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Intervista a Stefano Ceccanti: "Presidenzialismo? Si rafforzino le Camere in seduta comune"

Felice Massimo De Falco • ago 23, 2022

Intervista a Stefano Ceccanti: "Presidenzialismo? Si rafforzino le Camere in seduta comune"

Prof. Stefano Ceccanti secondo lei come ha gestito le liste il Pd, considerando anche la sua vicenda iniziale?


E’ stato un passaggio delicato per tutti i partiti. E’ apparso più problematico per il Pd perché ha provato a decidere per primo. Mi sembra che quello che viene visto come un difetto, il fatto che il Pd sia l’unico partito che ha fatto correzioni, sia invece un pregio. Quando una realtà organizzata corregge le decisioni, sulla base di spinte interne, specie se provenienti dal basso, è un segno di vitalità.


Il centrodestra propone il presidenzialismo, i cittadini scelgano il Capo dello Stato. È fattibile?


Tutto in astratto è fattibile in termini di istituzioni e tutto si può fare bene o male. Dipende dall’insieme della proposta non dal nome della stessa: l’importante è che sia una proposta equilibrata. In quel caso significa però, per trovare appunto un equilibrio, riscrivere gran parte della Seconda parte della Costituzione. Non sarebbe meglio ripartire più pragmaticamente dalla riduzione dei parlamentari e da ciò che comporta? Avendo ridotto i deputati a 400 e i senatori a 200 non varrebbe la pena di spostare varie funzioni sul Parlamento in seduta comune composto di 600, a cominciare dal rapporto di fiducia e dalla conversione dei decreti?


A noi sembra che Meloni corra e Letta insegua. Non le pare?


In una campagna elettorale i i due partiti che sono in testa si rincorrono a vicenda, a tratti pare che guidi l’uno e a tratti l’altro. Facendo attenzione che l’opinione pubblica sarà attenta soprattutto a settembre, agosto è ancora mese di vacanze.


Letta su quali temi deve puntare?


La questione è opinabile. Io la metterei così: qual è lo schieramento che è in grado di garantire una continuità positiva nei rapporti con l’Unione europea, dopo gli impegni assunti col Governo Draghi, che vincolano anche la prossima legislatura? Questo mi sembra che sia il tema centrale. A catena, come conseguenza di questo, la domanda è: quale partito riesce ad essere simultaneamente attento all’eccellenza, alle realtà che trascinano la crescita, e alla tutela, ai deboli e agli esclusi? Mi sembra che il centrosinistra possa rivendicare bene queste doti.


In un contesto così polarizzato ha senso il Centro?


E’ un peccato che le esperienze che sono confluite col Centro non siano con noi in questa battaglia perché, come dimostra l’accordo che era stato siglato, sui fondamentali di continuità dinamica con Draghi c’è omogeneità. Ora c’è il problema che praticamente in tutti i collegi uninominali, che determinano gran parte dei risultati, o vince il candidato del centrosinistra o quello della destra. Questa è la realtà.


Riforme: quali sono quelle urgentemente da fare e in che direzione


Sul terreno mio proprio, quello delle istituzioni, ho già detto che il filo da seguire è quello del potenzialmente del Parlamento in seduta comune. Stiamo anche attenti a esigenze di modernizzazione molto sentite del mondo giovanile come l’introduzione della possibilità di votare dove si vive, dove si studia o si lavora, che spesso non coincide con la residenza.


Il Rosatellum disegna un quadro opaco, può succedere di tutto. Il Pd poteva fare una legge più nitida, tipo “il Sindaco d’Italia”?


La legge elettorale non la fa il Pd, anche volendo. Non è una materia che dovrebbe essere considerata appannaggio di una qualsiasi maggioranza. Come per la Costituzione è importante che si trovi insieme un equilibrio condiviso. Altrimenti ad ogni giro ciascuno si fa la sua legge elettorale. Una legge simile a quella comunale rientra tra le possibilità del futuro.


