Matilde Andolfo (giornalista e scrittrice): "Dopo Draghi nessuno sarà mai all'altezza"

Felice Massimo De Falco • 27 agosto 2022

Matilde Andolfo (giornaalista e scrittrice): Dopo Draghi nessuno sarà mai all'altezza"

La situazione finanziaria e sociale dell’Italia è deficitaria. Era opportuno andare al voto?


Assolutamente no. Mandare a casa un uomo autorevole come Mario Draghi ex governatore della Bce che ha avuto il merito di farci recuperare credibilità in Europa e nel mondo, in termini anche politici, è stata una follia che sconteremo nei prossimi mesi. Il tutto per il gioco cinico dell’alternanza, per un giochetto di convenienze e opportunismi. Chiunque verrà dopo Draghi non sarà mai all’altezza 


Quale tipo di governo riuscirà a fermare questo tsunami sociale?


La questione non è il “tipo” di governo, ma l’azione di governo che dovrebbe essere un’azione rivoluzionaria. Fino a questo momento destra e sinistra non hanno ispirato un vero modello di cambiamento. Aumentano il debito pubblico e la spesa. L’assistenzialismo non sarà mai la risposta alla povertà. E la crisi economica non si sconfigge soltanto con i soldi erogati per arginare il rincaro delle bollette. La spaventosa crisi energetica e del gas che, tengo a sottolineare, è giunta prima della guerra in Ucraina - che di certo l’ha acuita - rischia di far fallire innumerevoli imprese anche solide. Inascoltato è stato l’allarme di Confindustria come ha detto anche il presidente Carlo Bonomi in una intervista al Corriere della Sera.


 Prova a fare un ritratto di Giorgia Meloni


Giorgia Meloni è non soltanto il leader di Fratelli d’Italia, ma oggi, a 45 anni, si ritrova ad essere il leader del partito che guida la coalizione di centro destra con 98 collegi ottenuti, rispetto ai 70 della Lega, ai 42 di Forza Italia e agli 11 di Noi Moderati. Negli ultimi governi, al contrario dei suoi alleati, Salvini e Berlusconi, Giorgia Meloni è stata irremovibile restando all’opposizione. Una scelta che adesso si rivela essere decisiva e vincente secondo i sondaggi. Caparbia, tenace e molto attenta ad intercettare i consensi la Meloni, restando all’opposizione, ha giocato la sua partita facendo propri i malumori e i bisogni di una grande fetta di cittadini che si sono ritrovati ad affrontare tutte le conseguenze della pandemia, della crisi economica che attanaglia sia le imprese che le famiglie. Prima dell’avvio della campagna elettorale ha fatto suoi i temi come l’abolizione del reddito di cittadinanza e l’intento di chiedere le modifiche del pnrr. Solo sull’Europa ha corretto il tiro lanciando messaggi rassicuranti all’estero. Ma Giorgia Meloni resta un personaggio che divide. Criticata non soltanto dalla sinistra politica ma anche da una bella fetta della società civile che inorridisce rispetto a certi temi in cui la Meloni ha mostrato una visione estremistica, le minoranze, gli immigrati, la difesa delle categorie deboli e ai margini della società. Infine gli scivoloni. A campagna elettorale avviata si è già messa in luce per le polemiche scaturite da alcune sue uscite sui social come il video della donna violentata a Piacenza e le dichiarazioni sulla definizione di devianza estesa a malattie come i disturbi del comportamento alimentare. Di certo sono due vicende che non hanno restituito simpatia al personaggio 


Ti piacerebbe un premier donna?


Mi piacerebbe un premier capace, a prescindere dal sesso. Certo che è difficile pensare che in Italia non via siano personalità di grande caratura appartenenti al genere femminile 


 Meloni corre, gli altri inseguono. Sarà il leitmotive della campagna elettorale? 


