Seconda Parte Dell'intervista Esclusiva a Veronica Papa Produttore Cinematografico - di Marianna Marra

21 febbraio 2025

"Per quanto si possa prendere d’esempio qualcuno, ho sempre creduto che si impari solo dagli sbagli che tu stesso commetti".

sTRUtto & parruCCO

Ideata e a cura di Marianna Marra

Rubrica emozionale a 360 gradi

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Benvenuti e bentrovati su

sTRUtto & parruCCO.


Oggi ospite della mia rubrica ritroviamo, per la seconda e ultima parte dell'intervista, Veronica Papa Produttore cinematografico  e audiovisivo di FLORA films srl, attualmente anche testimonial  di un brand di abbigliamento, già finalista del concorso Miss Italia nel 2014 e finalista di Miss Mondo nel 2016, Laureata in Scenografia all’Accademia di Belle Arti de L’Aquila, madre di Agnes e moglie di Fabio Fulco.


Qualora vi siate persi la prima parte dell'intervista potete cliccare QUI.


Bentrovata Veronica.

Ci siamo lasciate parlando di Idòla, di genitorialità, del potere intrinseco del pettegolezzo, di famiglia, di indulgenza, di punti di forza, di vulnerabilità eccetera.

Continua il nostro viaggio insieme…


C’è qualcosa che hai imparato anche dagli sbagli di qualcuno a te molto vicino?


●È possibile imparare dagli sbagli altrui?


Per quanto si possa prendere d’esempio qualcuno, ho sempre creduto che si impari solo dagli sbagli che tu stesso commetti.


-Sappiamo che il gioco è uno strumento molto potente. Coltivare la dimensione del gioco offre all’adulto l’opportunità di: ricaricarsi, cambiare prospettiva, sentirsi libero, recuperare spontaneità, stimolare la creatività, conoscere nuovi tratti di sé, smuovere energie.


Se Veronica potesse giocare con il suo gioco preferito da bambina con cosa giocherebbe, e soprattutto, se le fosse possibile giocarci con qualcuno, che fa parte oggi del suo presente, con chi sceglierebbe di giocare e perché? 


Barbie. Ho sempre e solo giocato con Barbie. Io sono figlia unica, ho imparato quindi a giocare da sola e a immergermi, sempre, in questo mondo inventato da me. Ho una quantità di Barbie infinita, sono praticamente nuove, ricordo quanto ci tenessi a prendermi cura di loro, e attraverso le Barbie, potevo essere chiunque e ovunque. Spero che anche Agnes, tra qualche annetto, possa corrispondere questa passione perché giocherei proprio con lei e non vedo l’ora.


●Cosa ne pensi delle famiglie omogenitoriali?


Ho sempre pensato che è meglio affidare un bambino a delle persone amorevoli, indipendentemente se eterosessuali o omosessuali, piuttosto che tenere i bambini negli orfanotrofi.


-È andato in onda giorno 26 Dicembre 2024 su Rai Uno il tuo documentario biografico in collaborazione con Rai Documentari: “Bibi Ballandi… il papà delle Stelle” sulla vita del noto produttore televisivo, imprenditore e discografico italiano Bibi Ballandi, diretto da tuo marito Fabio.

In Italia i dati ISTAT hanno registrato, negli ultimi anni, un incremento dell’interesse degli spettatori verso questo tipo di narrazione. Il pubblico dei documentari appare essere sempre più ampio e diversificato. Oltre a rendere omaggio a una cariatide del mondo dello show business come Bibi Ballandi che ha sostenuto, e supportato, con forza, determinazione e bellezza di contenuti carriere di personaggi noti come: Lucio Dalla, Al Bano, Francesco De Gregori, Rosario Fiorello, Gianni Morandi, Massimo Ranieri, Vasco Rossi, Red Ronnie, Paola Cortellesi, Adriano Celentano, Orietta Berti e molti altri; ricordiamo che Ballandi è stato, anche, tra i fondatori della storica discoteca di Rimini “Bandiera Gialla”, autore e produttore televisivo di diversi programmi di successo dal 1980 al 2000; in particolare gli “One-man Show” di Fiorello, Adriano Celentano, Gianni Morandi, Massimo Ranieri, Giorgio Panariello, i varietà del sabato sera come (per citarne alcuni): “Ti lascio una canzone” e “Ballando con le stelle”, quest’ultimo giunto, ormai, a compiere proprio quest’anno, 20 anni dal suo esordio in Rai. 


