PNNR vuol dire anche una sanità migliore

Francesco Urraro • 13 settembre 2022

PNNR vuol dire anche una sanità migliore

La Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) riguarda la salute. Gli investimenti previsti in quest’ambito sono volti a favorire un potenziamento del sistema sanitario, dopo che la diffusione della pandemia da COVID-19 ha fatto emergere con evidenza drammatica alcune già note carenze del Servizio sanitario nazionale (SSN).

Quest’ultimo, fotografato poco prima dell’emergenza sanitaria, se messo a confronto con i sistemi degli altri paesi industrializzati mostrava una spesa contenuta rispetto agli indicatori di esito (speranza di vita, mortalità evitabile, ecc.), ma le tensioni che lo attraversavano apparivano già allarmanti e le risposte insufficienti. Già prima della diffusione della pandemia le maggiori criticità riguardavano: la dotazione di personale, fortemente ridimensionata nell’ultimo decennio, con una riduzione di più di 40.000 dipendenti a tempo indeterminato; il divario nella quantità e qualità dei servizi forniti dalle singole Regioni, legato sia alla diversa dotazione infrastrutturale, sia a capacità di programmazione e gestionali non omogenee; l’insufficiente compensazione del ridimensionamento dei servizi ospedalieri ordinari con un rafforzamento di quelli territoriali, soprattutto in alcune Regioni; le difficoltà di accesso fisico (liste di attesa) ed economico alle cure, lo spostamento della domanda verso il privato, che potrebbe rappresentare un fattore di disgregazione e mettere in discussione l’universalismo; i meccanismi di assimilazione del progresso tecnico nel SSN.


L’emergenza sanitaria ha contribuito a palesare, oltre ai problemi legati agli squilibri geografici e alle carenze dell’assistenza territoriale, quelli relativi alle strozzature nell’offerta dei servizi ospedalieri (soprattutto con l’affollamento dei servizi di pronto soccorso), alla scarsità di alcune figure nell’ambito del personale sanitario (in particolare, anestesisti, medici di emergenza-urgenza e infermieri), alla mancata attenzione alla prevenzione e allo scarso impegno pubblico nella ricerca.

il PNRR dedica alla Missione Salute 15,63 miliardi, di cui quasi 3 relativi a progetti in essere, 9,6 per nuovi interventi e 3 del Fondo per lo sviluppo e coesione (FSC). In aggiunta vi sono ulteriori 2,89 miliardi alle cure o verso il privato.


Oltre ai finanziamenti di cui si è detto, altre risorse dovrebbero contribuire al raggiungimento degli obiettivi in campo sanitario e al potenziamento del Servizio sanitario nazionale (SSN).

Si tratta innanzitutto di quelle assicurate da REACT-EU4 − un programma che rientra nel Next Generation EU (NGEU) e integra il PNRR − indicate inizialmente in 1,71 miliardi, utilizzati per dare copertura finanziaria ad alcuni interventi previsti dalla legge di bilancio per il 2021 (borse di studio per contratti di formazione specialistica, reclutamento di personale sanitario e fondo vaccini). Con le prime tranche sono stati finanziati interventi per 1,345 miliardi e nel 2022 sono stati concessi ulteriori 400 milioni. Inoltre, si ricorda che 625 milioni sono stati attribuiti alla sanità attraverso il PON Salute, rivolto a contrastare la povertà sanitaria, recuperare i ritardi sugli screening oncologici nel Mezzogiorno, rafforzare i servizi per la salute mentale e la medicina di genere. Diverse sono le difficoltà da affrontare per realizzare gli interventi pianificati. 


In primo luogo, i tempi di realizzazione programmati appaiono piuttosto brevi, anche tenendo conto del fatto che questa intensa ripresa dell’attività di investimento in campo sanitario segue un periodo di forte ridimensionamento, appena interrotto negli ultimi anni. La capacità di progettazione e realizzazione delle Regioni dovrebbe migliorare significativamente per garantire l’attuazione del PNRR. Nel confronto tra i livelli di governo sui vari passaggi per l’attuazione del PNRR emerge spesso questa preoccupazione, che si traduce nel tentativo di definire rigorosamente tempistiche e processi.


Si veda Corte dei Conti (2021), “Rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica”.

In secondo luogo, va considerata la questione legata alla necessaria costruzione, nella cornice nazionale in via di definizione, dei diversi modelli regionali. Infatti, non sarà banale innestare le innovazioni del PNRR nei diversi servizi sanitari regionali (SSR), garantendo ovunque l’applicazione dei nuovi standard dell’assistenza territoriale e l’attuazione di tutti gli investimenti. In alcuni SSR, riforme simili a quelle proposte sono state già avviate; in altri casi ci si è mossi in direzione diversa. In altri casi ancora una certa inerzia nell’evoluzione dei sistemi regionali, accompagnata alla scarsità di risorse, a sua volta legata anche alla priorità attribuita al riequilibrio dei bilanci, ha frenato in passato l’evoluzione verso sistemi più completi e moderni.

 

Il sentiero tra standard nazionali e autonomia regionale è stretto, come mostra in particolare il controverso processo di approvazione della riforma della sanità territoriale. Come si vedrà, infatti, tale riforma è stata realizzata malgrado il mancato accordo in Conferenza Stato-Regioni e la qualificazione degli aspetti del nuovo Regolamento da essa introdotto che devono necessariamente essere considerati.

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