“… di una banale normalità” - La rubrica di Simona Sanseverino

Simona Sanseverino • 21 gennaio 2023

“… di una banale normalità” - La rubrica di Simona Sanseverino

A Roma avevo conosciuto Claudio. Ci ervamo incontrati ad una festa di amici…
Rebecca, rivolgendosi a me: “Ti conviene venire, non hai un altro posto dove andare stasera ed io non intendo farti da Baby sitter!” “Non sono più una bambina.” – dissi. Rebecca: “Certo tesoro” continua sistemandosi il reggiseno di seta ed infilando una sottoveste di lycra rosa. Poi si volta a guardarmi: “ non vorrai mica venire alla festa in tailleur? Ecco metti questo così avrai un’aria normale!” passandomi un tubino nero con inserti di pizzo. A quel punto evitai di fare domande e chiedere cosa fosse normale ed infilai il tubino…Rebecca: “Stasera ti voglio veloce, è una festa importante con gente carina famosa ed interessante!” “ Ma dov’è che andiamo… dimmi almeno dov’è?” – chiesi.“ Non frignare, seguimi” – esclamò Rebecca mentre chiudeva la porta e ci accingevamo di tutta fretta giù per le scale. “Siamo in ritardo” – aggiunse.

In realtà mi ero lasciata trascinare in quella festa ma non ne avevo una gran voglia. Ero tornata a Roma si per rivedere le amiche ma soprattutto per sistemare in me un po’ di cose.

La festa è sulla Cassia, precisamente Casale San Nicola, vicino l’Olgiata.

In un casale ristrutturato color rosa scuro, con un ampio giardino, prato inglese ed un’enorme piscina col bordo a pelo d’acqua. C’era un portico illuminato ed allestito con sedute bianche e candele. All’ingresso uno specchio molto grande in una cornice dorata stile barocco e due statue.

“Filippo è un tipo eccentrico” – Rebecca – “alla sua ultima festa hanno portato spogliarelliste newyorkesi… Devi tirartela un po’ !”

“Tirarsela?” – dissi.

“Abbellire ciò che sei!” – specificò Rebecca.

Si intravide una folla di gente colorata che si aggirava tra il giardino e la casa. Un mondo nuovo e diverso che non sentivo mi appartenesse più.

Stavamo per entrare quando un uomo alto ed abbronzato con le mani impegnate da una bottiglia di champagne ed un sigaro ci venne incontro.

“Filippo” – quasi urla Rebecca.

“E tu chi sei signorina?” – esclamò Filippo rivolgendosi a me

“Io sono Chiara” – risposi porgendogli la mano.

“Che delizia! Rebecca dove tenevi nascosto questo gioiellino” – prese a dire Filippo con lo sguardo fisso su di me e rivolgendosi a Rebecca.

“Beh Chiara è una dei nostri da sempre… ma da un anno vive e lavora a Milano.” – Rebecca“Bene!” continuò Filippo poggiandomi una mano sulla spalla e conducendomi tra la folla ad intraprendere una conversazione : “Cosa fai a Milano racconta…
”Tra una chiacchiera e l’altra Filippo presentava alcuni invitati a me nuova arrivata… e tra una presentazione e l’altra d’un colpo sparì tra la folla.

Rimasi a guardarmi intorno tra un saluto e l’altro. Voltandomi rividi l’amica Rebecca ormai seduta sulle ginocchia di uno sconosciuto.

“Sono qui” fece Rebecca dal divano agitando la mano.

“Lei è Chiara, una mia amica. Lavora e vive a Milano” – disse Rebecca – “Lui è Claudio. L’idiota con cui non sono andata a letto lo scorso anno!” – scherzando Rebecca. Gli diede un bacio sulla fronte e si guardò intorno: “Con chi devo urlare per avere qualcosa da bere?!” “Vado io…” – si offrì Claudio, si alzò poi rivolgendosi a me: “Mi accompagni? Ti consiglio di venire con me, sono l’unica persona normale della festa.” – appoggiando le mani sulle mie spalle e guidandomi tra la folla.

Claudio è alto, ha i capelli chiari e gli occhi verdi. Io non capisco perché lui mi dedichi tanta attenzione… e rimango ipnotizzata. Frammenti di conversazione mi vorticano nella testa.

“Come hai detto che ti chiami?” – chiese lui.

“Chiara” – risposi.

“Sarà meglio ti riaccompagni da Rebecca prima che ti porti a casa io…” – Claudio.

“Non credo proprio” – risposi.

“Dannatamente sfacciata” – dichiarò lui.

Mi prese per mano e mi condusse in giardino. Afferrò un calice di champagne e me lo porse: “ A noi!” – brindò.

Ogni cellula del mio corpo parve irrigidirsi: “A noi!” – risposi.

Mi strinse una spalla. Poi mi riaccompagnò da Rebecca. Mi guardò: “Avvertimi quando vai via…” – mi sussurrò in un orecchio infilandomi un biglietto nella borsetta. Era il suo numero di telefono.

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