S'impenna la spesa militare in Ue, Luigi Gallo (M5S):"Sono brutti segnali"

Felice Massimo De Falco • 27 aprile 2023

L'ex deputato pentastellato: "l M5S ha parlato da subito di corsa al riarmo ed avevamo visto giusto. Non puoi mettere in magazzino l’equivalente di 350 milioni di armi sperando che non vengano utilizzate. Crei l’appetito per le industrie belliche e per tutta la sua filiera che come sappiamo arriva fino alle aziende per la ricostruzione che agiscono nello scenario post-bellico. È assurdo che in Italia questo governo e la Meloni parlino già di ricostruzione senza muovere un solo passo credibile verso la pace ma aumentando l’invio di armi in Ucraina".

Nato a Prato, ma vive a Torre del Greco (Napoli). Laureato in ingegneria informatica e Master per l'insegnamento di Elettronica, è insegnante di elettronica in aspettativa a Napoli, musicista ed ex speaker radiofonico.

Dal 2001 è impegnato sui temi di una gestione pubblica dell’acqua e contribuisce alla mobilitazione nazionale che porta al referendum del 2011 attraverso il quale il popolo italiano sceglie la strada dell’acqua pubblica. Negli anni di attivismo sociale collabora con numerosissime realtà dai Gruppi D’acquisto Solidale ad azioni di Guerrilla Gardening, dalle Critical Mass ai mercati contadini, dai movimenti per il modello rifiuti zero alla marcia della pace Perugia ad Assisi contro la guerra in Iraq, dal commercio equo e solidale alla democrazia diretta con la partecipazione dei forum di Genova nel 2001 e il social forum a Firenze. Nel 2008 è osservatore internazionale in Messico in solidarietà con gli indigeni zapatisti e nel 2006 in Kenya fa un reportage sul Commercio equo e solidale.


Autore del Libro "Educazione Diffusa - Per salvare il mondo e i bambini", scritto con il prof. Paolo Mottana, pedagogista dell'Università di Milano Bicocca. Alle elezioni politiche del 2013 viene eletto deputato della XVII legislatura della Repubblica Italiana nella circoscrizione XIX Campania 1 per il Movimento 5 Stelle.

È stato capogruppo della VII commissione (Istruzione, Scienze, Cultura) dal 2013 al 2014 per il M5S e membro permanente della VII commissione.


Firmatario di tante leggi sulla ricerca, il diritto allo studio, la difesa dei docenti e della scuola pubblica, la didattica innovativa ottiene nel 2013 nella legge 104 l'approvazione di una norma, mai attuata dal governo, che dà vita a una biblioteca virtuale nazionale di libri scolastici autoprodotti dalle scuole e forniti gratuitamente alle famiglie.


Nel 2018 viene rieletto deputato nel collegio uninominale di Torre del Greco.

Presidente della 7ª Commissione Cultura della Camera dei deputati. Durata mandato, 21 giugno 2018 – 28 luglio 2020.

dal 29/07/2020 - fine mandato: Componente Commissione permanente V Bilancio e Tesoro.

dal 03/2022 - fine mandato: Vicepresidente del Gruppo Parlamentare M5S alla Camera dei Deputati.

dal 07/2022 - 08/2022 Presidente del Gruppo Parlamentare M5S alla Camera dei Deputati.E' ora membro del Comitato Istruzione e Cultura del Movimento 5 Stelle.



In Europa la spesa militare s’impenna. Mai così dalla guerra fredda. I paesi europei hanno investito in difesa “più di 350.000 milioni di euro”. Quali dinamiche si muovono?


Il M5S ha parlato da subito di corsa al riarmo ed avevamo visto giusto. Non puoi mettere in magazzino l’equivalente di 350 milioni di armi sperando che non vengano utilizzate. Crei l’appetito per le industrie belliche e per tutta la sua filiera che come sappiamo arriva fino alle aziende per la ricostruzione che agiscono nello scenario post-bellico. È assurdo che in Italia questo governo e la Meloni parlino già di ricostruzione senza muovere un solo passo credibile verso la pace ma aumentando l’invio di armi in Ucraina.


