri non smisero mai di nascere diamanti. Fu lo stesso per Charles Darwin e Ludwig Wittgenstein, che rovesciarono le regole del pensiero scientifico e filosofico, e per Hedy Lamarr, una mente più splendente della bellezza esagerata che le toccò in sorte. Tutti loro avvertirono con forte anticipo i cambiamenti germinali del mondo che abitavano e indicarono ai contemporanei la direzione in cui procedere. Troppo spesso incompresi: figli prematuri di un tempo ancora distant
Life on Mars? - a cura di Vittorio Schiavone - La forma dell’acqua , “Non nota niente, Dottore?”
Autore: Vittorio Schiavone 15 ott, 2023
Il disformismo. Il nuovo contributo di Vittorio Schiavone, psichiatra presso la Clinica Hermitage di Capodimonte (Na). Il mondo è pieno di persone che hanno un problema con il loro aspetto ma, se cerchi nelle sale d’attesa di chi si occupa di medicina estetica, ne troverai un numero che sopravanza di gran lunga quello nelle sale d’attesa degli psichiatri. La ragione è presto detta: una domanda inadeguata che cerca risposte altrettanto inadeguate. Cosa succede, dunque? Io credo di avere il naso storto, e mi rivolgo a chi me lo rifarà dritto. Se sarò fortunato, la mia richiesta suonerà strana al chirurgo, perché magari troppo insistente ed assillante per un così trascurabile problema; se non lo sarò, perché, per Saturno contro, quel giorno tutto sembrerà normale, io mi ritroverò con un naso nuovo altrettanto storto, ed il chirurgo con mille telefonate e richieste di risarcimento.
Autore: Vittorio Schiavone 08 ott, 2023
Lo psichiatra, nell’opinione comune, è una sorta di 007 il cui fine deve sempre giustificare i mezzi. Quindi, a secondi dei casi, è l’amico dello zio che il paziente ama tanto, il medico che deve fare l’accertamento per la pensione, un neurologo (perché “psichiatra fa brutto”), il nuovo medico di famiglia, uno psicologo o un tizio, generico e non meglio specificato, con il quale farsi una chiacchierata. Nonostante tutto ciò, che già basterebbe per decidere di lasciare la professione e andare a vendere le caldarroste, il paziente viene pure condotto con ulteriori inganni, con minacce o con promesse di doni. Il nuovo contributo di Vittorio Schiavone, primario alla Clinica Hermitage di Capodimonte (Na)
Altri post
Share by: