Il 25 settembre c'è già un vincitore: il partito di chi non vota

Felice Massimo De Falco • 10 settembre 2022

Il 25 settembre c'è già un vincitore: il partito di chi non vota

I sondaggi elettorali indicano che "il partito" più forte è quello degli astenuti. 

Il termine astensione indica la rinuncia consapevole e motivata, che risponde cioè ad una precisa scelta da parte del soggetto: secondo il significato della parola quindi non andare a votare è una scelta consapevole dettata da motivi personali.

Il grado di complessità della nostra società non sempre connota la facilità di linguaggio e i termini vengono spesso usati con molto pressapochismo per racchiudere concetti e azioni molto complesse da spiegare e qualche volta per negare la "negazione".

Il mondo moderno è stato sconsacrato e laicizzato e le ideologie, che hanno guidato gli eventi storici per secoli, sembrano esauste e/o esaurite con la conseguenza che le società moderne sono nude davanti ai loro problemi di sussistenza e convivenza.


Venuto meno e/o impoverito il complesso delle idee e delle mentalità proprie di una società o di un gruppo sociale in un determinato periodo storico, anche il sistema concettuale e interpretativo che costituisce la base politica di un movimento, di un partito o di uno Stato si indebolisce.

Questo, secondo chi scrive, sta succedendo nel nostro paese e alle democrazie mature.

"Astensione" quindi prende un significato diverso e viene usato, in senso comune, in modo negativo dalla classe politica per nascondere la propria scarsa chiarezza di programmi, di idee e dei bisogni reali della società.


La spinta motivazionale di ogni individuo è la ricerca della soddisfazione dei suoi bisogni privati e sociali. Come i primi uomini cacciatori e agricoltori si associarono in "clan" per soddisfare le loro esigenze esistenziali ed affettive, anche nelle società evolute, libere da ideologie, la ricerca del benessere fisico e psichico viene anelato e ricercato.

La globalizzazione non guidata e non governata, in primis, e successivamente la Guerra in Ucraina e la conseguente crisi energetica, hanno accentuato le paure esistenziali, mentre i partiti politici in questa campagna elettorale evocano antichi spettri e arcaiche ideologie che hanno il solo effetto di confondere le idee e le aspettative della gente, infondendo ulteriore paura nei ceti più sprovveduti e disappunto in quelli più evoluti. In altre parole si è venuto a creare uno squilibrio fra ciò che si desidera e la situazione politica.


La partecipazione in senso collettivo è presenza e convinzione rivolte al godimento anche materiale dei beni della nazione, di prendere parte a una forma di attività sia semplicemente con la propria presenza, con la propria adesione, con un interessamento diretto, sia recando un effettivo contributo al compiersi dell'attività; l'esclusione contribuisce a creare una società anomica: si riconoscono gli eventi e i fatti ma non si sanno definire o chiamarli con il loro nome. Quando i bisogni avanzano, ovvero quando c'è uno squilibrio tra ciò che desideriamo e le nostre necessità, la motivazione ci spinge ad agire secondo le nostre competenze e i nostri valori personali.

La decadenza dei partiti di massa con la sostituzione dei partitini personali, sinergicamente, hanno determinato, verosimilmente, le condizioni sopra accennate, disperdendo la cooperazione di valori ed idee. La soluzione?.... Creare politicamente blocchi monolitici dotati di programmi concreti e realizzabili dal punto di vista economico finanziario e di idee chiare circa l'immaginario del tipo di società che si vuole creare, di facile accesso ad ogni cittadino, anche attraverso l'uso di sistemi e piattaforme digitali a grande partecipazione. 


 

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