Femminicidi e maschicidi, finché morte non ci separi

Mario Volpe • 10 gennaio 2023

Femminicidi e maschicidi, finché morte non ci separi

La mano di Caino continua a vibrare contro il fratello e, per quanto sia deplorevole dal punto di vista religioso, sociale e morale, uccidere sembra essere qualcosa di naturale di cui l’uomo non riesce a fare a meno; come fanno gli animali in natura per il cibo, il territorio e la riproduzione.

 

Tutto sommato l’essere umano non è dissociato dall’istinto primordiale di sopravvivenza. Sulla base di tale istinto, rafforzato da sensazioni esclusive del nostro intelletto, gli uomini e le donne ammazzano o vorrebbero farlo per chiudere definitivamente conti in sospeso. Escludendo le stragi di guerra, criminalità e incidenti per ragioni colpose (secondo i dati del Ministero degli interni), restano a bilancio dell’anno appena trascorso centoventisei omicidi di cui sessantuno commessi in ambito familiare, a riprova che l’istinto omicida di Caino non si è ancora smaltito del tutto.

 

Ed è proprio in seno alla famiglia, tra le mura di casa, e spesso dopo una storia d’amore che si consumano i delitti più efferati.  Il culmine dell’esasperazione, l’incapacità di controllare la rabbia e una malsana, per non dire patologica, gelosia, avulsa dalle sensazioni d’amore, armano il braccio dell’assassino. In quest’ambito, negli omicidi del partner, del coniuge o dell’ex si alzano le voci della società civile a condanna di pratiche a dir poco demoniache ad esclusivo maleficio della nostra specie. Infatti, in natura è solo l’essere umano ad uccidere il proprio o la propria compagna per gelosia o per liberarsi di una quotidianità in cui si sente ingabbiato e che non riesce più a gestire, offrendo alle cronache storie di morti violente di cui si è reso protagonista. Nei femminicidi perdono la vita madri, mogli, ragazze o anziane signore indifese. Nadia Debora Bergamini è stata esattamente una di queste vittime indifese, una settantenne finita a randellate da sconosciuti tra le mura domestiche. Nadia si è fregiata del triste titolo della prima donna ammazzata nel 2022 a cui seguiranno (secondo le fonti di Fmminicidioitalia.info) ben cinquantanove uccisioni, fino a Maria Amatuzzo morta a Castelvetrano in provincia di Trapani la Vigilia di Natale per mano del marito.

 

Stando alla ferma condanna senza appello per chi falcia brutalmente la vita di una donna, restano –per l’anno appena trascorso– sessantasette morti dell’altro sesso di cui poco se ne parla.  Se la società da una parte è alle prese con le barbarie di mariti, fidanzati e compagni che brutalizzano le donne; dall’altra, è poco attenta ai numeri che raccontano dei maschi che muoiono per mano del gentil sesso. È l’altra sponda di un fiume di sangue che mal sopporta il termine “maschicidio” in contrapposizione dell’abominevole idea di “femminicidio”.

 Eppure, anche le donne impugnano le armi contro i propri congiunti, ma l’omicidio commesso da una donna ha spesso motivazioni diverse dai futili motivi addotti dagli uomini. Secondo una statistica di Aipgitalia.org, le donne uccidono per esasperazione, per liberare sé stesse e i propri figli dalle vessazioni del maschio o magari lo fanno per profitto e, in percentuale minore, per brama di danaro o per gelosia.

Indipendentemente da quali siano i motivi: vessazioni, come per il delitto  di Ciro Palmieri commesso dalla moglie a e dai figli che lo hanno stroncato con quaranta coltellate nel comune di Giffoni Vallepiana in provincia di Salerno ad agosto di quest’anno; o per gelosia, come ha fatto Edlaine Ferreira, che a Bussolengo ha finito a martellate il marito Francesco Vetrioli ossessionata da un presunto tradimento.


Casi ugualmente esecrabili e condannabili, ma di cui poco si parla e che spesso si tende, con stoltezza, ad accogliere con soddisfazione come fosse la magra rivincita della vittima nei confronti del suo carnefice. Sebbene le ragioni, l’efferatezza e i risvolti culturali incapsulati nella parola femminicidio siano soverchianti e imparagonabili rispetto al meno usato “maschicidio”, la morte di uomo o donna è sempre un tragico evento; sebbene sia giusto sottolineare che il femminicidio è spesso un delitto fomentato da usi e costumi arcaici, dall’idea insopportabile di un machismo imperante o dal perseguire i principi di legami indissolubili imposti dai dogmi religiosi. Non altro che benzina sul fuoco.