Ti chiedo quanto è stata, anche tattica, la scelta di orientarsi verso la produzione del documentario biografico? 


La mia tattica si chiama FABIO FULCO AHAHAH. 


-Ciò che mi ha colpito maggiormente nella visione del tuo documentario è stata, non solo la corale partecipazione di grandissimi volti noti, ma soprattutto, la partecipata gratitudine verso un uomo che ha lasciato più che dietro di sé (come si è soliti dire dopo una scomparsa), piuttosto proiettato innanzi a sé, con la sua generosità vite e carriere straordinarie. Ballandi, con il suo riguardo umano, ha dimostrato come anche i più grandi necessitino di una possibilità per poter emergere; chissà che molti di loro non abbiano voluto restituirgli, prima di tutto, un tributo per la validazione emotiva ricevuta. Se la fortuna non è meritocratica la possibilità lo è di certo, e Ballandi, con la sua benevolenza, di possibilità ne ha elargite davvero tante come, non a caso, hai titolato tu, nel tuo documentario in collaborazione con Rai Documentari, forse solo un “papà” riesce a fare.


Veronica, c’è qualcuno a cui tu senti di dire grazie per averti dato una possibilità?

 

A ME STESSA E LO DICO A VOCE ALTA: “GRAZIE VERONICA”.


●Ti va di raccontarci In che misura hai lavorato al documentario?


Il documentario è stato un mio secondo figlio. Dall'immaginare a come rappresentarlo, allo scriverlo e al realizzarlo. Sono stata attiva per mesi h24 per far sì che tutto questo potesse accadere. E' stato impegnativo, difficile ma sicuramente appagante. Sono stata dietro le quinte. Mi sono occupata diciamo della parte "noiosa" quindi documenti, firme, liberatorie, scadenze, un'infinità di cose che raccontarlo non si può. Sono stata portata all'esaurimento. La mia famiglia e le mie amiche sanno quali momenti "folli" ho dovuto affrontare. Io e Fabio ci siamo moltiplicati per riuscire a realizzarlo. Possiamo dire che il secondo però lo farò ad occhi chiusi. 


Possiamo fare il nome del primo artista che ha accettato di omaggiare Bibi Ballandi nel tuo documentario? 


Abbiamo contattato, contemporaneamente, tutti gli artisti per capirne la fattibilità, e per comprendere, come riuscire a “coniugarli” insieme, in base ai rispettivi impegni, e alle necessità di montaggio.

Il primo in assoluto, ad accettare, è stato Vasco Rossi che non ha esitato neanche un secondo. Come Fiorello, ma come anche Paola Cortellesi e gli altri. Sono stati tutti molto disponibili per la realizzazione. Abbiamo avuto artisti di serie A nel documentario i quali, sono consapevoli, che se sono ora quello che sono è grazie, soprattutto, a Bibi Ballandi


Senza fare nomi (perché sarebbe un pettegolezzo), ma c’è stato qualcuno, secondo te, che pur dovendo molto a Ballandi gli è stato meno riconoscente non volendo comparire nel tuo omaggio? E secondo te perché?


