Inflazione e responsabilità

Luca Benegiano • 1 ottobre 2022

Come, non solo, non tradire le speranze di ripresa dell'Italia, ma favorirne un più onorevole riposizionamento economico. Consigli non richiesti al nuovo Governo

Dopo ogni elezione politica c’è la speranza che qualcuno si accorga che l’Italia si è autoconsegnata, da mezzo secolo abbondante, ad uno statalismo senza scampo, che progressivamente ne ha ammazzato le capacità di crescita, di inclusione sociale e di offrire opportunità; trasformandolo invece in uno dei Paesi in Europa con il più preoccupante “brain drain” [fuga dei cervelli], verso lidi dove il sistema consente crescita ed autorealizzazione, cose difficili se non impossibili in Italia. Che come diceva il titolo di un film “non è un Paese per giovani”.
Nel Paese si è inculcata la convinzione che lo Stato, non sia solo il naturale arbitro della vita civile ed economica, ma che debba anche giocare almeno metà della partita, e se questo è un problema… chissenefrega, noi siamo un Paese “avanzato” e “civile” che tutela i “diritti”. Sì ma a chi e quali? È in atto un grande dibattito sull'Inflazione, che per quasi vent’anni avevamo considerato morta e sepolta, mentre dissipavamo decenni di credibilità monetaria guadagnati dalla Bundesbank Tedesca e dalle banche centrali dei Paesi della core area dell’Euro [i cosiddetti Virtuosi]. Invece, come conseguenza degli strascichi di quel gran casino che è stato il CoViD, e degli avvenimenti geopolitici che l’hanno seguito - con un ordine di causazione incerto, ed un battito di ali di farfalla percepito in Afghanistan - come dalle nebbie dei nostri peggiori incubi, abbiamo scoperto che l’Inflazione non solo è viva, ma in grado di scalciare con forza e continuità. Facendo molto male. In giro, riguardo alla questione, si sentono le analisi ed i commenti più diversi, cui seguono proposte anche spericolate, con le soluzioni più balzane spesso provenienti dal solito campo sovranista. Dove spesso si semplificano le cose, trovando un capro espiatorio, meglio se all'estero, e creando un ossessionante mantra non colpevolista per qualunque azione perpetrata entro i confini nazionali. Anche la più stupida e patentemente errata. Una sorta di autarchia cerebrale, che sostituisce la testa nella sabbia dello struzzo con un anelito di puerile isolamento, deumanizzando tutto ciò che vive oltre confine e magari parla pure - pensa te - una lingua straniera.


I Paesi "Virtuosi", la EU, la Germania, la ECB, la NATO, gli USA, Biden, Trump, lo Zio d'America, la kryptonite, i presunti “nazisti dell’Illinois”, Zelensky che non si arrende [ma non Putin che si sveglia una mattina e gioca a "invadi un vicino"], e così via, sono tutti possibili candidati al ruolo di causa ultima dei nostri problemi. Problemi che vengono sempre attualizzati, negandone le profonde radici storiche e le cause ultime. Di fatto, spesso, con l'equivalente logico del confondere il dito con la luna...

Purtroppo, invece, a volte le logiche andrebbero invertite e andrebbero recitati con reale senso di pentimento i doverosi mea culpa.
Per esempio noi Italiani non avremmo mai dovuto inventare la parola più blasfema del dibattito politico nazionale in tema di finanza pubblica, degli ultimi 20 anni: Tesoretto. Nessuna parola ha fatto più danni alla credibilità internazionale dell’Italia ed alle prospettive di un prosperoso futuro, entro i suoi confini, per i suoi figli più o meno giovani.
Che significa Tesoretto, e perché si tratta di un’oscenità? Tesoretto è una assunzione di irresponsabilità, in sostanza significa vivere al limite, pericolosamente sul filo di un 3% di deficit pubblico sul PIL, sempre e comunque, anche quando con grande loro sorpresa le cicale della politica Italiana hanno scoperto che stando nell’Euro avremmo speso enormemente di meno per interessi. Così da fine anni ’90, invece di utilizzare i risparmi da interessi derivanti dalla progressiva eurizzazione del nostro debito, per ridurne il montante - tenendo ferma la spesa rispetto al PIL al pareggio – noi quel “regalo della sorte” lo abbiamo speso, da brave cicale, in spesa corrente, creando una politica drogata dalla spesa pubblica, che non si è mai preoccupata se così facendo ha quasi ammazzato la parte sana dell'economia Italiana.
Tornando all'Inflazione, dopo aver preso consapevolezza degli errori del passato, andrebbe riconosciuto il ruolo determinante che ha l'Italia, non solo riguardo ai contorni nazionali del fenomeno, ma alle sue più pervasive conseguenze su scala continentale.

Come preambolo, bisognerebbe sfatare un mito: al contrario della vulgata Keynesista prevalente, la crescita NON si compra a debito; la spesa pubblica serve a contrastare pericoli di aggravamento del ciclo economico con interventi mirati delle autorità pubbliche - su un corpo comunque "sano" non attaccato di continuo ad un costosissimo "respiratore".
La dimostrazione di questo: guardate il debito pubblico Italiano dal 2000 ad oggi e poi osservate la crescita economica, se fosse vero che la spesa aiuta la crescita non avremmo il PIL fermo ed il debito pubblico esploso, mentre scendevano i tassi d’interesse e, volendo, si potevano finanziare a più basso prezzo più investimenti produttivi ed invece abbiamo scelto maggiore spesa pubblica improduttiva: prebende, contributi, bonus e regalie senza ricadute collettive
Se spendi troppo, anche se tassi in maniera demenziale la parte sana della tua economia, per cercare di finanziare quella spesa, impedendo il finanziamento della crescita potenziale del settore privato, accumuli comunque troppo debito.
Se accumuli troppo debito, rischi che, dai e dai, diventi ingestibile.