Un fuoco che può essere domato picconando senza sosta sulle differenze di genere, facendo divulgazione attraverso i social media, le scuole, le associazioni, oltre al  concreto contributo delle istituzioni e delle chiese per rinnovare il concetto di famiglia, di legame e di amore, affinché togliere una vita non sia solo un delitto o un peccato, ma sia soprattutto una vergogna.


di Mario Volpe


Share

Tutti gli articoli

Autore: Felice Massimo De Falco 3 novembre 2025
Anna Poerio Riverso non scrive una biografia: tesse un arazzo familiare dove ogni filo è un documento inedito, ogni nodo un’emozione trattenuta. Con rigore accademico e pudore affettivo, l’autrice ci guida tra lettere autografe, poesie manoscritte, atti processuali, fino a farci toccare la carta ingiallita su cui Carlo, incatenato, annotava: «La catena è pesante, ma più pesante è il silenzio di chi sa e tace». In sole 128 pagine, dense come un distillato di storia vissuta, il volume si articola in capitoli che si intrecciano come i rami di un ulivo secolare, radicato nel suolo meridionale proteso verso l’epica nazionale. Ma un solo luogo accoglie per sempre i resti di una Famiglia di Patrioti: Pomigliano d’Arco. Potremmo chiamare Pomigliano in mille modi: Stalingrado del Sud per le sue lotte operaie, città di solerti lavoratori, terra di grandi figli come il presidente della Repubblica Giovanni Leone e tanti altri. Ma quando il sole tramonta dietro il Vesuvio e il vento passa tra le croci del cimitero, Pomigliano d’Arco resta la città dei Poerio e degli Imbriani. Perché qui non è sepolto solo il loro corpo: è sepolta la parte migliore di noi.
Autore: Giovanni Amitrano 23 ottobre 2025
"Chi come me ha attraversato grandi difficoltà mi affascina perché dentro di sé custodisce un sapere che non si trova nei libri: quello di chi ha sofferto, ha resistito e, nonostante tutto, ha continuato a vivere".
Autore: Valentina Manon Santini 23 ottobre 2025
Mercificare il dolore significa offendere tutte le donne che hanno subito davvero violenza — nelle mura domestiche, negli affetti, sul posto di lavoro. Anche chi, come me, ha conosciuto la violenza psicologica: la minaccia di isolamento, il tentativo di ridurti al silenzio, il ricatto sottile che ti vuole annientare, di chi ti dice “ti faccio terra bruciata, non lavorerai più. Questa è pornografia del dolore.
Autore: Felice Massimo De Falco 22 ottobre 2025
In un mondo che corre affannosamente verso l’oblio, dove il tempo divora le tracce dell’esistenza umana come un fiume in piena, Vera Dugo Iasevoli emerge come una guardiana della memoria collettiva. In questo libro, la professoressa non solo documenta fatti, ma infonde un’anima esistenzialista: il cimitero è “un silenzio che parla”, un “dormitorio” in attesa dell’alba eterna, un monito contro l’oblio. Valorizzando Pomigliano d’Arco – terra di patrioti, fede e resilienza – e i suoi avi, l’autrice ci invita a camminare tra le lapidi non come visitatori, ma come eredi di un’eredità immortale. Un’opera avvincente, essenziale per chi cerca radici nel flusso dell’esistenza: sì, si può fare, e si deve leggere.
Autore: Felice Massimo De Falco 5 ottobre 2025
In un’epoca in cui l’essere umano si riduce a un curriculum di successi effimeri, Vincenzo Siniscalchi emerge dal racconto di Domenico Ciruzzi non come un avvocato illustre – il “Maradona del codice penale” , potremmo definirlo con un’immagine che evoca dribbling geniali tra le maglie intricate della legge –, ma come un’esistenza autentica, un Sisifo napoletano che spinge il suo macigno non su per la collina del Palazzo di Giustizia, ma attraverso i vicoli della condizione umana, senza la paura di rotolare giù.
Autore: Redazione 19 settembre 2025
«Io non so perché mi sta succedendo questa cosa, so soltanto che ogni volta che guarisco qualcuno perdo un senso».
Autore: Marianna Marra 30 agosto 2025
Il film non si limita a rappresentare un caso isolato, ma dispiega inevitabilmente il racconto di realtà drammatiche più ampie che, con minuzia di particolari e sfumature emozionali, si fanno corpo e carne attraverso lo schermo.
Autore: Redazione 7 agosto 2025
Sorella Morte è un romanzo che sfida il lettore a confrontarsi con il mistero della vita e della morte, intrecciando il razionale e l’irrazionale in una narrazione avvincente. Il romanzo lascia una domanda esistenziale che risuona oltre le sue pagine: Se il male è un’eredità che scorre nel sangue, possiamo davvero sfuggire al nostro destino, o siamo condannati a ripetere gli errori dei nostri antenati?
Autore: Marianna Marra 28 luglio 2025
"Uno Stato laico deve dare ai cittadini la possibilità di decidere della dignità della propria vita e della propria morte."
Autore: Iazzetta Giuseppe 23 luglio 2025
This is a subtitle for your new post
Altri post