Sì. Li ho nella black list che poi in privato ti farò leggere. E' stato molto triste vedere che alcuni artisti (pochi in verità hanno rifiutato: in due o tre) non abbiano aderito. Una, in particolare, mi ha lasciato senza parole. Non ho trovato giusto il rifiuto a partecipare a un progetto del genere, che è stato un tributare la persona di Bibi Ballandi, sapendo che se puoi dire di esistere, artisticamente parlando, e essere certa che esisterai ancora, è soltanto grazie a Lui. Non puoi, non lo trovo bello, non è elegante essere irriconoscenti. Non merita la mia stima. Spero legga questa intervista, perché lei sa quanto io ci sia rimasta male.


●Ti va di raccontarci come è nata la tua casa di produzione cinematografica e audiovisiva la Flora films srl da te e da tuo marito costituita? 


Francamente non c'è una spiegazione di quelle “Strappalacrime” che tutti vorrebbero. E' nata dal semplice fatto che: “Chi fa da sé fa per tre”.

Spero in futuro che di questa produzione possa avere le redini Agnes, con un plauso da far invidia. Si pensa sempre al futuro. Ormai tutto quello che facciamo lo facciamo per lei.


-I bambini ci insegnano che un disegno non è mai semplicemente un disegno e che in esso si racchiude un modo. I bambini ne sanno molto di più di noi adulti perché restano, intimamente, connessi alle proprie emozioni.

Allo stesso modo Il marketing ci insegna che il logo è una rappresentazione grafica che esprime l’identità di un’azienda, un prodotto o un servizio rendendolo immediatamente riconoscibile; è molto più di un semplice disegno, è un elemento  fondamentale che contribuisce a creare il primo impatto visivo, e di empatia, con il pubblico. 


Ci parleresti di come è nato il logo della tua casa di produzione cinematografica? E cosa vuole rappresentare?


Flora è il nome di mia suocera. L'apetta invece è simbolo di abbondanza, di ricchezza e di eterna rinascita. Quindi è di buon auspicio.


Quanto è ancora poco presente la parità di genere nel tuo lavoro? 


Posso dire che nella mia produzione ho lavorato con sole donne? Sì, ho avuto uno staff  volutamente al femminile. E sono così felice di questo.

Poi c'è anche da dire che esiste una legge che ti "obbliga" ad avere un certo numero di donne in organico, finalmente.


Un tuo sogno ancora da realizzare e un rimpianto a cui vorresti togliere finalmente fiato? 


Passo per antipatica se dico che tutto quello che volevo realizzare l'ho realizzato?

Non ho mai chiesto la luna, per carità, sono una donna molto semplice. Da bambina sognavo di avere una famiglia pazzesca, ed eccoci qui. 

Ora ti racconto una cosa...

Ci penso costantemente da quando è accaduta, precisamente da diciassette anni. Io sono nata a Pescara, ma ho sempre vissuto in un paesino di provincia. Ho frequentato asilo, scuole elementari e scuole medie, sempre con gli stessi bambini. Per andare a scuola, tutti i giorni, e quasi a tutti, un pulmino veniva a prenderci. Eravamo in venti, un gruppo di amichetti praticamente cresciuti insieme. Nella mia classe c’era un bambino, Luca. Nato con un problema respiratorio, con un solo polmone. Tutta la nostra classe lo ha sempre sostenuto. Tutti e sempre. Io ero molto legata a lui; durante la ricreazione, alle elementari, quando avevamo quella mezz'ora libera dopo il pranzo si giocava sempre, si correva. Luca non poteva. Amava i giochi da tavolo, e insieme, io e lui giocavamo sempre con la dama. Finita la giornata scolastica, il pulmino, ci riportava a casa e tutti eravamo soliti salutarci con grande affetto, ma anche un poco di dispiacere. Arriva la terza media, era un sabato, Luca scende dal pulmino e mi saluta, io ero distratta e non ho ricambiato quel saluto, “Vabè tanto lunedì ci rivediamo”. Luca non l’ho più visto. Fu chiamato per fare, il tanto atteso, trapianto di polmoni, ma Luca non ce l’ha fatta. Ho chiesto scusa a Luca e continuo a chiedergli scusa, ogni giorno, da diciassette anni. È una cosa che mai potrò dimenticare. Mai. Questo è il mio rimpianto più grande.