Basare una campagna elettorale per demolire Giorgia Meloni contrapponendosi al centro destra per dire soltanto che l’Italia è antifascista è oltremodo sbagliato.  Giorgia Meloni siederà a Palazzo Chigi? Chi lo sa. Di certo il centro sinistra deve darsi da fare non soltanto con i proclami antifascisti, ma dando vita a un programma serio che induca il cittadino a essere convinto al di là del voto di protesta. Anche il neonato terzo polo di Calenda e Renzi, se regge bene elettoralmente e si costituirà in partito, potrà certo dire la sua. Insomma credo che non bisogna mai dare nulla per scontato. Tutto dipenderà anche dai numeri che il premio di maggioranza potrà attribuire al vincitore: una quantità di seggi parlamentari da non permettere giochini e giochetti. Abbiamo visto negli ultimi governi il ruolo delle alleanze giocato da partiti e movimenti come i Cinque Stelle, la Lega e Forza Italia.


 Ti è piaciuta la gestione delle candidature di Letta? 


Nulla di più e nulla di meno della gestione che ha guidato tutti i leader di partito che in pratica, grazie alla scellerata legge elettorale il cd Rosatellum, che di fatto limita l’espressione di voto democratica dell’elettore di scegliere il proprio candidato, hanno già deciso chi mandare al Parlamento. E dai nomi che compongono le liste tra familismi, nepotismo e personaggi che di politico non hanno nulla ma che si associano a temi di grande attualità come la pandemia si comprende bene che il popolo non sarà ben rappresentato. Tantissimi i politici sacrificati anche a causa del taglio dei parlamentari, saranno eletti 400 deputati e 200 senatori. Una riduzione che non mortifica la casta ma sottrae al popolo sovrano la rappresentatività. 


Gridare al pericolo nero paga?


È riduttivo. L’Italia non sarà mai più un Paese fascista. Basare una campagna elettorale solo per contrastare il “pericolo nero” proveniente dal centro destra è una scelta fallimentare. Così come fallimentari sono le narrazioni su temi quali il covid. Bisogna guardare avanti e dare soluzioni sulle crisi che l’Italia sta attraversando: disoccupazione, terzo settore, sanità, rincari e crisi energetica.


Calenda e Renzi quanto dureranno assieme? 


Se saranno bravi a superare personalismi e ambizioni potranno realmente fondare un partito di centro liberale e progressista 


In un contesto polarizzato ha senso il Centro?


Ha senso perché l’attuale sistema elettorale è deficitario e imperfetto. Una legge che va assolutamente cambiata se vogliamo restituire al popolo il potere democratico di decidere i suoi rappresentanti e chi mettere al governo. Se la legge attuale avesse garantito il maggioritario perfetto il bipolarismo avrebbe avuto ragione di esistere: due soli candidato di due opposti schieramenti ed espressione di quel territorio. Vince chi prende anche un voto in più. Punto. Ma la riduzione dei parlamentari ha creato una falla nel sistema dei collegi uninominali con l’allargamento dei territori in aree vastissime e incontrollate e con nomi calati dall’alto. Così nell’ uninominale potremmo avere non due, ma tre, quattro, cinque sfidanti. Nel proporzionale, il sistema con cui vengono eletti i due terzi di deputati e senatori, il bipolarismo è ancora più improponibile. Ecco che si fa largo il terzo polo. Del resto mettere insieme Azione di Calenda e Si di Fratoianni sarebbe stato impossibile e non soltanto per le divergenze sull’agenda Draghi e l’allargamento della Nato.


Che scenario t’immagini ex post? 


A prescindere da chi vincerà prevedo uno scenario di lacrime e sangue dove, ancora una volta, a pagarne il prezzo saranno gli italiani. Che già stanno facendo i conti con il rincaro delle bollette e l’aumento delle tasse e del costo della vita. Gli aumenti si registrano ovunque ed è un dato di fatto mentre gli stipendi, le pensioni sono immutati. Il pnrr da solo non basta a fronteggiare la crisi che stiamo vivendo, una delle peggiori di questo millennio.


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