Educazione sessuale a scuola....e perchè? - di Mario Sorrentino

Mario Sorrentino • 12 maggio 2025

Educare alla consapevolezza della sessualità significa rendere più consapevoli i ragazzi rispetto alle inevitabili implicazioni di tipo psichico e sociale che la diversità sessuale comporta.I genitori solitamente aspettano che siano i figli a rivolgere loro delle domande, a loro volta i ragazzi, spesso faticano a fare tali domande per l’imbarazzo che potrebbe comportare. La paura di essere giudicati o di porre quesiti “sbagliati” induce i giovani adolescenti, e non solo, a non confrontarsi né con le figure adulte di riferimento (genitori, insegnanti) né con i pari; i ragazzi e le ragazze cercano le risposte ai loro quesiti sui social, su Internet o su qualche blog spesso gestito da altri pari. Tutto questo genera risposte poco precise ma soprattutto non sempre o non del tutto corrette, con il rischio di diffondere false credenze e aspettative errate sulla sfera sessuale, emotiva e relazionale.


di Mario Sorrentino - già dirigente scolastico


Il Consiglio dei ministri ha approvato uno schema di disegno di legge in materia di “consenso informato in ambito scolastico” proposto dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. In sostanza la norma prevede che siano i genitori ad autorizzare i corsi che ampliano l’offerta formativa su, spiega il ministro, “temi sensibili” come quelli sull’educazione sessuale e affettiva.


Mamme e papà dovranno essere informati e dovranno dare, preventivamente, il loro assenso scritto. E questo perché, “Lo dice l’articolo 30 della Costituzione che sancisce il diritto-dovere delle famiglie di educare i propri bambini – spiega Valditara – E con questa misura vogliamo rafforzare l’alleanza tra scuole e famiglia”. Al di la' delle polemiche che la nuova misura ha suscitato, il dibattito sull’introduzione dell’educazione sessuale a scuola si è posto fin dai primi anni del secolo scorso.Va detto,soprattutto che l'Italia è uno dei pochi Stati europei a non prevedere un programma obbligatorio di educazione sessuale nelle scuole.


È dunque intuibile che le varie regioni e i vari istituti affrontino questa tematica in maniera diversa e, purtroppo, superficiale: non a caso è stata infatti evidenziata la problematicità del basso livello di educazione sessuale nell’istruzione italiana.Il nostro Paese sembra trovarsi in questa condizione a causa di un’opinione pubblica tradizionalista e conservatrice ma, soprattutto, dell’opposizione della Chiesa Cattolica — ricordiamo che il Concordato del 1984 tra la Chiesa e il governo italiano stabilisce che il Ministero dell’Istruzione deve tenere in considerazione il punto di vista della Chiesa.


Tuttavia, ci sono alcune iniziative locali che tentano di colmare queste lacune sviluppando progetti volti ad aumentare la consapevolezza e l’educazione sessuale negli istituti.Per esempio,, nel Regno Unito l’educazione sessuale è inclusa nell’istruzione scolastica: le linee guida del governo britannico stabiliscono chiaramente cosa deve essere insegnato e a quale età.Dunque, il principale contrasto tra il Regno Unito e l’Italia riguarda la modalità di approccio: definito da direttive governative nel caso del Regno Unito e lasciato a interpretazioni facoltative e individuali, e dunque variegate, nel caso dell’Italia.Al giorno d’oggi vivere la propria sessualità in maniera armoniosa sta diventando sempre più difficile.


Favorire nei ragazzi uno sviluppo consapevole degli aspetti emotivi e sessuali che contraddistinguano le relazioni, di qualsiasi natura esse siano, è uno degli obiettivi che si pone l’educazione sessuale a scuola.


Educare alla consapevolezza della sessualità significa, quindi, rendere più consapevoli i ragazzi rispetto alle inevitabili implicazioni di tipo psichico e sociale che la diversità sessuale comporta.I genitori solitamente aspettano che siano i figli a rivolgere loro delle domande, a loro volta i ragazzi, spesso faticano a fare tali domande per l’imbarazzo che potrebbe comportare.


La paura di essere giudicati o di porre quesiti “sbagliati” induce i giovani adolescenti, e non solo, a non confrontarsi né con le figure adulte di riferimento (genitori, insegnanti) né con i pari; i ragazzi e le ragazze cercano le risposte ai loro quesiti sui social, su Internet o su qualche blog spesso gestito da altri pari. Tutto questo genera risposte poco precise ma soprattutto non sempre o non del tutto corrette, con il rischio di diffondere false credenze e aspettative errate sulla sfera sessuale, emotiva e relazionale.


Quel che appare evidente è che oggi bisogna passare dal dare informazioni sulla sessualità all’educare all’affettività ed alla sessualità, attraverso un confronto relazionale che tenga conto dei diversi bisogni e delle differenti aspettative, in modo da offrire a tutti, dai “più piccoli” ai “più grandi”, delle risposte di senso, per costruire insieme una serena idea di sessualità. Alberto Pellai, ricercatore del dipartimento di scienze biomediche alla Statale di Milano, nel suo “Tutto troppo presto.L'educazione sessuale dei nostri figli nell'era di internet.”(DeAgostini) afferma che il 70% dei quattordicenni italiani scarica o è in contatto con materiale pornografico online: un dato che dimostra come il nostro sistema scolastico e le nostre famiglie siano pericolosamente distaccati e lontani dalla realtà dei fatti e di come la rete supplisca a questa assenza.


Il silenzio, il non detto, il non-intervento da parte delle figure educative hanno, nel tempo, un costo pesante documentato da diverse ricerche che nel libro vengono segnalate.«In questo vuoto di assunzione di responsabilità educative,internet e soprattutto la pornografia online assumono una funzione di supplenza, diventando fonti di informazioni non filtrate, che spesso fanno da cassa di risonanza a cliché o peggio alla normalizzazione della violenza e della prevaricazione nelle relazioni di intimità», evidenzia Chiara Sita, professoressa di Pedagogia generale all’Università di Verona, che ha scritto la prefazione del volume “Una scuola arcobaleno” (edizioni Settenove).


Infine, con l’abbassamento dell’età dei femminicidi, diventa sempre più chiaro che la violenza di genere nei giovani adulti è un problema che necessita di un intervento tempestivo.Ciò evidenzia come questa violenza sia un’espressione di insicurezza e prevaricazione maschile, un problema radicato culturalmente che richiede una risposta educativa efficace. 


Una cosa è certa: le iniziative risultano di diversi orientamenti, parcellizzate e disomogenee sul territorio. Non sono governate da nessuna cornice legislativa unitaria che promuova globalmente la salute sessuale dei giovani fornendo indicazioni precise su obiettivi, metodi o contenuti dei programmi, come suggerito dalle Linee guida internazionali.


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