Intervista a Sergio Costa (M5S): "Il 10 giugno l'area progressista si riunisca e lanci un messaggio forte alla Meloni"

Felice Massimo De Falco • 7 giugno 2024

"Io penso che da lunedì 10 giugno, ad urne chiuse, l’area progressista (Pd, M5S, Verdi, la galassia progressista) debba riunirsi intorno ad un tavolo e trovare quei punti di contatto per costruire un progetto comune sui punti che ci uniscono, cercando soluzioni sulle cose che ci differenziano. La sfida vera è questa: si può fare se tutta l’area progressista domani e domenica avrà un risultato significativo perché si dà un messaggio alla Meloni: noi non ti crediamo più".

Sergio Costa è nato a Napoli nel 1959, laureato in Scienze Agrarie, con un master in Diritto dell'ambiente. È stato Comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato - Campania, fino allo scioglimento del corpo stesso il 31 dicembre 2016,  è stato Generale dell'Arma dei Carabinieri, ora è in pensione. Una lunga esperienza nella lotta ai clan e alle ecomafie, ha rivelato l'esistenza della Terra dei Fuochi in Campania e della discarica dei rifiuti nel territorio del Parco Nazionale del Vesuvio. E' stato Ministro dell'Ambiente per il Movimento Cinque Stelle nel Governo Conte. Attualmente ricopre la carica vicepresidente della Camera.

Lo abbiamo intervistato su alcuni temi centrali del dibattito politico italiano. Ecco le sue parole


- On. Sergio Costa, partiamo da un tema caro al M5S, la pace. L’Ucraina attacca la Russia con armi occidentali, quali conseguenze ci saranno?

 

Partiamo dal presupposto che l’aggressore è la Russia e colui che è in sofferenza è l’Ucraina: sembra ovvio, ma è bene puntualizzarlo. Il tema adesso è cosa farà l’Onu: l’Onu deve intervenire per una conferenza di pace internazionale che metta allo stesso tavolo Russia e Ucraina; per potermi mettere allo stesso tavolo, c’è un passaggio importante da fare, cioè il cessate il fuoco. Non si può parlare di pace se si continua a bombardare. I Paesi europei, aggiungo, devono trovare una posizione politica unica in questa conferenza, altrimenti s’indebolisce la volontà di fare la pace. Credo che non esistano percorsi alternativi.

 

- Giorgia Meloni e Giorgetti si accordano per il Patto di Stabilità che significherebbe stagioni di austerity. Intanto la Premier dice il M5S ha falcidiato le casse dello Stato con Reddito di Cittadinanza e Superbonus. Cosa risponde?

 

Io faccio considerazioni sia tecniche che politiche: come mai col Superbonus, il Pil italiano ha avuto l’impennata storica maggiore dal dopoguerra arrivando al 13%? Il Superbonus serviva per far riprendere il Paese in un momento storico come la post-pandemia, aveva come scopo quello di accelerare l’economia. E’ chiaro che, successivamente, sarebbe stato rigenerato a condizioni d’ingaggio diverse. Se il Superbonus ha falcidiato le casse dello Stato, come mai il ministro Giorgetti, che era in maggioranza, lo ha accettato insieme a tutta la Lega e la stessa Meloni ha detto che era un’ottima cosa affermando che lei non avrebbe mai avuto gli esodati del Superbonus, e ora come mai questo provvedimento distrugge le casse dello Stato? Ora ci saranno le “case green” che non è null’altro che un Superbonus: vuol dire che anche l’Europa ci crede.

 

- Dove si trovano i soldi?

 

Tassando le grandi società all’interno dell’UE: per esempio, perché Stellantis fa base produttiva in Olanda? Perché lì paga il 15% di tasse. Ma è giusto nei confronti degli altri Paesi Ue? Allora serve una politica fiscale comune.

 

- Per quanto riguarda il Reddito di Cittadinanza cosa risponde?

 

Il Reddito ha fatto in modo che la povertà fosse limitata, controllata il più possibile. Ha dato la possibilità a tanta gente di sopravvivere con un minimo di dignità. E’ chiaro che è mancato il passaggio successivo, cioè la ricerca del lavoro, ma intanto ha aperto un paracadute a chi non aveva niente da mangiare. Il Reddito è presente in tutta Europa: il tema allora non è cancellare il Reddito di Cittadinanza, ma quello di attivare le politiche per il lavoro che vuol dire formazione, banche dati comuni tra Regioni e Province, in modo tale che la ricerca del lavoro si incroci con la domanda. Dico alla Meloni: migliora il reddito, arricchiscilo, non cancellarlo. E’ solo perché l’abbiamo fatto noi?

 

- Sulla riforma della giustizia ed il premierato cosa pensa?


Io sono stato un Generale dei Carabinieri, ho frequentato a lungo il mondo della magistratura. La maggiore garanzia che ha un cittadino è nel momento in cui la magistratura è affrancata dal Governo. Il tema non è che la magistratura non funziona, ma piuttosto la lungaggine del sistema delle cause e della gestione della giustizia: non è possibile aspettare 10 anni per avere giustizia o che molte cause vadano in prescrizione. Così la gente non percepisce il senso di giustizia e questo non si risolve separando le carriere dei magistrati, ma con l’assunzione di più magistrati, assistenti giudiziari, cancellieri, un sistema telematico rapido. Per quanto riguarda il Premierato, perché esso non è presente in nessun Paese del mondo? Vuol dire che qualche rischio potenziale di deriva c’è. Quando si cambia l’articolazione dei poteri, si deve fare in modo che essi siano in equilibrio. Se la Meloni ci tiene alla stabilità del Governo, allora la cosa più semplice da fare, come dicono i costituzionalisti, è la sfiducia costruttiva: ovvero, un Governo non cade fin quando non c’è un’alternativa certa. Questo significa bloccare al 90% gli artifizi dei partiti e dare chiarezza al cittadino. Il Premierato, cos’è com’è, è una risposta sbagliata ad un problema reale.

 

- Domani e domenica si vota: in caso di percentuali minori o maggiori rispetto alle aspettative, cambierà il vostro rapporto col Pd?


Non è questione di numeri: è chiaro che ci auguriamo il miglior risultato possibile perché ci sono temi importanti da portare in Ue come il RdC europeo, la tutela dell’ambiente, un nuovo sistema fiscale, lo stop alle armi, strategie pace. Io penso che da lunedì 10 giugno, ad urne chiuse, l’area progressista (Pd, M5S, Verdi, la galassia progressista) debba riunirsi intorno ad un tavolo e trovare quei punti di contatto per costruire un progetto comune sui punti che ci uniscono, cercando soluzioni sulle cose che ci differenziano. La sfida vera è questa: si può fare se tutta l’area progressista domani e domenica avrà un risultato significativo perché si dà un messaggio alla Meloni: noi non ti crediamo più.


- Quindi il campo largo resta in voga?


E’ un progetto da difendere ma, appunto, una visione comune non un assemblaggio di sigle. E’ chiaro che io spingo oggi per la visione del M5S.

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