Europee, il vento spirerà a destra, ma pone il rischio di un ripensamento sul sostegno all'Ucraina

Francesco Cristiani • 26 maggio 2024

Secondo tutti i sondaggi, alle prossime elezioni europee dovremmo attenderci una decisa sterzata dell’elettorato verso i partiti del centro destra, e piú a destra che centro.

In questo quadro, si capisce che il pomo della discordia potrebbe essere rappresentato dalla questione Ucraina. È noto che esiste, soprattutto in Europa centrale, una fetta di politici di destra piuttosto contraria alla linea del sostegno a Zelensly ad oltranza, senza se e senza ma. Anche in Italia posizioni del genere sono tutt’altro che sconosciute, anzi riecheggiano ora, in piena campagna elettorale, nei discorsi e nei programmi degli alleati della Meloni.

di Francesco Cristiani


Secondo tutti i sondaggi, alle prossime elezioni europee dovremmo attenderci una decisa sterzata dell’elettorato verso i partiti del centro destra, e piú a destra che centro.

Il fenomeno riguarda pressoché tutti i paesi dell’UE, i cui governi giá in buona parte sono a trazione destrorsa, con una sinistra europea ridotta su posizioni più di testimonianza che di sostanza. Infatti solo Germania e Spagna sono guidate da esponenti socialisti, mentre per il resto il monopolio è delle coalizioni dei partiti conservatori con i popolari.

Una situazione, questa, che è anche tendenza almeno nel breve e medio termine.

C’è quindi da immaginare, a distanza di due settimane appena dall’appuntamento con le cabine elettorali e perciò con ben poco margine di approssimazione, che nel nuovo parlamento europeo la pattuglia di deputati di destra sará prevalente su quella di centro, e ovviamente su quella di sinistra.


Ciò tuttavia lascia facilmente presagire l’acuirsi di una contraddizione politica, giá oggi latente, e che rischia di diventare più evidente entro breve, non appena le urne avranno dato il proprio responso.

La destra infatti, in tutta Europa, ha sempre marcato posizioni non certo definibili europeiste, intendendosi con questo termine una spiccata pervasivitá dell’iniziativa comunitaria a scapito di quella nazionale, spesso relegata, quest’ultima, al ruolo di mero recettore delle decisioni di Bruxelles. Una impostazione che le destre europee hanno sempre criticato, anche aspramente, e che è stata altrettanto spesso alla base di molti suoi consensi elettorali. La contraddizione si è giá manifestata, soprattutto in Italia, dove si riteneva che le ultime elezioni politiche avessero consegnato il paese alle forze sovraniste, salvo poi scoprire, a giochi fatti, un inaspettato feeling tra il governo Meloni e i palazzi del potere abitati dalla von der Leyen con relativa corte tecnocratica.


In questo quadro, si capisce che il pomo della discordia potrebbe essere rappresentato dalla questione Ucraina. È noto che esiste, soprattutto in Europa centrale, una fetta di politici di destra piuttosto contraria alla linea del sostegno a Zelensly ad oltranza, senza se e senza ma. Anche in Italia posizioni del genere sono tutt’altro che sconosciute, anzi riecheggiano ora, in piena campagna elettorale, nei discorsi e nei programmi degli alleati della Meloni. Ma la linea di frattura politica, su questi temi, non ha il proprio epicentro in Italia, perché il dissenso alle forniture militari miliardarie all’Ucraina, che va avanti da oltre due anni senza aver prodotto apprezzabili risultati, si allarga quotidianamente, nonostante i media si adoperino per silenziare tali critiche.  


Il rischio tutt’altro che remoto è quindi uno scontro, tra le stesse componenti della destra europea, appena dopo la loro probabile consacrazione a maggioranza nel parlamento di Strasburgo.

Uno scontro i cui esiti però sono tutt’altro che scontati, considerata l’inconciliabilitá delle posizioni. A meno che dagli Stati Uniti non arrivino chiari segnali. Perché, è  bene tenerlo sempre a mente, in fin dei conti è a Washington che si tirano i fili di ciò che accade nel vecchio continente. Con buona pace dei nostri vari leaders, nazionali o nazionalisti che siano.

 

 

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