Giovani, dopo la maturità il futuro resta un rebus per la scelta della facoltà - di Mario Sorrentino

Mario Sorrentino • 14 giugno 2024

I neodiplomati sono perfettamente consapevoli di ciò e lo mettono in preventivo: quasi 6 su 10 già oggi temono di entrare a far parte di quei «giovani che non studiano né lavorano». Circa la metà di questi, addirittura, ne è quasi certa. Un numero, il loro, che in soli dodici mesi èulteriormente cresciuto: nel 2023 gli «spaventati» erano poco più del cinquanta per cento del totale. Per gli studenti in uscita dal sistema scolastico si può fare poco - ad aiutarli ci dovranno pensare i professionisti che si occupano di formazione terziaria e inserimento nel mondo del lavoro - ma per quelli che ancora sono tra i banchi qualcosa ci si può inventare. Lavorando soprattutto sull'orientamento che, a quanto pare, sembra essere il vero anello debole della catena.


di Mario Sorrentino (già Dirigente Scolastico Itis Barsanti Pomigliano d'Arco)


Cosa fare dopo la maturità?È una domanda capace di far emergere ansie e dubbi a molti studenti e genitori.Dare una risposta è davvero difficile, soprattutto oggi che davanti ai futuri maturandi le opportunità sono davvero tante.A questo va aggiunto il difficile periodo economico che l’Europa vive da anni e che vede particolarmente colpite le fasce più giovani della nostra società, tra cui gli under 25.n un contesto del genere, non è escluso che si finisca per sbagliare strada e, talvolta, di andare a ingrossare la già troppo corposa schiera dei Neet.


I neodiplomati sono perfettamente consapevoli di ciò e lo mettono in preventivo: quasi 6 su 10 già oggi temono di entrare a far parte di quei «giovani che non studiano né lavorano». Circa la metà di questi, addirittura, ne è quasi certa. Un numero, il loro, che in soli dodici mesi èulteriormente cresciuto: nel 2023 gli «spaventati» erano poco più del cinquanta per cento del totale. Per gli studenti in uscita dal sistema scolastico si può fare poco - ad aiutarli ci dovranno pensare i professionisti che si occupano di formazione terziaria e inserimento nel mondo del lavoro - ma per quelli che ancora sono tra i banchi qualcosa ci si può inventare. Lavorando soprattutto sull'orientamento che, a quanto pare, sembra essere il vero anello debole della catena.


Orbene,viene utile al nostro discorso l’indagine di Unioncamere e Anpal sulle   previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali per il 2022-2026 la quale ha stimato che nei prossimi cinque anni saranno richiesti circa 1,2 milioni di universitari sul mercato del lavoro, assorbiti principalmente dal settore privato (60%).Allo stesso modo, l’indagine ha raccolto anche i dati riguardanti le migliori aree di studio in termini di richiesta di laureati dalle imprese. Stando ai dati ANPAL le facoltà da scegliere per trovare lavoro più facilmente sono:Medico-sanitario,Ingegneria,Insegnamento e formazione.


Per quanto riguarda le lauree di primo livello, la situazione occupazionale a un anno dalla laurea è molto diversificata se si considerano i vari gruppi disciplinari.Il tasso di occupazione dei neolaureati del gruppo informatica e tecnologie ICT è particolarmente elevato (90%), così come anche tra i laureati del gruppo medico-sanitario,veterinario,e farmaceutico si rilevano esiti occupazionali elevati (con un tasso di dell’92,9%).Sul punto,devesi precisare che in un mercato del lavoro sempre più competitivo e in cui i giovani fanno fatica a trovare spazio e opportunità, una soluzione sembra essere offerta dalle nuove professioni digitali,legati a doppio filo con l’avvio della rivoluzione informatica e con l’introduzione delle nuove tecnologie dell’intelligenza artificiale.Infatti, secondo gli ultimi dati, in Italia cresce la richiesta da parte delle aziende di queste nuove professionalità, ma il paese non è pronto a soddisfare la domanda anche per via di una formazione post diploma non sempre al passo con i tempi.


Tra le figure di maggior spicco troviamo lo User Experience Director che gestisce l’esperienza-utente all’interno di spazi virtuali, il Director of analytics e Data analyst, cioè gli esperti nella lettura e analisi dei dati o lo Chief technology officer, che seleziona le tecnologie da applicare e servizi offerti dall’impresa.Tra le figure professionali più richieste troviamo anche lo Sviluppatore Mobile, che si occupa di applicazioni per Smartphone e Tablet, il Web Analyst che interpreta i dati e fornisce analisi dettagliate sulle attività degli utenti sul web.Sempre più in ascesa troviamo figure professionali quali quelle del Digital Copy Writer, che gestisce contenuti pubblicitari su piattaforme Web, il Community manager, addetto alla gestione di una comunità virtuale con compiti di progettare la struttura e di coordinarne le attività, oppure ancora il Seo o Sem Specialist, esperti di search marketing e tecniche che aiutano le aziende a ottimizzare il posizionamento sui motori di ricerca.Se l’università al momento non sembra essere il percorso più adatto per sviluppare queste competenze, esistono comunque valide alternative rappresentate dai  corsi di Alta Specializzazione post-diploma.


Tra i più diffusi troviamo le scuole di Formazione Professionale Regionali, nate con l’obiettivo di sviluppare nuovi profili professionali utili alle imprese o riqualificare e adattare le risorse umane ai cambiamenti del mercato lavorativo.Di notevole rilevanza sono anche altri due percorsi formativi post diploma, gli ITS (Istituti Tecnici superiori) e gli IFTS (Istruzione e formazione tecnica superiore ).Gli IFTS sono nati dalla necessità di rispondere alla richiesta di competenze tecnico-professionale provenienti in particolare dalle piccole e medie Imprese (PMI) interessate da innovazioni tecnologiche e dall’internazionalizzazione dei mercati. Questi percorsi sono a articolati in due semestri per un totale di 800/1000 ore, al termine del percorso viene rilasciato un certificato di specializzazione tecnica superiore, inquadrato al IV livello del Quadro europeo delle qualifiche (EQF).Gli ITS, invece, offrono corsi relativi a sei Aree tecnologiche, considerate strategiche per lo sviluppo economico.


Questa tipologia di percorso è articolata in quattro semestri per un totale di 1800/2000 ore, di cui almeno il 30% deve essere svolto sotto forma di tirocinio curriculare presso aziende del settore, abbinando cosi, studio ed esperienza lavorativa. (ITIS E. Barsanti di Pomigliano è sede sia dei corsi IFTS che ITS,gli interessati possono rivolgersi all'ufficio di presidenza dell'istituto). Il punto di forza dei corsi di cui sopra è proprio questa connessione con il mondo del lavoro, resa evidente grazie alla presenza delle figure dei “Responsabili dei progetti” ovvero professionisti e imprenditori che tutti i giorni, a contatto diretto con il mondo lavorativo, portano il loro know-how all’interno dei corsi, generando così una specializzazione sempre aggiornata degli studenti. L’obiettivo è colmare il gap tra il mondo della formazione e il mondo del lavoro,costruendo profili specializzati orientati al futuro e allineati alle richieste del mercato del lavoro. Qualsiasi sia la scelta fondamentale è inserirsi nel settore adatto, il migliore che possa garantire di trovare lavoro e di conseguenza una crescita professionale.


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