Vincenzo Romano, il destino incerto di un viandante riformista

Felice Massimo De Falco • 7 aprile 2023

Dominare con intelligenza gli avvenimenti, diceva Aldo Moro, ma è come se l'avesse detto il socialista Russo. E' finita l'era narcisa delle appartenenze e di ambire per mandato divino a pennacchi sociali. Oggi c'è da fare una comunione cosmica con atomi sparpagliati. D’altronde, il politeismo di valori è sempre stata la stella cometa di un riformista viandante come Vincenzo Romano, che ora vede opaco il suo destino, in attesa di diventarne stabile inquilino o mercanzia da oblio.

Il supplizio di Tantalo di un liberale e riformista figlio del Manifesto di Ventotene è quello di un inquilino sempre con la valigia pronta perché non trova la sistemazione adatta, quella coerenza sturziana che sta nel passaggio dall’idea al fatto. Allora fanno giri immensi come dervisci che non trovano pace, alla ricerca del loro baricentro ideologico che possa dare sfogo agli intimi valori per cui si è al mondo. Un po' come è successo a Vincenzo Romano, oggi in Azione, che a lungo ha attraversato il periplo di un riformismo puro senza mai trovarlo, né nel Partito Democratico, esordendo come consigliere comunale da “duro e puro”, né come sfidante dell’apparato strisciante dei Dem, rappresentato da Michele Caiazzo (ci furono primarie tra i due infuocate per la segreteria del Partito), neppure come segretario di quel che restava di un covo giovane desideroso di un taglio con un passato opaco.


Il riformista è un fantasioso che si ribella, incline al frazionismo perché è sempre più avanti rispetto allo status quo. La sua lealtà espositiva è graffiante quando non diventa farraginosa. E non poteva che lasciare anche il Pd Romano(scelta sbagliata), abbassare le serrande di via Torino e consegnare nelle mani dei “nemici” le chiavi di una consorteria che ben poteva esser indispensabile per le future battaglie elettorali. Romano è un passionale, che non è agitazione sterile, direbbe Weber, cioè un romanticismo campato nel vuoto, ma dedizione appassionata ad una causa, al costo di sbatterci la testa. Romano aveva in testa di guidare la città,e ce l'ha ancora. Credeva che il suo percorso fosse pronto per la conquista intellettuale e morale di un popolo che viveva la fine di un ciclo di potere, quello di Lello Russo (che non poteva più candidarsi) e una sinistra smarrita, accovacciatasi tra le gambe di un grillismo ministeriale per uscire dalla tana dell’irrilevanza.


Ma Romano giocava e gioca da coscienza solitaria, con la sua loquacità parossistica, e credeva che non avesse bisogno di un’armatura sufficiente per andare all’agone e infatti perse. Non sapeva che oggi nessuno più ha le chiavi per aprire gli scrigni delle coscienze se non qualche irriverente e cazzuto personaggio di foggia antica. A nulla valsero i moniti di Lello Russo: “Non lasciare il Pd, non ti candidare a sindaco e vieni con noi che potrai avere spazio per le tue aspirazioni”. Niente da fare. Egotismo? Il riformista viandante è una crisalide che non diventerà mai farfalla, s’invaghisce di un’idea fino a rimanerne imprigionato.


Di lì un po' di fase sabbatica, buona per riflettere sugli errori e su come ripartire con un convitto veramente liberale e riformista. Segue i cinguettii di Calenda, che fa il bello e il cattivo tempo con un avveneristico fronte repubblicano, fin quando non si decide di fare un partito e lo chiama Azione dove confluisce un po' di tutto, dalla sinistra al centro alla destra. Un pout-pourrì versatile e piacione. Un viandante liberale e riformista come Romano non perde quest'occasione. La politica per la politica è il suo chakra spirituale. Apre una sezione a Pomigliano d'Arco e con posa ascetica si lancia in questo progetto, alla caccia di un cono luminoso da pop-star in disarmo.


Un’idea tutto sommato buona e prolifica di adesioni, come quella di Romano che lavora alacremente alla nuova creatura nutrendola con lievito culturale di persone capaci, perbene e con peso elettorale, fino alla chiamata alle urne, come candidato alla Camera dei Deputati con discreto risultato. In un contesto povero di cultura politica, Romano devia il corso delle cose dal loro andamento inerziale, organizzando kermesse culturali di rilievo. Nel frattempo nasce la liason con 1799 e un rapporto sempre più conviviale tra Romano e Russo. "Sono il vostro alleato più fedele" dice a Lello Russo.


Li unisce l’idiosincrasia per i comunisti, li separa l’idea che la politica si fa “con la legna che hai a disposizione” come diceva Craxi, e dunque anche col “nemico”. Ma non solo: li separa un gigantesco modo di allontanare le proprie tare ancestrali mettendosi al servizio di una causa comune, liberandosi dalla prigionia del solismo. In politica non ha mai pagato, la politica è una forma d'insieme, la più matematica delle equazioni tra causa ed effetto.


Sembravano alleati nella Grande Coalizione, il fronte riformista agognato. Romano congela i suoi tarli, antepone l'interesse suo a quello persino dell'unità del suo partito. Vuole fare il sindaco a tutti i costi, si sente un predestinato alla gloria. Ascolta le sirene del centrodestra e persino della combattuta sinistra, che gli offrono la cattedra più grande, giocando a perdere piuttosto che a contendere la vittoria all'avversario. Persino l'on. Paolo Russo un pò adirato gli ha sconsigliato di andare in solluchero a testa in giù. "Altrove si perde, non insistere" gli avrebbe quasi intimato.