-Sei attualmente anche il volto fisico di un brand di abbigliamento Made in Italy. 

●Come è stato tornare a posare e prestare la tua fisicità dopo la maternità? 


Si, il brand Made in Italy si chiama Archetipi, ed è veramente MADE IN ITALY. La titolare del brand, Daniela Consalvo, è la mia prima fan. E' incredibile vedere come una persona, soprattutto una donna, possa credere così tanto in te. Lei sa farlo con una tale naturalezza che sembra utopia. Il brand, con la sua filosofia, abbraccia la donna a 360°. Racconta la donna giovane e ribelle, ma anche quella elegante e raffinata. Racconta la donna in carriera, ma anche la mamma. Racconta come una donna possa essere sportiva, ma anche, avere un poco di cellulite. Ho sposato questo brand proprio per questo. Non si è alla ricerca di perfezione ma di unicità. Archetipi è proprio questo. E Daniela non ha mai dato peso al cambiamento del mio corpo dopo la maternità, bensì lo ha valorizzato.


-Nel processo di evoluzione è inevitabile attraversare il cambiamento, l’adattamento.

●Ti chiedo: secondo Veronica Papa, l’adattamento, sul piano umano, rappresenta sempre un’evoluzione? Oppure c’è il rischio, che durante questo adattarsi, si possano perdere una o più parti, quelle più autentiche del proprio sé? 


Non voglio essere drastica. Ma a me il cambiamento inteso come standardizzazione, appiattimento emotivo fa letteralmente cagare; vedere come sono cambiate le generazioni fa paura. 

Lotto tutti giorni per far sì che questo non avvenga, ma è inevitabile. Pensare a mia figlia, a quando avrà 14 anni mi fa paura. Una tremenda paura. Stiamo diventando veramente tutti uguali, è quello che vogliono.


Veronica nel suo inevitabile adattamento alla vita a quali parti di sé ha dovuto rinunciare? E quali nuove parti di sé ha scoperto di avere, che prima non conosceva, o non si riconosceva? 


Ho scoperto la rabbia. Quando le cose non dipendono dal mio libero arbitrio, e mi tocca restare a guardare, senza poter apportare un contributo valido per migliorare le cose, mi arrabbio; ecco, sentirmi impotente, mi fa arrabbiare molto, ma sto imparando, ad accogliere queste emozioni sia nel lavoro che nella vita. 


Più precisamente cosa ti fa arrabbiare? Cosa ha il potere di farti sentire impotente?


Sono una persona molto calma e pacata. Se mi arrabbio vuol dire che mi hanno portato al limite di sopportazione. Mi arrabbio nello specifico quando vedo le ingiustizie (e ne vedo continuamente tutti i giorni), mi arrabbio se capisco di essere presa in giro. Se invece alzo gli occhi, mi arrabbio, puntualmente, ogni volta che ascolto un TG. Quando sento tutti questi casi di stupri, di violenze, di omicidi. Vorrei avere il potere di fermare tutto questo.


Quando nella vita smettiamo di arrabbiarci, è sempre vero, secondo te, che siamo più in armonia con noi stessi oppure è più vero che “semplicemente” abbiamo ridimensionato i nostri ideali? 


Se pensi alla mia risposta della domanda precedente, non puoi smettere di arrabbiarti. Non si può. Poi nei nostri bellissimi film mentali, nel nostro immaginario fatto di un mondo fatato, allora sì, puoi smettere di arrabbiarti. Ma beato chi ci riesce.


Come ti prendi cura di te nelle giornate no? Cosa è capace di risollevarti il morale e cosa fai di pratico per coltivare il tuo buonumore?


IN MANIERA ESCLUSIVA: mi risollevo con l’arrivo del CORRIERE


Cosa ha il potere di farti ridere e cosa di farti sorridere?


