Lessico e Politica, l'importanza di un linguaggio rispettoso delle istituzioni

Vera Dugo Iasevoli • 31 maggio 2024

Un tempo gli individui che occupavano posti di grande prestigio e responsabilità, erano visti come persone dalla cultura, avvedutezza, saggezza, equilibrio, educazione, al di sopra della media e, quindi, ci si rivolgeva a loro con circospezione e quasi reverenza nei modi e nel linguaggio, perché degni di rispetto e di stima.

di Vera Dugo Iasevoli


Il linguaggio è importante! Fa parte dello stile di vita, del modo di pensare, di essere, di agire di ognuno di noi. Il linguaggio, insomma, non è qualcosa di avulso dalla nostra personalità, dal nostro modo di vivere e di interagire e rapportarci con gli altri. Il linguaggio è anche metafora di rispetto e stima (o meno) per la persona verso la quale ci si rivolge.

Il linguaggio, oggi in Italia (ma, forse, addirittura nel mondo?), è trasceso da parte dei più, tanto da essersi ridotto ad un modo di esprimersi infarcito di turpiloqui.


Tale involgarimento del modo di rivolgersi ad altri è penetrato nella nostra società a tutti i livelli, salendo man mano dal basso verso l’alto, fino ad arrivare a coinvolgere anche persone insospettabili, al riguardo, e, cioè coloro che dovrebbero rappresentare, nel modo di vivere e di esprimersi, un esempio per tutti. Un tempo, infatti, gli individui che occupavano posti di grande prestigio e responsabilità, erano visti come persone dalla cultura, avvedutezza, saggezza, equilibrio, educazione, al di sopra della media e, quindi, ci si rivolgeva a loro con circospezione e quasi reverenza nei modi e nel linguaggio, perché degni di rispetto e di stima.


Insomma, il rispetto per l’altro in generale e, massimamente, per chi incarnava un ruolo apicale o istituzionale, era d’obbligo e nessuno si sarebbe mai sognato di inveire volgarmente nei confronti di un personaggio della cultura o della politica, del passato.


Oggi, che il mondo viaggia su binari diversi e tutti si sentono in diritto, specie attraverso i social, di giudicare e, magari, di appellare in maniera volgare, mancando di rispetto, nei fatti e nelle parole, a chiunque, si è arrivati, purtroppo, ad assalire verbalmente il vigile urbano, a ribellarsi al poliziotto, ad alzare le mani su medici, insegnanti, presidi e a non avere più alcun rispetto, quindi, per i ruoli istituzionali, per cui, è stato facile arrivare a non averne neanche per i politici, arrivando ultimamente ad insultare, addirittura, il Presidente del Consiglio. Ora, una riflessione è d’obbligo!


E’ stato, a suo tempo, eliminato dal codice penale il reato di: “offesa a pubblico ufficiale”. Quindi nessuno può “condannare” giuridicamente chi lo fa. Tuttavia la “condanna” può essere sociale.

Specialmente in questo periodo storico, in cui si sbandiera tanto il cosiddetto: “politicamente corretto”, mi meraviglio che nessuno abbia stigmatizzato il comportamento del Presidente della Regione Campania, che ha indirizzato, nei confronti del “nostro”, “vostro”, di “tutta l’Italia”, Presidente del Consiglio democraticamente eletto, un volgarissimo epiteto.

E, massimamente, in quanto tale ruolo è ricoperto da una persona di genere femminile; genere che, mai come in questo periodo storico, è stato tanto difeso da quelle discriminazioni, che tendono a coinvolgere la figura di donna in quanto tale, o per il suo fisico o per il suo comportamento.

 

Dunque, sarebbe ora che si rientrasse un po’ nei ranghi, sia nel linguaggio che nelle azioni, da parte di tutti, evitando le dilaganti cadute di stile, e che si ritornasse a rispettare chi occupa un alto ruolo istituzionale, al di là delle diverse ideologie personali o partitiche, attraverso un confronto/scontro, che risulti, però, sempre corretto, civile, educato e rispettoso.

Altrimenti ci si vedrà costretti, per controbattere ad armi pari, a dover discendere a livello di coloro che ti offendono, applicando il vecchio detto: “a mali estremi, estremi rimedi”, così come è stata costretta a fare: non “la Meloni”, non “Giorgia”, ma la nostra “Presidente del Consiglio Giorgia Meloni”.


L’Italia sana, equilibrata, ben pensante, si aspetta un cambio di rotta, specie nell’ambito politico; diversamente, se si continua così, prima o poi, ci potrà essere qualcuno che, magari, si permetterà, addirittura, di insultare e offendere anche il Papa o il Presidente della Repubblica.


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