Kazimir Malevic, l’inazione come veritá effettiva dell’umanitá

Francesco Cristiani • 12 marzo 2023

Nato a Kiev, in Ucraina, nel 1878, la sua era una famiglia polacca. Nel 1904 si trasferisce in Russia, dove sviluppa il suo interesse artistico, divenendo uno dei principali protagonisti della scena del primo novecento: pittore, urbanista, pioniere dell’avanguardia.

Viene difficile, oggi, calarsi in quella che poteva essere la realtá di un centinaio di anni fa o poco più. Un tempo in cui viaggiare e conoscere doveva essere assai meno agevole che oggi, considerando che noi, grazie alla tecnologia, disponiamo di assai più mezzi. Eppure, per quanto paradossale possa sembrare, l’opera di Kazimir Malevic sembrerebbe dimostrare l’esatto contrario.

Nato a Kiev, in Ucraina, nel 1878, la sua era una famiglia polacca. Nel 1904 si trasferisce in Russia, dove sviluppa il suo interesse artistico, divenendo uno dei principali protagonisti della scena del primo novecento: pittore, urbanista, pioniere dell’avanguardia.


Ce lo ripropone Cronopio, casa editrice napoletana, pubblicando la tradizione di un suo breve scritto del 1921, da titolo L’inazione come veritá effettiva dell’umanitá. Un pamphlet filosofico, dallo stile discorsivo, che esamina uno degli aspetti più pregnanti, e ingombranti, della vita umana: il lavoro e il suo reciproco, cioè l’inattivitá.

Malevic ci rivela un bel paradosso partendo, guarda un po', proprio da riferimenti religiosi. “Il lavoro dovrebbe essere maledetto, come raccontano le leggende sul paradiso, e l’inazione dovrebbe essere ciò cui l’uomo dovrebbe aspirare. Ma nella vita reale è accaduto il contrario. Come sia accaduto, è quello che vorrei spiegare”.


La pigrizia e l’ozio sono comunemente ritenuti la causa di tutti i vizi umani. Un vero nemico da cui guardarsi, perché indurrebbero una disastrosa decadenza. D’altro canto, una societá dove tutti lavorano, dove non c’è uno solo inattivo, sarebbe ritenuta sana e virtuosa: chi non lavora non mangia (secondo Adriano Celentano, non fa anche qualcos’altro). Cosi’, il lavoro assicura benessere, alla comunitá come al singolo. E i sistemi economici e produttivi, prendendosi cura del singolo su vasta scala, finiscono per rafforzare l’umanitá attraverso la sua capacitá di produrre. In questo senso, la preoccupazione di un sistema socialista è esattamene la stessa di uno capitalista. Ma alla fine, la veritá che si nasconde dietro la piena realizzazione di entrambi i sistemi è la medesima tendenza finale all’inazione.


Perché chi accumula, in forma collettiva e socializzata esattamente come chi lo fa in forma individualistica, alla fine vuole arrivare a godersi proprio l’inattivitá. Insomma, si lavora tanto, si produce tanto, per prima o poi fermarsi e darsi all’ozio. Sennò che senso avrebbe tutto ciò?

Eppure, il solo nome dell’inazione, sinonimo di ozio, viene marchiato d’infamia.

A Malevic questo non sta bene. “Che si legga finalmente (…) che l’inazione è il principio di ogni lavoro, che senza di essa non ci sarebbe lavoro”. L’inazione spaventa singoli e popoli, dando cosi’ origine al lavoro, che attraverso la sua piena affermazione e diffusione condurrá infine ad un nuovo paradiso. Fatto di inazione. “Voglio essere io, con piccolo scritto, a levare lo stigma della vergogna dalla sua fronte e a farne non la madre dei vizi, ma la madre della perfezione”, conclude Malevic. Un punto di vista davvero originale.


Tra il 1922 e il 1927 Malevic si dedica a teorizzare la non-oggettivitá, in uno sforzo creativo che prende il nome di suprematismo e vede la propria forza nel collettivismo. Centro di gravitá di questa corrente artistica è in Russia, tra San Pietroburgo e Mosca, ma contemporaneamente trova terreno fertile per allignare a Varsavia e a Berlino, espandendosi poi in tutta Europa. Ciò in un’epoca storica che potrebbe sembrarci più problematica della nostra attuale, ma che in effetti, pur senza i mezzi tecnologici che oggi abbiamo, forse vedeva le idee girare con meno difficoltá.



di Francesco Cristiani

Share

Tutti gli articoli

Autore: Felice Massimo De Falco 5 maggio 2025
“La follia non è solo un’ombra, ma una luce che illumina il genio. Nei miei studi su grandi personalità, ho visto come il dolore mentale possa trasformarsi in forza creativa". Ghaem i, con quest’opera, ci invita a ripensare la leadership attraverso la lente della psichiatria, mostrando come qualità legate a disturbi dell’umore – realismo, empatia, resilienza e creatività – abbiano reso leader come Lincoln e Churchill eccezionali in tempi di crisi, mentre figure come Sherman e Ted Turner hanno brillato per la creatività bipolare. Combinando storia e psichiatria, Ghaemi dimostra che la ‘normalità’ di leader come Chamberlain o Bush può fallire, e che persino alcune follie, come la psicosi, possono generare dispotismo, offrendo una visione audace che destigmatizza la malattia mentale e ne rivela i benefici per la società.” La prefazione è a cura della professoressa Liliana Dell'Osso, Presidente della Società italiana di Psichiatria.
Autore: Felice Massimo De Falco 3 maggio 2025
La sua mission è tornare a considerare i pazienti come persone prima ancora che malati.
Autore: Felice Massimo De Falco 3 maggio 2025
Pomigliano d’Arco, città operosa alle pendici del Vesuvio, non è solo un crocevia di industrie e tradizioni, ma un vero e proprio arcipelago di talenti, dove ogni istituto scolastico rappresenta un’isola di eccellenza, pronta a sfidare gli stereotipi sulla Generazione Z.
Autore: Marianna Marra 2 maggio 2025
"Esiste una umanità che è rEsistenza e che fa tantissimo anche lontano dai riflettori, lontano da tutto. Piccoli gesti che però ci permettono di rimanere Umani".
Autore: Redazione 25 aprile 2025
Si è tenuto il 14 aprile, al Senato della Repubblica l'evento " La Bellezza come cura ", un'importante occasione di riflessione e confronto sul ruolo della dermocosmesi sociale nel supporto ai pazienti oncologici e alle persone in condizioni di fragilità.
Autore: Felice Massimo De Falco 25 aprile 2025
Maria Parente è un cruciverba di aspirazioni più o meno compiute, sospinta dalla bellezza, l’intelligenza e la passione..
Autore: Felice Massimo De Falco 21 aprile 2025
Ora la Chiesa è chiamata a sfide complesse: saprà guardarle in faccia o ripiegarsi nell’arida liturgia?
Autore: Felice Massimo De Falco 19 aprile 2025
Sono sere umide di primavera, e la Napoli degli “addetti ai lavori” sembra trattenere il fiato.
Autore: Marianna Marra 19 aprile 2025
"Vorrei che potessimo parlare più a lungo, ma sto per avere un vecchio amico per cena stasera".
Autore: Marianna Marra 8 aprile 2025
Tratto da “Fuochi” di Marguerite Yourcenar. Lina Sastri in Maria Maddalena - regia e drammaturgia di Lina Sastri - costumi di Lina Sastri. Sabato 12 Aprile 2025 ore 20,30 presso DOMUS ARS FONDAZIONE IL CANTO DI VIRGILIO Via Santa Chiara, 10 (NA). 
Altri post