Giacalone (La Ragione): "Non ha più appeal uno scontro tra toghe e politica"

Felice Massimo De Falco • 30 gennaio 2023

Giacalone (La Ragione): "Non ha più appeal uno scontro tra toghe e politica. Nordio è il miglior ministro del governo"

- Dott. Giacalone, ad oggi dura l’idillio con gli italiani per la Meloni. Quando inizieranno i primi problemi?

 

I primi problemi ci sono già stati. Qualche decreto è stato prima emanato e poi rivisto. Qualche frizione interna alla maggioranza s’è già vista. Ma è normale ci siano dei problemi. Se lei si riferisce, invece, a quanto potrebbe far crollare i consensi o generare una crisi, la risposta è: può capitare quando l’opposizione cresce nei consensi ed è, o appare, come una possibile alternativa. Non mi pare si veda nulla di simile.

 

- Sul banco c’è la riforma della giustizia. Rivivremo un’altra guerra civile tra toghe e politica?

 

Non avrebbe senso. Del resto suscita sempre meno interesse. Il governo, per bocca del ministro Nordio, ha esposto il suo programma in tema di giustizia. A me pare apprezzabile. Sarebbe bene si concentrino, ora, nel renderlo articolato, approvato e realizzato. Le polemiche lasciano il tempo che trovano.

 

- Nordio é un problema per la Meloni?


È il ministro che più Meloni ha voluto e il più diverso dalla compagine governativa. Credo anche il migliore, anche se poco aduso alla politica. Non è un problema, ma una opportunità.

 

- La Meloni va ad Algeri e poi in Libia: l’obiettivo è fare dell’Italia un hub energetico e porre un freno alle migrazioni. Non le sembra che il premier si muova sulle orme di Draghi?


Esattamente quello che fa. Ed è bene che lo faccia.

 

- Cosa c’è di destra finora in questo governo?


Non saprei dire cosa sia “destra”. L’antieuropeismo è stato in gran parte dismesso, benché sia infezione sempre pronta a ripartire. Certi slogan fuori dal mondo non si sentono più. Si potrebbe rispondere: legge e ordine. Ma la prima prova, quella del decreto “rave” è stata piuttosto disordinata.

 

- Il Pd celebra il congresso nell’anonimato mediatico. Di che malattia soffrono gli eredi di Berlinguer?


Non sanno compiere scelte politiche. Sono affetti da berlusconismo postberlusconiano, pensano che compattare e camuffare sia sufficiente. Farebbero almeno meglio a studiarlo più attentamente, il berlusconismo.

 

- Dei 4 candidati alla segreteria chi mostra una visione di Paese plausibile?


Mi pare siano concentrati sull’identità. Che è l’opposti della visione. Spero che il vincitore, poi, sappia darsela, una visione. Possibilmente che non sia un miraggio o una allucinazione.

 

- Pensa che dopo il congresso molti busseranno alla porta di Renzi e Calenda?


Mi pare che di itineranti ve ne siano maree. Ma sono tutti a titolo personale, quindi tutti insignificanti.

 

- Nel frattempo Conte erode il fronte sinistro del Pd fino a quando il Pd non inizierà a far politica per quell’area di elettori. Non è più ipotizzabile un’intesa tra i due?


Più che il fronte sinistro il fronte demagogico che si accompagna un po’ sempre al fare opposizione. Se il Pd decidesse di inseguirle i 5S in quella direzione sarebbe sicuramente sconfitto.

 

- Quando finirà il reddito di cittadinanza per molti percettori, immagina sommosse in piazza?


Spero di no. Dipende da come si procederà e con quali alternative

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