Quando sono con la mia famiglia ridiamo tantissimo, talvolta addirittura con le lacrime. È successo, in tutta la mia vita, che quella divertente del gruppo ero io, riuscivo a fare sorridere gli altri ma non me stessa, invece quando sono a casa, soprattutto con mamma, rido sempre quindi non è tanto "cosa" ma chi.


Dolce o salato?


 Mentre mangio la pizza ho voglia di gelato, mentre mangio il gelato ho voglia di pizza, comunque un punto in più al salato.


La tua canzone preferita? 

●La tua favola preferita? 


Sono ossessionata da tutte le favole Disney. In particolare, forse lo troverete scontato, Cenerentola.

Canzoni taaaante. Te ne dico una attuale "supereroi - Mr.Rain" e una vecchiotta "Let It be - the Beatles ".


L’ultimo libro che hai lasciato a metà?


Nessuno. Non potrei mai fare una cosa del genereeeee. Sarebbe un sacrilegio, pur di crepare, ma assolutamente devo leggerlo tutto.


L’ultimo libro che hai letto?


L'ultimo libro che ho letto non te lo posso dire (altrimenti mi romperanno le scatole), ti dico il penultimo: "Cent'anni di solitudine”, di Gabriel Garcia Marquez.


Il libro che rileggeresti?


Harry Potter. Tutti. A ruota.


Quale genere cinematografico ti appassiona di più?


È brutto dire che sono attratta da tutti i film storici/guerra ? Aiuto. Ma sì. Sono quelli che mi attirano di più. E li ho visti tutti. Ho sempre avuto questa passione, da quando ero bambina. Anche a scuola, la storia, era una delle mie materie preferite.


Un film che ti ha fatto riflettere?


In genere i film, che scelgo di guardare, mi fanno riflettere, in un modo o nell' altro, quasi tutti. Da premettere che i film che guardo non sono italiani/europei. Consiglio a chi non l'abbia già fatto di vedere:

- collateral beauty

- la ricerca della felicità

- l'attimo fuggente

- braveheart

- haciko


Un film di cui hai amato particolarmente la fotografia?


Uno degli ultimi, ovvero "L'ora più buia" su Winston Churchill (ovviamente è un film di guerra).


Quest’anno sul Red carpet ci torniamo con l’INVICTA, ci stai?


Felice di non esserci.


-Se Veronica potesse salutare i nostri lettori con quella sensibilità che è soltanto sua: 

●Cosa vorrebbe dire loro?


In maniera carina e divertente, vorrei salutarvi con i miei 10 comandamenti:

  1. Siamo persone pensanti, pensiamo. Prima di fare o dire qualsiasi cosa, pensateci.
  2. Leggete, studiate, abbiate fame del sapere.
  3. Non vi fate prendere in giro da nessuno.
  4. Litigate con chi ne vale la pena, non chi la fa la pena.
  5. Non è vero che volere è potere. No, sappiate riconoscere i vostri limiti. L'intelligenza è anche quella.
  6. Non smettere di essere una persona buona solo perché qualcuno se n'è approfittato.
  7. È tutto ok se non sei sempre felice.
  8. Non drogatevi.
  9. Se una cosa non la sai, statt zittttt.
  10. Amate prima voi stessi e poi gli altri.


(in realta' c'è un 11esimo comandamento, ma anche questo, evito di scriverlo).


Grazie per essere intervenuta.

Dalla mia rubrica sTRUtto & parruCCO per oggi è tutto. Vi ricordo che potete visionare il documentario: “Bibi Ballandi- il papà delle stelle” di Veronica Papa e Fabio Fulco su Rai Play nella categoria Documentari.

Se vi è piaciuta questa intervista, qualora lo vogliate, potete seguirmi, anche, sul mio profilo Instagram Marianna Marra dove troverete altre interviste, Storytelling e approfondimenti di costume.

Come sempre grazie per essere stati in mia compagnia.

Da Veronica Papa e da me un caro saluto e a presto.

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