Nicola Biondo: "Conte? Un pasticcione senza storia"

Felice Massimo De Falco • 24 agosto 2022

Nicola Biondo (ex M5S): "Nel 2021 già scrissi che Di Maio già se ne voleva andare dal Movimento"


Perché è imploso il Movimento?


Non poteva che andare così. I perché sono molteplici. Ne propongo alcuni. Non sapevano gestire i conflitti, erano costantemente alla ricerca di un padre-padrone ma allo stesso tempo ne rifiutavano la presenza, proponevano una comunicazione ansiogena, non avevano una cultura poltica che faceva da collante.
M5S è stato uno spreco politico, un’avventura che poteva diventare pericolosa, un virus come diceva Grillo che ha contagiato nel profondo prima la società italiana poi l’intero spettro politico. Tranne rare eccezioni il populismo è ormai tracimato, si è istituzionalizzato. Questo è un suo lascito.

Chi è Conte e chi lo muove?

Natalia Aspesi lo ha definito un pasticcione senza storia. È l’esempio classico del fallimento totale della selezione della classe dirigente. In realtà la sua è una storia molto modesta: terza linea in uno degli studi legali più noti in Italia, quello di Guido Alpa, terza linea nel consesso della diplomazia vaticana a Villa Nazareth, terza linea nell’universita dove insegnava. Ma è la sua azione di governo che va ricordata e che io definisco così: un assalto furioso e indegno all’intelligenza e alle casse dello stato, al futuro del Paese. Un giorno dovremo con rigore e metodo scientifico capire i motivi che hanno spinto quel governo al lockdown più duro di tutto l’occidente, per esempio. O cosa e perché lo ha spinto verso le autocrazie russe e cinesi o ad appaltare i nostri apparati di sicurezza ad uno come Trump. Lo chiamavano “sovranista” in realtà ha provato a vendere quote di sovranità a paesi esteri, a regimi autocratici.

È stata una vendetta la sua far cadere Draghi?


L’animo umano può essere insondabile. Le modalità e la tempistica con le quali si è arrivati alla caduta del governo Draghi dimostrano la pericolosità di quest’uomo confuso. Un tempo almeno sapevano come gestire le crisi di governo. Quel balletto è stato ridicolo e pericoloso.


È l’opposizione l’habitat dei 5 stelle?


Il Movimento non esiste più da anni, quello che si osserva è un ologramma, gli ultimi bagliori di una stella morente. È il
Partito di Conte, sponsorizzato da un’azienda editoriale e da una serie di personaggi amletici.

Quanto pensi pesi la scelta di andare da soli? Non c’è rischio isolamento?

Sono già isolati, il treno per loro è già passato. Piuttosto andrebbero studiate le conseguenze della loro presenza decennale. Va ricordato però che M5S ha realizzato un paio di proposte di bandiera su cui puntava: RdC e taglio dei parlamentari. La prima gestita malissimo, qualcuno dovrebbe spiegare perché aumentano i fondi contro la povertà e questa aumenta, la seconda è una deriva pericolosa. Qui andrebbe spesa una parola per chi ha definito Conte “punto di riferimento fortissimo del progressismo Italiano”: è una delle più grandi bestialità mai sentite nel pur variegato bestiario politico italiano. Il Pd, questo Pd, è diventato un costo sociale insostenibile per la democrazia. Guarda la confusione ideologica che hanno sulla Meloni: se con lei ritengono che si vada dritti al fascismo allora serviva un nuovo CLN. Se la ritengono inadatta a governare allora era più utile poche alleanze e un programma chiaro, senza queste ammucchiate. Non hanno fatto nè l’uno nè l’altro. Sanno gestire solo potere, per giunta di bassa lega, non fare politica. Non hanno nemmeno più una base riconoscibile.

Avresti azzardato la mossa di Di Maio?

Nel gennaio 2021 scrissi un pezzo per il riformista che raccontava con anticipo le mosse di Di Maio, il suo progetto. Fui smentito con una frase secca accompagnata da un sorriso. Penso due cose: forse lo strappo sarebbe dovuto avvenire allora, Luigi ama il pensiero strategico ma secondo me ha peccato di coraggio. Avrebbe dovuto combattere dentro prima di uscire, con grande ritardo. Lui però era convinto che M5S era irriformabile, cosa che è vera, ma la lotta politica anche quando perdi ti fortifica. L’avesse fatto allora avrebbe avuto il tempo che gli serviva per strutturare il progetto che aveva in mente.


È vero, come dice Di Battista, che Di Maio non ha un voto?


Quanti esattamente lo vedremo il 26 settembre. Certo l’improvvisa caduta di Draghi ha messo in crisi il suo disegno che aveva bisogno di tempo. Sono convinto che se Draghi fosse rimasto fino al 2023 certi eventi internazionali avrebbero messo in seria difficoltà Conte e Salvini.


È una creatura di Grillo in via di distruzione?

Grillo non ha creato nulla. È stato sempre un frontman mai uno stratega o un teorico. M5S gli ha regalato una terza vita. Ma quel movimento ripeto non esiste più, si è sgretolato di fronte al duro lavoro di governo. Anche la Meloni subirà questo contraccolpo se dovesse andare a P.Chigi, dovrà cambiare e risolvere le grane di un partito che non ha classi dirigenti all’altezza e che sconta notevoli ambiguità.

Di Battista non sarebbe stato un buon frontman?


Lui tiene molto bene il palco, è un ciarlatano di grande spessore e talento. Però ha atteggiamenti così bambineschi, non l’hanno fatto candidare e si lamenta in pubblico. Questa diarrea emotiva per chi aspira a fare politica dovrebbe essere tenuta nascosta. Hai visto con quale stile Draghi si comporta di fronte a questioni ben più importanti? A questo paese manca razionalità, metodo e se mi permetti anche un minimo di dignità. Tutti ingredienti che Draghi ha mostrato di avere. È stato l’Alberto Angela della poltica. Mentre gli altri sembrano anonimi utenti social alla ricerca di like.

Nicola Biondo è un giornalista che si è occupato di criminalità e terrorismo. Con libri, in Tv con Blu Notte di Carlo Lucarelli, per alcune commissioni parlamentari d’inchiesta. Ha diretto l’ufficio comunicazione del M5S alla Camera 2013-2014. Ha scritto reportage e inchieste per L’Unità, La Stampa, Linkiesta e il Riformista. Oggi vive vista mare.

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