Si tratta di una cifra paragonabile al Pil dell'Iran o del Pakistan


Sono cifre che ci distolgono dai nostri veri obiettivi, debellare la fame nel mondo e la povertà minorile, costruire il diritto ad essere curati per tutti


Anche il M5S di Conte portò al 2% del Pil la spesa militare


Il M5S da forza di governo aderì all’accordo NATO del 2014 insieme a tutti i Paesi, poi si è sempre opposto a livello nazionale ad investire in armi e durante i governi Conte gli investimenti sono finiti in tecnologia, sviluppo e personale. Tuttavia ritengo che oggi dovremmo tornare indietro anche rispetto alla scelta fatta nel 2014 perché nel continente europeo gli effetti purtroppo si sono visti subito. Quando si inizia la corsa agli armamenti le guerre sono dietro l’angolo e poi non si riescono ad evitare.


Si stima che le spese militari continueranno ad aumentare. Un’escalation senza fine. Chi ci guadagna e chi ci perde?


 Ci perde la comunità internazionale e i cittadini che la vivono. Gli obiettivi prioritari di tutti gli stati del mondo sono racchiusi nei 17 obiettivi dell’agenda ONU per lo sviluppo sostenibile. Dovremmo, quindi, investire miliardi e percentuali di PIL verso l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze e le devastazioni ambientali, in primis i cambiamenti climatici e la scomparsa troppo veloce della biodiversità sul pianeta che sta mettendo a rischio l’esistenza stessa della specie umana o della civiltà così come l’abbiamo conosciuta


L'aumento nel continente è trainato da governi come la Finlandia (36%), Paesi Bassi (13%), Belgio (12%), paesi per lo più neutrali.


Comprendo la Finlandia che vive con uno scomodo vicino come la Russia che più volte ha condizionato la loro politica nazionale, ma in Europa non possiamo continuare complessivamente una corsa al riarmo. L’Europa per il ruolo che ha nel mondo, per la sua storia dovrebbe diventare protagonista di una conferenza internazionale che promuova il disarmo globale


Secondo una ricerca de Il Pais, le spese aumentano più nei paesi vicini alla Russia. C’è un motivo?


Certo. É comprensibile che gli Stati confinanti si sentano minacciati da attacchi della Russia, per questo sarebbe importante un processo di disarmo complessivo.


Gli investimenti globali sono stati superiori al Pil di Russia, Italia o Canada. Ad eccezione di Africa e Sud America, “la spesa è aumentata quasi ovunque nel pianeta”


Sono brutti segnali. Significa che gli sconvolgimenti geopolitici generati dall’aumento delle disuguaglianze e la distruzione ambientale del pianeta e della sua vivibilità, nonché la riduzione continua di risorse per l’eccessivo sfruttamento sono tutte questioni che gli stati si stanno preparando a risolvere con nuove guerre e conflitti, invece di impegnarsi in un vero cambio di modello sociale ed economico come ci chiedono gli scienziati che da 50 anni studiano i cambiamenti climatici e il superamento dei limiti ambientali


C’è il rischio di un conflitto mondiale stando a questi dati?


Più che un conflitto mondiale c’è il rischio di tanti conflitti locali, che coinvolgono comunque le grandi potenze economiche, per il controllo delle risorse: dalle terre fertili per produrre cibo alle riserve d’acqua, dalle fonti energetiche fossili alle materie prime per le batterie, dai metalli rari a tutte le risorse che servono a produrre tecnologia. Il modello competitivo della crescita infinita e della spinta al consumismo non è sostenibile e conduce solo a guerre continue per le risorse, niente di diverso da quello che facevano le vecchie tribù dell’epoca preistorica

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