Nomine e meritocrazia, la sfida di Giorgia Meloni

Velleca Donato • 15 aprile 2023

A sinistra, purtroppo, permane ancora il concetto di appartenenza e fedeltà. Le scelte per i vertici di organizzazioni, Enti e aziende, maggiormente, sono ancorate a valutazioni di lealtà e a lunghe militanze con scarsa attenzione al merito. Tale situazione ha, per lungo tempo, parzialmente immobilizzato il sistema, arrestando processi di crescita e di evoluzione economica e in qualche caso arrecando vistosi danni per comportamenti non sempre idonei alle circostanze ma coerenti agli ideali di appartenenza.

I vertici delle cinque partecipate pubbliche di maggior rilievo sono arrivati: all'Enel vanno Flavio Cattaneo come amministratore delegato e Paolo Scaroni alla presidenza. L'ex ministro Roberto Cingolani è invece il nuovo amministratore delegato di Leonardo, Stefano Pontecorvo assume il ruolo di presidente. In Eni Claudio Descalzi resta amministratore delegato, mentre alla presidenza arriva Giuseppe Zafarana. Matteo Del Fante viene confermato amministrato delegato delle Poste, la presidente sarà Silvia Rovere.


Con le nomine fatte la Meloni sembra coerente sul metodo e sulla bontà della meritocrazia che applica al sistema di valutazione e valorizzazione degli individui esclusivamente il riconoscimento del loro merito, caratteristica della società liberista. Dall'opposizione non ci sono state critiche, riconoscendo così la validità delle scelte fatte. Un ottimo risultato per il governo, impegnato in scelte strategiche sulle grandi aziende, che ha premiato le competenze integrando "mix di continuità e rinnovamento".


In questa prima tornata sono stati scelti manager di assoluta qualità, non espressione di partiti politici o di fede ideologica, ma rappresentanti della società attiva e laboriosa e quindi patrimonio della nazione.

La meritocrazia è un concetto che dovrebbe essere basilare in ogni organizzazione e, in generale, sui luoghi di studio e di lavoro. Un governo di successo diventa infatti tale solo se riesce a sfruttare le idee migliori. Ed è impossibile sfruttare le idee migliori senza valorizzare e riconoscere il talento.


Negli anni ci eravamo abituati a scelte ancorate all'appartenenza e alla fedeltà, ovvero alla considerazione della relazione che sussiste fra un soggetto di un'organizzazione e l'organizzazione stessa, e la costante rispondenza alla fiducia accordata e alle dinamiche del partito per l'impegno liberamente assunto.


A sinistra, purtroppo, permane ancora il concetto di appartenenza e fedeltà. Le scelte per i vertici di organizzazioni, Enti e aziende, maggiormente, sono ancorate a valutazioni di lealtà e a lunghe militanze con scarsa attenzione al merito. Tale situazione ha, per lungo tempo, parzialmente immobilizzato il sistema, arrestando processi di crescita e di evoluzione economica e in qualche caso arrecando vistosi danni per comportamenti non sempre idonei alle circostanze ma coerenti agli ideali di appartenenza.

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