Giuseppe Moscati, la vocazione alla professione di medico come devozione a Dio

IAZZETTA GIUSEPPE • 30 maggio 2024

La sua capacità di conciliare scienze e fede lo ha reso uno dei medici più conosciuti del Novecento. In particolar modo a Napoli, dove ha trascorso gran parte della sua vita anche se nacque a Benevento. Settimo di nove figli, Giuseppe Moscati proveniva da una famiglia di laureati in giurisprudenza, ma lui non continuò il tradizionale lavoro di famiglia e decise di iscriversi alla facoltà di Medicina per seguire la sua vocazione.




“Ricordatevi che, seguendo la medicina, vi siete assunto la responsabilità di una sublime missione. Perseverate, con Dio nel cuore, con gli insegnamenti di vostro padre e di vostra mamma sempre nella memoria, con amore e pietà per i derelitti, con fede e con entusiasmo, sordo alle lodi e alle critiche, tetragono all’invidia, disposto solo al bene.”
[Da una lettera al Dott.Giuseppe Biondi, 4 settembre 1921).


In questa breve ma concisa frase si riassume parte della vita di uomo di scienza e di fede di Giuseppe Moscati.

Considerato il medico dei poveri, San Giuseppe Moscati è stato beatificato da Papa Paolo VI nel corso dell’Anno Santo 1975 e canonizzato da Papa Giovanni Paolo II il 25 ottobre 1987, a 60 anni dalla sua morte. La sua capacità di conciliare scienze e fede lo ha reso uno dei medici più conosciuti del Novecento. In particolar modo a Napoli, dove ha trascorso gran parte della sua vita anche se nacque a Benevento. Settimo di nove figli, Giuseppe Moscati proveniva da una famiglia di laureati in giurisprudenza, ma lui non continuò il tradizionale lavoro di famiglia e decise di iscriversi alla facoltà di Medicina per seguire la sua vocazione.


Infatti San Giuseppe Moscati diventa noto in tutto il mondo per i suoi miracoli, che tuttora portano tantissimi fedeli a rivolgersi a lui per ottenere una guarigione. Il medico dei poveri vedeva nei suoi pazienti il Cristo sofferente, e per questo era spinto da uno slancio di amore generoso nei confronti di chi soffriva. Non attendeva che i malati andassero da lui, ma li andava personalmente a cercare e curare gratuitamente nei quartieri più poveri ed abbandonati della città. Moscati diventa così l’apostolo divino, colui che porta l’amore, la solidarietà e la compassione nel mondo dei più bisognosi attraverso le sue cure. Giuseppe Moscati si prendeva cura di tutti i suoi pazienti e in particolare aiutava sempre i più poveri con offerte in denaro per le spese delle medicine e degli alimenti; Moscati infatti era solito ogni mattina comprare il latte e donarlo personalmente ai poveri e ai più bisognosi. Il latte veniva portato da Moscati in grandi quantità ogni giorno ai bambini denutriti e agli indigenti nei quartieri meno abbienti di Napoli.


All'epoca erano necessari due miracoli per la beatificazione nel caso di Giuseppe Moscati la chiesa ha ritenuto miracolose  le guarigioni di Costantino Nazzaro e Raffaele Perrotta.

  • Costantino Nazzaro, maresciallo della POlizia penitenziaria  nel 1923 ebbe prima un ascesso freddo alla gamba destra poi, ricoverato in ospedale, gli fu riscontrata un'infezione tubercolare  all'epididimo destro e, successivamente, gli fu diagnosticato il morbo di addison. Nella primavera del 1954 cominciò a rivolgersi in preghiera a Giuseppe Moscati per ottenerne l'intercessione. Una notte sognò di essere operato dal medico beneventano e svegliatosi si trovò perfettamente guarito. I medici giudicarono la guarigione scientificamente inspiegabile.
  • Raffaele Perrotta guarì improvvisamente da meningite il 7 e l'8 febbraio 1941, dopo che la madre aveva chiesto l'intercessione del Moscati. I medici giudicarono scientificamente inspiegabile la guarigione, sia per la gravità della malattia sia per la subitanea e completa remissione dei sintomi.


Giuseppe Montefusco fu l’unico dei miracolati presente alla canonizzazione di Giuseppe Moscati nel 1975. Dopo pochi anni, quando lui ne aveva venti, cominciò ad accusare astenia, pallore e vertigini tanto da ricorrere al ricoverato in ospedale. Al ragazzo gli fu diagnosticata una leucemia acuta mieloblastica, una patologia che lo avrebbe portato in poco tempo alla morte. Una notte, la madre sognò la fotografia di un medico in camice bianco. Segnata dall’evento, l’indomani mattina la donna racconta il sogno al suo parroco che pensò subito che potesse trattarsi di Giuseppe Moscati. Così la madre di Giuseppe si recò nella chiesa del Gesù Nuovo, dov’è sepolto Moscati, a pregare. Suo figlio dopo meno di un mese guarì. Anche in questo caso i medici parlarono di una morte non spiegabile.


Per indole e vocazione il Moscati fu innanzitutto e soprattutto il medico che cura: il rispondere alle necessità degli uomini e alle loro sofferenze, fu per lui un bisogno imperioso e imprescindibile. Il dolore di chi è malato giungeva a lui come il grido di un fratello a cui un altro fratello, il medico, doveva accorrere con l'ardore dell'amore. Il movente della sua attività come medico non fu dunque il solo dovere professionale, ma la consapevolezza di essere stato posto da Dio nel mondo per operare secondo i suoi piani, per apportare quindi, con amore, il sollievo che la scienza medica offre nel lenire il dolore e ridare la salute.


Il 12 aprile 1927,  dopo aver assistito alla Messa  nella chiesa di San giacomo degli spagnoli e dopo aver svolto come di consueto il suo lavoro in ospedale e nel suo studio privato, verso le 15 si sentì male e spirò sulla sua poltrona a causa di un infarto, all'età di 46 anni e 8 mesi.



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