Pomigliano, è il momento di un Mario Draghi per governare

Felice Massimo De Falco • 14 marzo 2023

Da lontano Pomigliano vive una crisi simile a quando Mario Draghi successe ad un borioso e inefficiente Conte per un’emergenza nazionale: sanitaria ed economica. Pomigliano dovrà gestire prossimamente più di 60 mln per lo più fondi PNRR, dovrà schivare le mire della camorra, e dovrà organizzare una macchina comunale ingessata, inefficace, indolente. Pomigliano ha bisogno del suo Mario Draghi, lasciando nel frattempo agli altri di giocare alla politica del componi e scomponi. Serve una figura solida, riconosciuta, autorevole e dal pugno forte. E non circolano tante in giro finora

Le contrattazioni prelettorali sono il pane più ghiotto dei politicanti di mestiere che fanno del tatticismo la loro arma vincente. E a Pomigliano vanno avanti con piroscafi senza rotta. C’è mareggiata, la situazione è spuria, si imbastiscono tanti tavoli che perdono le gambe il giorno successivo. L’ultimo è quello dei 13 dimissionari: pare sia in corso un dialogo fra coloro i quali hanno messo fine allo sperpetuo di Del Mastro. Il quale non viene per certo dato fuori dai giochi: nel rinnovato rapporto tra Pd e 5 stelle reso possibile dal nuovo corso di Elly Schlein, pare ci sia una fievole speranza per Del Mastro di capeggiare una cordata elettorale di Pd, 5 stelle e Rinascita. È un’ipotesi velata, disancorata dal fatto che la figura non ha più l’appeal della novità e sopratutto della capacità.


Focolai anche al centro dove l’Udc di Maurizio Caiazzo pare abbia dato la benedizione a Mimmo Leone sindaco, supportato da un centrodestra tutto in essere, dove ci sono la Lega di Ciro Campana, Fratelli d’Italia del coordinatore ex 1799 Luigi Romano e Forza Italia retto da Giovanni Sgammato che in un primo momento aveva fatto una virata a sinistra tra le braccia di Eduardo Riccio. C’è poi il centro di Sibilio e Sanseverino che sempre Riccio sta cercando di strappare dalle mani di Leone. Velata anche l’ipotesi di una riproposizione di Elvira Romano, suggestionata dal marito Celeste Allocca.


Abbiamo citato Riccio più volte anche in passato e lo avevamo disegnato come il kingmaker della politica nostrana, ma pare che nei colloqui avuti con più parti abbia tirato i remi in barca decidendo di togliere dal tavolo la sua candidatura a favore di una figura più autorevole. Novità ancora più importante, pare che sia ai ferri corti col Pd e che concorra alla prossima tornata con Pomigliano 2020 della descamicados Marianna Manna. Ci sono stati colloqui con Lello Russo per addivenire ad una intesa e pare che nel corso dei quali Riccio abbia ammainato la bandiera di condottiero.


In queste ore sta convincendo l’ex grillino Salvatore Esposito a fare una lista. Sempre a proposito di ex grillini, Cioffi, esautorato alla Città Metropolitana, è col cerino in mano in attesa di collocazione. Nell’ estesa area del civismo c’è un serafico Lello Russo che guarda con pacatezza ciò che accade e si muove, ha contatti quasi con tutti e da buon tattico non si sbilancia né mostra le sue intenzioni. Assieme a lui dovrebbe concorrere anche la lista dei socialisti di Salvatore Romano e Francesco Toscano, oltre ad Azione e Italia Viva.


Al netto del movimentismo da aperitivo di queste ore, la situazione resta fluida e nebulosa, troppi tasselli ancora devono trovare l’esatta collocazione. C’è da sperare che non si formino Armate Brancaleone né venga fuori un consiglio comunale di figure deboli. Da lontano Pomigliano vive una crisi simile a quando Mario Draghi successe ad un borioso e inefficiente Conte per un’emergenza nazionale: sanitaria ed economica. Pomigliano dovrà gestire prossimamente più di 60 mln per lo più fondi PNRR, dovrà schivare le mire della camorra, e dovrà organizzare una macchina comunale ingessata, inefficace, indolente.


Pomigliano ha bisogno del suo Mario Draghi, lasciando nel frattempo agli altri di giocare alla politica del componi e scomponi. Serve una figura solida, riconosciuta, autorevole e dal pugno forte. E non circolano tante in giro finora…

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