La Bossi-Fini, una legge da cambiare se si vuole immigrazione regolare
Come è noto questa legge in materia di immigrazione, entrata in vigore il 10 settembre del 2002, oltre ad avviare le procedure restrittive ha segnato anche l'inizio di procedure per la regolarizzazione di colf, badanti e lavoratori non in regola. In sintesi, le principali novità della legge furono le seguenti: espulsioni con accompagnamento alla frontiera; permesso di soggiorno legato ad un lavoro effettivo; inasprimento delle pene per i trafficanti di esseri umani; sanatoria per colf, assistenti ad anziani, malati e diversamente abili, lavoratori con contratto di lavoro di almeno 1 anno; uso delle navi della Marina Militare per contrastare il traffico di clandestini.

Qualche giorno fa le parole del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano hanno posto l’accento sulla necessità di una modifica radicale della legge cd. Bossi-Fini.
Come è noto questa legge in materia di immigrazione, entrata in vigore il 10 settembre del 2002, oltre ad avviare le procedure restrittive ha segnato anche l'inizio di procedure per la regolarizzazione di colf, badanti e lavoratori non in regola. In sintesi, le principali novità della legge furono le seguenti: espulsioni con accompagnamento alla frontiera; permesso di soggiorno legato ad un lavoro effettivo; inasprimento delle pene per i trafficanti di esseri umani; sanatoria per colf, assistenti ad anziani, malati e diversamente abili, lavoratori con contratto di lavoro di almeno 1 anno; uso delle navi della Marina Militare per contrastare il traffico di clandestini.
In realtà, parliamo di una normativa che corrispondeva più a un manifesto elettorale che non ad un tentativo di soluzione dei problemi concreti a fronte dei quali si era allora costretti a periodiche regolarizzazioni di massa (anche attraverso l’estensione dei decreti flussi annuali). La legge modificava il Testo unico n.286 del 1998 nel quale era confluita la precedente legge 40 dello stesso anno, rendendo sempre più precaria la condizione degli immigrati residenti in Italia, introducendo, dopo l’abrogazione dell’istituto dello sponsor, condizioni di maggiore rigore per il loro ingresso legale e sanzioni penali rafforzate in materia di agevolazione dell’ingresso irregolare.
Venivano previsti nuovi centri di detenzione e si prolungava la durata del trattenimento amministrativo. Si deve ricordare peraltro come già la legge Turco-Napolitano prevedesse i centri di detenzione, allora chiamati Centri di permanenza temporanea e assistenza (CPTA) per facilitare il meccanismo delle espulsioni, senza rispettare il sistema di garanzie imposto dalla nostra Costituzione. E infatti nel 2001 dovette intervenire la Corte costituzionale, con la fondamentale sentenza n.105, per affermare, in base all’art.13 della Costituzione, il principio della necessaria convalida giurisdizionale in qualunque ipotesi di allontanamento forzato dello straniero irregolare dal territorio dello Stato. Con specifico riferimento alla tormentata attuazione della Bossi-Fini non si possono dimenticare i numerosi interventi della Corte Costituzionale, in particolare con le sentenze n. 222 e 224 del 2004 in materia di limitazioni della libertà personale e di mancata convalida giurisdizionale prima dell’accompagnamento forzato in frontiera.
La legge Bossi Fini semplificava il regime degli allontanamenti forzati e avviava i processi di esternalizzazione dei controlli di frontiera con previsioni che rinviavano ad accordi di riammissione, ma anche di respingimento, con paesi terzi, anche quando questi paesi non rispettavano i diritti fondamentali della persona, come nel caso dell’Egitto e della Libia.
I tentativi di tornare ad una legislazione maggiormente equilibrata nella direzione di una salvaguardia dei diritti fondamentali della persona si sono sempre scontrati in ambito parlamentare: da una parte i diritti della persona, ed in primis il diritto di asilo, voluti certamente da tutte le forze politiche, dall’altra la necessità di consentire un ingresso regolare finalizzato essenzialmente al lavoro.
In questo scontro, purtroppo, è risaltata in maniera determinante la guerra “mediatica”, che purtroppo stiamo vivendo in queste ore, e le campagne giudiziarie contro i soccorsi umanitari nel Mediterraneo centrale che hanno spesso oscurato le questioni legate alla riforma delle leggi in materia di immigrazione e asilo.
Ecco perché la cosiddetta legge Bossi Fini va cambiata, proprio perché è mutata profondamente l’origine del fenomeno migratorio. Come ha recentemente detto lo stesso Gianfranco Fini, oggi, rispetto a vent’anni fa, l’immigrazione ha dimensioni globali ed è sempre più correlata al dovere morale, oltre che al diritto internazionale, di garantire il diritto d’asilo a chi fugge da guerre, rischi di genocidio, catastrofi naturali, violazioni di massa dei diritti fondamentali dell’uomo.
Ed in particolare, a proposito della proposta di modifica della legge avanzata da Alfredo Mantovano, il fondatore di An spiega che governare il fenomeno migratorio “non significa più solo decidere chi e come può arrivare legalmente in Italia e in Europa, ma soprattutto come e dove arginare, e in prospettiva fermare, una emergenza sociale che ha dimensioni globali e costi, in termini di vittime ancor prima che materiali, senza precedenti”.
di Giovanni Passariello