Cosa pensa di Giorgia Meloni?


A me preoccupa la visione nazionalista ed euroscettica che emerge anche dalle proposte sul primato delle norme interne su quelle dell’Unione con il quale salterebbe anche il mercato unici esistente e non solo le prospettive future di un’unione più forte.


Pensa che Meloni se vincerà indicherà un federatore e lei farà il vicepremier?


Direi di no, prendo sul serio le cose che dice in campagna elettorale.


Come si vincono queste elezioni?


In generale non lo so, io mi occupo di lavorare bene per vincere il collegio Camera di Pisa-Fucecchio.



Stefano Ceccanti è nato nel 1961 a Pisa, dove si è laureato nel 1985. E’ stato rappresentante degli studenti al Liceo Classico Galilei e aderente al circolo pisano Jacques Maritain federato alla Lega Democratica di Pietro Scoppola, Achille Ardigò e Paolo Giuntella nonché al gruppo pisano del Movimento studenti Azione Cattolica.

Coniugato, con due figli.

Dal 1988 al 1990 ha collaborato con la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pisa sulla ricerca “La Cee al bivio tra unificazione politica e dissoluzione”.


Professore ordinario di Diritto Pubblico Comparato presso l’Università di Roma “La Sapienza” dal 2003. Insegna Diritto Parlamentare e Diritto Costituzionale Italiano e Comparato. In precedenza ha insegnato nelle Università di Trieste e Bologna. E’ stato garante degli studenti nella Facoltà di Scienze Politiche, sociologia e comunicazione.

Attualmente in aspettativa per mandato parlamentare dal marzo 2018.

E’ stato presidente nazionale della Fuci (universitari cattolici) dal 1985 al 1987, dopo essere stato Segretario naizonale dal 1981 al 1983 e Vice-Presidente dal 1983 al 1985. Dal 1985 al 1986 è stato membro del Comité Directeur mondiale di Pa Romana-Miec (universitari cattolici). E’ stato nei primi anni ’90 tra i promotori dei comitati per la riforma elettorale in senso maggioritario e per l’elezione diretta dei sindaci.


Ha lavorato in Parlamento col prof. Augusto Barbera presso la Commissione bicamerale per le questioni regionali dal 1990 al 1992 e presso la Commissione bicamerale per le riforme istituzionali De Mita-Jotti dal 1992 al 1994.

Dal 2006 al 2008 è stato Capo Ufficio legislativo del Ministero per i diritti e le pari opportunità con la Ministra Barbara Pollastrini e consulente giuridico del Presidente del Senato Franco Marini.

Iscritto sin dal 2007 al partito Democratico ha fatto parte dell’Assemblea Costituente del Pd.

E’ stato senatore della Repubblica dal 2008 al 2013, componente della Commissione Affari Costituzionali e della Giunta del Regolamento, relatore sulla riforma della legge elettorale e sulle intese con alcune confessioni religiose.

E’ stato componente della Commissione di esperti per le riforme nominata dal Governo di Enrico Letta e in seguito animatore della campagna per il Sì al referendum costituzionale.


E’ stato componente della Commissione nominata dal Ministro Andrea Orlando per la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura.

E’ vicepresidente vicario dell’Associazione di cultura politica “Libertà Eguale” presieduta dall’ex-viceministro dell’Economia Enrico Morando.

E’ autore di sei volumi e di numerose pubblicazioni di diritto costituzionale italiano e comparato.

Come deputato in questa XVIII legislatura è capogruppo Pd nella Commissione Affari Costituzionali e membro del Comitato per la Legislazione (Presidente dal 6 gennaio al 5 novembre 2021); è componente del Comitato consultivo sulla condotta dei deputati ed è supplente nel Collegio di appello; è stato relatore di minoranza sulla riforma costituzionale relativa al referendum propositivo ed è relatore sulla riforma costituzionale relativa all’elettorato attivo per il Senato della Repubblica.

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