Innovazione, le sfide e le opportunità nella scuola di domani per la crescita della Generazione Z
La scuola rimane un pilastro fondamentale in quanto fornisce un ambiente strutturato dove gli individui possono imparare, ovvero acquisire talune abilità per prepararsi ad una vita che certamente si svolgerà in gran parte fuori dalle mura scolastiche, ma che senza l’esperienza della scuola difficilmente potrà essere pienamente soddisfacente e significativa. E’ un dato indiscutibile che attraverso l’interazione con i loro coetanei e con gli insegnanti gli studenti imparano a comunicare in modo efficace, a lavorare in gruppo, a risolvere i problemi e ad affrontare le difficoltà emotive e relazionali: interagendo con gli altri viene promosso il rispetto delle regole sociali, il valore del confronto e della bellezza della diversità.

di Mario Sorrentino (ex dirigente scolastico)
Nonostante le numerose critiche rivolte alla scuola odierna, essa continua a rappresentare un pilastro essenziale per lo sviluppo personale e sociale degli individui. L'importanza dell'educazione risiede non solo nel trasmettere conoscenze tecniche, che rapidamente diventano obsolete, ma nel formare cittadini dotati di pensiero critico, capaci di affrontare le sfide della modernità con responsabilità sociale e un approccio innovativo. Nel mondo occidentale, dove tutto si modifica ad una grande velocità e ciò che oggi sembra vero e giusto quasi sicuramente domani verrà messo in discussione, che cosa può rappresentare la scuola?
Sicuramente per la gran parte dei nostri studenti non costituisce più l’ascensore sociale del passato, né un luogo dove imparare un lavoro, dato che al termine della scuola superiore i contenuti appresi sono spesso già obsoleti e vanno necessariamente sostituiti da conoscenze e competenze più adeguate, innovative e moderne, sempre protese a rincorrere da un lato nuove professionalità un tempo impensabili e dall’altro tecnologie sempre più aggiornate. Dove risiede allora il valore della scuola, che cosa di unico e fondamentale può offrire a un giovane della generazione Z, la prima ad essere nata interamente nel XXI secolo? Se dovessimo dar credito alle numerose critiche che le vengono costantemente rivolte sembrerebbe ben poco.
Eppure ancora oggi, seppure non più anticipatrice di esperienze e neppure luogo unico di formazione, socializzazione e crescita, la scuola rimane un pilastro fondamentale in quanto fornisce un ambiente strutturato dove gli individui possono imparare, ovvero acquisire talune abilità per prepararsi ad una vita che certamente si svolgerà in gran parte fuori dalle mura scolastiche, ma che senza l’esperienza della scuola difficilmente potrà essere pienamente soddisfacente e significativa. E’ un dato indiscutibile che attraverso l’interazione con i loro coetanei e con gli insegnanti gli studenti imparano a comunicare in modo efficace, a lavorare in gruppo, a risolvere i problemi e ad affrontare le difficoltà emotive e relazionali: interagendo con gli altri viene promosso il rispetto delle regole sociali, il valore del confronto e della bellezza della diversità. Questo è il motivo più semplice ed evidente che consente alla scuola di essere una insostituibile palestra di democrazia e di cittadinanza complessa.
Si tratta dunque di un laboratorio di crescita individuale e sociale dove gli studenti acquisiscono non solo conoscenze, quelle che un tempo venivano sminuite perché considerate solo “nozioni” e che oggi vengono forse un po’ asetticamente definiti come “contenuti disciplinari”, ma anche quelle abilità ormai necessarie per affrontare con fiducia le sfide della vita promuovendo l’evoluzione personale, l’inclusione sociale, la preparazione per il lavoro futuro e la cittadinanza responsabile: non mi sembrano davvero questioni di poco conto. Ma può la scuola riuscire nel suo intento di formare le nuove generazioni e divenire più adeguata alle esigenze della società moderna? Da alcuni anni nella scuola italiana è stata accolta la Raccomandazione Europea relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente, approvata nel 2018 dal Consiglio dell’Unione Europea. Puntare sulle otto competenze chiave di cittadinanza europea è dunque la sfida della scuola italiana, quelle di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, l’occupabilità, l’inclusione sociale, uno stile di vita sostenibile, una vita fruttuosa in società pacifiche, una gestione della vita attenta alla salute e la cittadinanza attiva.
Esse si sviluppano in una prospettiva di apprendimento permanente, dalla prima infanzia a tutta la vita adulta, mediante l’apprendimento formale, non formale e informale in tutti i contesti, compresi la famiglia, la scuola, il luogo di lavoro, il vicinato e altre comunità. A tale proposito mi piace concludere con un pensiero del sociologo e filosofo Émile Durkheim, che già alcuni decenni prima della Commissione dell’Unione Europea sosteneva che “L’educazione non è preparazione alla vita; l’educazione è la vita stessa”. E sulle orme di Durkeim dobbiamo avere ben chiaro che l’educazione e la scuola sono l’unico vero investimento per educare le giovani generazioni ad intraprendere un cammino personale volto a fornire un proprio contributo al progresso della collettività e al bene comune.
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