Se diventa ingestibile, oltre che un problema nazionale, quando l'entità del problema diventa abnorme, può diventare un problema continentale [che non si gestisce solo stampando un po' di Euro in più, per nascondere i debiti sotto il tappeto, come una normale rumenta tra i conti pubblici, o rendendo i debiti parzialmente solidali; pretendendo che li paghino anche contribuenti incolpevoli, all’estero: che magari hanno la sola colpa di appartenere ai cosiddetti Paesi Virtuosi...].
Se hai stampato troppi Euro, per anni, per evitare che si creino mostruose speculazioni sui debiti dei Paesi meno virtuosi [i cosiddetti PIIGS], crei le premesse per una Inflazione Monetaria, ovvero un ambiente saturo di gas infiammabili, che alla prima fiammella d'Inflazione, che si manifesta in qualche angolo dell'economia reale [trasporti, supply chains - catene di approvvigionamento - o energia], può far divampare un incendio, progressivamente più pericoloso.
Se i mercati si accorgono che non puoi alzare i tassi quanto gli altri - perché, se lo fai, fai saltare per aria il tuo malato ormai dipendente dalla cura, cui non puoi togliere i tassi bassi, perché tutto il resto del suo precario equilibrio, salterebbe in aria, tra l'altro in una casa ormai fortemente infiammabile...
Nel frattempo il Mercato ti osserva e se non stai attento come ti muovi la profezia diventa autoavverante, la tua valuta crolla* e il piccolo incendio iniziale, per propagazione, diventa un grande incendio...
Ed è esattamente ciò che sta accadendo al momento, con l'Euro sotto la parità con il Dollaro: l’Inflazione viene prima importata, e poi amplificata dalla debolezza valutaria, creando una pericolosa spirale.
L'unico Paese in grado di risolvere questo problema - per l'intera Europa - è l'Italia, il cui nuovo Governo dovrebbe capire la situazione ed agire di conseguenza.


Per esempio,
1.   Capire l'importanza della norma sul pareggio di bilancio in Costituzione - che serve a dare un messaggio chiaro ed inequivocabile ai mercati e a fissare un canone, quasi, etico alla prassi della Politica;
2.   Trovare il modo per delegiferare il Paese di almeno 150-180,000 leggi e norme, da consolidare in un sistema più snello, che sburocratizzi l'Italia e la renda meno "costosa" da gestire.
Se non lo fai con una chiara maggioranza parlamentare, come oggi, avendo fatto eleggere il massimo teorico di questa idea, Carlo Nordio, vuol dire che la cosa non si farà mai.
3.   La cosa più difficile e draconiana da fare, però è trovare il modo per ridurre la spesa pubblica di almeno €100 miliardi di Euro, con un obiettivo di almeno €150 miliardi in 5-7 anni.
4.   Una volta iniziate a ridurre le spese, si possono ridurre le tasse di un pochino meno della spesa per lanciare un messaggio di "Responsabilità". Per esempio facendo un patto con le imprese: marcato ribasso delle tasse sugli utili prima della loro distribuzione, in cambio della cancellazione di almeno l'80% dei sussidi alle imprese [proposta Baldassarri, guarda caso un altro della stessa parte politica del Governo entrante] [di questi giorni è la risposta scomposta dei mercati ad un eccessivo ribasso delle tasse, rispetto ai piani di spesa, del Regno Unito: una cosa che andrebbe evitata!]
5.   Fissare obiettivi ambiziosi di ribilanciamento tra spese, tasse, presenza dello Stato e privatizzazioni [che non vuol dire necessariamente svendite] di settori dove lo Stato non serve, se non per regolamentare in maniera efficiente.

Uno potrebbe obiettare che ci vorrebbe troppo tempo per fare tutto questo e che nel frattempo l'Inflazione ci avrebbe "mangiato"; ci avvicineremmo troppo al "lungo periodo" e come disse sagacemente J. M. Keynes, "nel lungo periodo saremo tutti morti"...
Ma in Economia ed in Finanza basta segnalare un programma credibile - e sostanziarne la credibilità con azioni coerenti e conseguenti - perché i mercati capiscano che è in atto una svolta.
Giorgia Meloni mi appare come una leader giovane e intelligente, e sinceramente animata dalla voglia di fare il bene del Paese, bisogna capire se gli apparati intorno a lei siano animati dalle stesse buone intenzioni, visto che quando il Centro Destra Berlusconiano era al Governo di danni ne ha fatti anche lui come una discreta grandinata.
La Presidente Meloni, e già questo rispetto ad alcune aberrazioni linguistico-grammaticali del passato, essendo donna capisce cosa sia un progetto a lungo termine – uno per tutti l'educazione di un figlio e aiutarne la crescita sono ottime palestre per forgiare il carattere, per questo motivo molte donne, specie in Nord Europa, diventano ottimi "uomini politici".
Bisogna sperare che sappia ed abbia capito ciò che va fatto, che lo voglia fare e che sia pronta a circondarsi delle persone giuste per poterlo fare.
Potrebbe fare la storia di questo Paese e magari governare per i 15 anni necessari per portare a termine un programma di risanamento vero e un più onorevole riposizionamento dell'economia Italiana e dell'Italia tutta.
Buon lavoro.

Luca Benegiamo - Economista non praticante


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