Intervista a Gianni Cuperlo (Pd): "Dopo il 25 riapriamo cantiere con le forze opposte alla destra"

Felice Massimo De Falco • 9 settembre 2022

Intervista a Gianni Cuperlo: " Meloni vuol rivedere il PNNR? Annunciare la revisione di quell’impianto significa perdere quote delle risorse destinate al nostro paese e che dall’Europa verrebbero erogate soltanto se l’Italia rispettasse gli impegni assunti e i tempi di adempimento e realizzazione dei progetti;è stata una follia far cadere il governo a metà estate precipitando il paese verso nuove elezioni in autunno. Il governo stava affrontando molte di quelle emergenze a partire dal caro bollette, da una mensilità in più per i lavoratori, da una legge sul salario minimo; quanto al gas sosteniamo la linea del governo per ottenere a livello europeo un tetto al prezzo e assieme a quello il disaccoppiamento dell’energia proveniente da fonti rinnovabili garantendo già in questo modo una riduzione netta del costo delle bollette; Conte-Letta? Le forze alternative alla destra debbono riaprire il cantiere del confronto perché la priorità per noi è fare gli interessi del paese e quella destra non è in grado di assolvere a questo compito".

Giorgia Meloni intende ritoccare il PNNR. cosa ne pensa?


Guarda ai fatti: il partito di Giorgia Meloni per cinque volte non ha votato a favore del Pnrr così come disegnato dal governo Conte due e dal governo Draghi. Anzi da quella parte politica, compresa la Lega, sono giunte critiche severe evocando persino uno scenario di “lacrime e sangue“ per gli italiani. Molto semplicemente annunciare la revisione di quell’impianto significa perdere quote delle risorse destinate al nostro paese e che dall’Europa verrebbero erogate soltanto se l’Italia rispettasse gli impegni assunti e i tempi di adempimento e realizzazione dei progetti. Spero che in tanti, e gli imprenditori in primis, ci pensino.

L’economia italiana è in crash, rincara tutto, il gas è alle stelle, le famiglie non ce la fanno? Il Pd come pensa di portare fuori dalla tempesta il Paese?


La premessa è che è stata una follia far cadere il governo a metà estate precipitando il paese verso nuove elezioni in autunno. Il governo stava affrontando molte di quelle emergenze a partire dal caro bollette, da una mensilità in più per i lavoratori, da una legge sul salario minimo. Sono temi che abbiamo fatto nostri nel programma elettorale e su cui ci impegneremo sino a tagliare quei traguardi. Detto ciò la destra sul fisco propone di nuovo una flat tax che porterebbe a una riduzione drastica del gettito fiscale premiando i redditi alti e svantaggiando quelli che sono in fondo alla fila. Noi lavoriamo per una progressività dove chi ha di più contribuisce di più. Quanto al gas sosteniamo la linea del governo per ottenere a livello europeo un tetto al prezzo e assieme a quello il disaccoppiamento dell’energia proveniente da fonti rinnovabili garantendo già in questo modo una riduzione netta del costo delle bollette. Infine va previsto un aiuto immediato alla imprese che rischiano di chiudere i battenti mettendo migliaia di lavoratori in cassa integrazione.

È d’accordo col discorso di Letta fatto ai suoi sul pericolo del 70% dei seggi alla destra?

Sto facendo la campagna elettorale e penso che il voto potrà riservare delle sorprese rispetto ai sondaggi degli ultimi giorni e delle ultime settimane. Resta il fatto che si voterà con una legge elettorale disastrosa che l’ultimo parlamento non è stato in grado o non ha voluto cambiare. Il combinato del Rosatellum con la riduzione di un terzo del numero di deputati e senatori può determinare un disequilibrio nella rappresentanza, noi ci battiamo per evitare che accada concentrando un impegno straordinario in quei 39 collegi uninominali dove la partita è apertissima e si vince per un solo voto in più. Questo significa in primo luogo non disperdere nessun consenso su altre forze che non siano il PD dal momento che siamo l’unico partito in grado di essere competitivo in quelle realtà destinate a fare la differenza.

L’inflazione erode i risparmi e fa aumentare i prezzi. Eppure finora nessuno è in grado di offrire una ricetta efficace.

La realtà è che siamo alle prese con un trittico micidiale: la crisi esplosa oramai in anni lontani, la pandemia e da ultimo la guerra nel cuore del nostro continente. La ripresa dell’inflazione con percentuali che non conoscevamo dalla fine degli anni ‘80 è una delle conseguenze di questi fattori intrecciati, l’Europa a cominciare dalla pandemia ha battuto più di un colpo correggendo i limiti della sua strategia precedente: è stato sospeso il patto di stabilità interno e questa ha consentito di agire con deficit impensabili sino a pochi mesi prima. Con gli ultimi due governi molte misure sono state assunte per andare incontro alla difesa del potere d’acquisto di salari e pensioni, ma è evidente che un’inflazione altissima divora una quota di quel potere e su questo terreno bisognerà che a livello europeo si assumano iniziative conseguenti per non consentire che milioni di famiglie cadano nel burrone della povertà. In Europa e in Italia su questo fronte noi la nostra parte l’abbiamo sempre fatta e qualunque sia l’esito delle urne continueremo a farla.

Come ha cambiato economicamente il volto dell’Italia il conflitto ucraino?