Non sarà la traiettoria programmatica a mantenere rettilineo un agglomerato eterogeneo messo in piedi, che potrà soffrire qualche volta di ipertensione ideologica ma sarebbe sempre aperto ad accarezzare le proprie aspirazioni a tempo debito. Romano ha la compiacenza un pò altera di una razza fiera. Non ha fatto i conti con l’autorevolezza di Lello Russo, abituato a fare operazioni di eugenetica sul più ribelle e tumultuoso dei primi attori.


Dominare con intelligenza gli avvenimenti, diceva Aldo Moro, ma è come se l'avesse detto il socialista Russo. E' finita l'era narcisa delle appartenenze e di ambire per mandato divino a pennacchi sociali. Oggi c'è da fare una comunione cosmica con atomi sparpagliati. D’altronde, il politeismo di valori è sempre stata la stella cometa di un riformista viandante come Vincenzo Romano, che ora vede opaco il suo destino, in attesa di diventarne stabile inquilino o mercanzia da oblio. L'auspicio è che si ravveda e dia un freno ad ambizioni che in questa fase storica apparirebbero smodate. Ma, del resto, tutto è legittimo in politica quando si hanno cartucce da sparare.

Share

Tutti gli articoli

Autore: Felice Massimo De Falco 3 novembre 2025
Anna Poerio Riverso non scrive una biografia: tesse un arazzo familiare dove ogni filo è un documento inedito, ogni nodo un’emozione trattenuta. Con rigore accademico e pudore affettivo, l’autrice ci guida tra lettere autografe, poesie manoscritte, atti processuali, fino a farci toccare la carta ingiallita su cui Carlo, incatenato, annotava: «La catena è pesante, ma più pesante è il silenzio di chi sa e tace». In sole 128 pagine, dense come un distillato di storia vissuta, il volume si articola in capitoli che si intrecciano come i rami di un ulivo secolare, radicato nel suolo meridionale proteso verso l’epica nazionale. Ma un solo luogo accoglie per sempre i resti di una Famiglia di Patrioti: Pomigliano d’Arco. Potremmo chiamare Pomigliano in mille modi: Stalingrado del Sud per le sue lotte operaie, città di solerti lavoratori, terra di grandi figli come il presidente della Repubblica Giovanni Leone e tanti altri. Ma quando il sole tramonta dietro il Vesuvio e il vento passa tra le croci del cimitero, Pomigliano d’Arco resta la città dei Poerio e degli Imbriani. Perché qui non è sepolto solo il loro corpo: è sepolta la parte migliore di noi.
Autore: Giovanni Amitrano 23 ottobre 2025
"Chi come me ha attraversato grandi difficoltà mi affascina perché dentro di sé custodisce un sapere che non si trova nei libri: quello di chi ha sofferto, ha resistito e, nonostante tutto, ha continuato a vivere".
Autore: Valentina Manon Santini 23 ottobre 2025
Mercificare il dolore significa offendere tutte le donne che hanno subito davvero violenza — nelle mura domestiche, negli affetti, sul posto di lavoro. Anche chi, come me, ha conosciuto la violenza psicologica: la minaccia di isolamento, il tentativo di ridurti al silenzio, il ricatto sottile che ti vuole annientare, di chi ti dice “ti faccio terra bruciata, non lavorerai più. Questa è pornografia del dolore.
Autore: Felice Massimo De Falco 22 ottobre 2025
In un mondo che corre affannosamente verso l’oblio, dove il tempo divora le tracce dell’esistenza umana come un fiume in piena, Vera Dugo Iasevoli emerge come una guardiana della memoria collettiva. In questo libro, la professoressa non solo documenta fatti, ma infonde un’anima esistenzialista: il cimitero è “un silenzio che parla”, un “dormitorio” in attesa dell’alba eterna, un monito contro l’oblio. Valorizzando Pomigliano d’Arco – terra di patrioti, fede e resilienza – e i suoi avi, l’autrice ci invita a camminare tra le lapidi non come visitatori, ma come eredi di un’eredità immortale. Un’opera avvincente, essenziale per chi cerca radici nel flusso dell’esistenza: sì, si può fare, e si deve leggere.
Autore: Felice Massimo De Falco 5 ottobre 2025
In un’epoca in cui l’essere umano si riduce a un curriculum di successi effimeri, Vincenzo Siniscalchi emerge dal racconto di Domenico Ciruzzi non come un avvocato illustre – il “Maradona del codice penale” , potremmo definirlo con un’immagine che evoca dribbling geniali tra le maglie intricate della legge –, ma come un’esistenza autentica, un Sisifo napoletano che spinge il suo macigno non su per la collina del Palazzo di Giustizia, ma attraverso i vicoli della condizione umana, senza la paura di rotolare giù.
Autore: Redazione 19 settembre 2025
«Io non so perché mi sta succedendo questa cosa, so soltanto che ogni volta che guarisco qualcuno perdo un senso».
Autore: Marianna Marra 30 agosto 2025
Il film non si limita a rappresentare un caso isolato, ma dispiega inevitabilmente il racconto di realtà drammatiche più ampie che, con minuzia di particolari e sfumature emozionali, si fanno corpo e carne attraverso lo schermo.
Autore: Redazione 7 agosto 2025
Sorella Morte è un romanzo che sfida il lettore a confrontarsi con il mistero della vita e della morte, intrecciando il razionale e l’irrazionale in una narrazione avvincente. Il romanzo lascia una domanda esistenziale che risuona oltre le sue pagine: Se il male è un’eredità che scorre nel sangue, possiamo davvero sfuggire al nostro destino, o siamo condannati a ripetere gli errori dei nostri antenati?
Autore: Marianna Marra 28 luglio 2025
"Uno Stato laico deve dare ai cittadini la possibilità di decidere della dignità della propria vita e della propria morte."
Autore: Iazzetta Giuseppe 23 luglio 2025
This is a subtitle for your new post
Altri post