È sotto gli occhi, ha inciso sulla condizione materiale di vita delle famiglie e delle imprese, il caro bollette parla esattamente di questo. Siamo alla vigilia di un autunno e un inverno difficili che richiederanno uno spirito consapevole della pagina drammatica della storia dell’Europa. Bisogna attrezzare un ventaglio di misure che renda sopportabile il costo delle sanzioni applicate alla Russia. Ma una cosa voglio aggiungere, la guerra è una tragedia che non può essere letta solamente con le lenti delle sue ricadute economiche, pure fondamentali. Condannare l’invasione russa dell’Ucraina è stato un atto dovuto come la solidarietà alla resistenza di un popolo aggredito militarmente. Naturalmente bisogna che l’iniziativa politica e diplomatica dell’Europa, e non solo, riprenda forza e determinazione perché questa guerra non deve e non può proseguire con altri prezzi di vite umane, distruzioni, sofferenze. La strada di una tregua va perseguita con assoluta priorità e noi insisteremo su questo in ogni contesto interno e internazionale.

Letta dice che ci sono interferenze russe in queste elezioni. Di che parere è?


A leggere le analisi di numerosi istituti le ingerenze russe nelle elezioni di diverse democrazie occidentali sono un fatto ormai acclarato. Nel caso nostro rimangono inevase le domande che da settimane e mesi poniamo a Matteo Salvini. Nel 2017 la Lega ha firmato un accordo di collaborazione programmatica con Russia Unita, il partito del presidente Putin. In quella occasione il leader leghista spese parole di encomio nei confronti del dittatore di Mosca. Nel momento in cui quella forza politica si candida a guidare l’Italia è lecito chiedere se quell’accordo è stato disdetto e se quel giudizio oggi è mutato. Questo non ha a che vedere con la propaganda elettorale, ma con il profilo e la trasparenza della collocazione internazionale e del sistema di alleanze del nostro paese.

Come vanno utilizzati i fondi del PNNR, specie al Sud?

Prima di tutto considerandoli per quello che sono, un’occasione storica da non sprecare. Mai negli ultimi decenni avevamo avuto a disposizione un volume di risorse tanto ingente per ridurre il gap di opportunità, infrastrutture materiali e digitali, investimenti nella formazione, tra il Mezzogiorno e il Nord del paese. Serve un grande patto oltre il perimetro delle forze politiche e delle amministrazioni locali a partire dalle Regioni, un patto d’azione che coinvolga le forze sociali, imprenditoriali, sindacali, per fare di questa pagina la vera svolta che può consentire di realizzare riforme attese da decenni. Transizione ecologica, società digitale, investimenti nella sanità e nella ricerca, una scuola pubblica di qualità: l’elenco delle priorità è lungo e ripeto che sprecare l’occasione che abbiamo dinanzi sarebbe un peccato imperdonabile.

Letta ha tracciato una dicotomia tra rossi e neri. È una strategia efficace?

Quel cromatismo riflette la distinzione tra destra e sinistra e si tratta di una distinzione che affonda in una diversa visione della storia passata, della contemporaneità e del modello di società che vogliamo costruire. È una differenza di valori, di principi e riferimenti costituzionali, di concezione della libertà individuale e dei diritti sociali e civili che sono inseparabili. Non so quanto la comunicazione risulti efficace, so che il suo messaggio è profondamente giusto.

In che modo intendete revisionare il reddito di cittadinanza?

Prima di tutto non abrogandolo, ma correggendo e migliorando quella misura che si è rivelata essenziale per impedire che alcuni milioni di famiglie precipitassero a causa della pandemia in una condizione di povertà. Il limite iniziale della misura è stato di sovrapporre il contrasto alla povertà con le politiche attive per il lavoro che debbono disporre di altri strumenti e istituzioni. Ma attenzione, ad oggi oltre la metà dei percettori di quel reddito risulta tecnicamente inoccupabile, perché si tratta di persone affette da disabilità, da patologie gravi o pensionati sotto la soglia del minimo vitale. Chi come la destra sostiene che il reddito di cittadinanza va abrogato semplicemente non conosce la realtà di questo paese e insulta le fasce di povertà che la politica ha il dovere morale di tutelare.

Vede spiragli d’intesa tra Letta e Conte?


Prima del 25 settembre mi pare assai complicato anche solo immaginarlo, il dopo invece dovrà vedere le forze alternative alla destra riaprire il cantiere del confronto perché la priorità per noi è fare gli interessi del paese e quella destra non è in grado di assolvere a questo compito.

Sareste disponibili ad una Bicamerale con la Meloni per il presidenzialismo?

No, siamo convinti che le regole si scrivono assieme ma non è questo il tempo di “inventare“ una mossa elettorale e non credo che la risposta ai problemi dell’Italia possa essere un presidenzialismo per altro pasticciato come quello avanzato da Fratelli d’Italia. Mi contenterei che prima del voto la leader della destra annunciasse la rinuncia a quella fiamma che evoca i tempi più oscuri e tragici della storia italiana del vecchio secolo. Ma dispero che lo faccia.

In ultimo, non vede Letta vittima delle sue strategie?

No, prima di tutto perché le scelte che sono state compiute le abbiamo assunte collegialmente e poi perché vedo un leader politico che si è messo al servizio del suo paese con una passione e una generosità che gli vanno riconosciute. Mai come oggi abbiamo bisogno di un partito, di una comunità politica solidale, perché l’avversario è dall’altra parte e si chiama destra.

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