Pomigliano, c'è confusione sotto al cielo

Felice Massimo De Falco • 8 marzo 2023

Grande è la confusione sotto il cielo”, affermava Mao Zedong, “quindi la situazione è eccellente!”. Mao si riferiva al caos della società cinese, all’inizio degli anni Sessanta, che avrebbe favorito il suo moto rivoluzionario.

Grande è la confusione sotto il cielo”, affermava Mao Zedong, “quindi la situazione è eccellente!”. Mao si riferiva al caos della società cinese, all’inizio degli anni Sessanta, che avrebbe favorito il suo moto rivoluzionario. Oggi, invece, la grande confusione che viviamo alimenta lo spiazzamento di un popolo, quello pomiglianese, e rende la situazione politica molto difficile da decifrare.Pomigliano è al cospetto di un caos digrandi dimensioni. Tutti contro tutti.


Se dovessimo registrare le sistole e le diastole dell’humus popolare, ci vorrebbe un cardiologo da premio Nobel. A noi umili commentatori non resta che l’osservazione e la valutazione dei fatti. E quest’ultimi disegnano una tela del consenso sfilacciata, sfibrata, avvolta su se stessa. L’implosione “inaspettata” della carretta di mare guidata da Del Mastro, se da un lato ha ravvivato gli ardori degli addetti ai lavori, dall’altro ha spiazzato e disilluso quei cittadini che, seppure scontenti dell’andazzo, avevano investito tanto nella svolta storica: mettersi dietro le spalle l’epopea segnata da Lello Russo, stimato ma considerato ormai un cimelio della città da venerare in altri luoghi che non siano quelli del potere.


Scherzo del destino però ha voluto che la scelleratezza del connubio Pd-5 stelle abbiamo rimesso in gioco tutti, anche lui, considerato da Felice Iossa “riserva di Stato”. Rimessa la palla al centro, non tutti sanno quale ruolo giocare e accanto a chi. Il Pd del “coraggioso” Eduardo Riccio pare che non sia autonomo nelle scelte dopo il nuovo corso Schlein al Nazareno che avvicina il Pd di nuovo al redivivo 5 Stelle, con la possibilità imposta e non tanto lontana di un Laboratorio epurato dai sodali di quell’epigono di Luigi Di Maio, che per vincere prendeva con se di tutto, al diavolo la purezza glabra del descamicados andato in malora.


Al centro non c’è quasi niente, se non l’attivismo sferzante di Azione, vicino alle posizioni del civismo di Lello Russo. Italia Viva è una medaglia che qualcuno cerca di appuntarsi per l’occasione ma finora è un cavalluccio senza direzione. Poi c’è un coacervo di liste civiche abbastanza liquide e fluide che si dicono “moderate”, “borghesi”, “liberali”, che fanno la spola tra destra e sinistra odorando chi può vincere. Discorso a parte vale per il civismo partitizzato di Mimmo Leone che accanto alle civiche cerca di fare l’operazione più difficile: aggregare il centrodestra, sdoganarlo culturalmente e numericamente in città e chiudere i conti con la storia politica di questa città i cui interpreti hanno spesso scimmiottato l’essere di sinistra come gallone da appuntarsi al petto non avendo neppure un trascorso umano di sinistra.


Tranne rare eccezioni, la sinistra è stato lo scotto agrodolce che la città ha pagato per mancanza proprio di veri uomini di sinistra, ma rapaci burocrati di partito che negli anni d’oro del bassolinismo hanno mortificato l’ossario di Berlinguer. Dinanzi a queste immobili acrobazie da salotto, si sciorinano liste, alleanze candidati sindaci ma nessuno ancora riesce a trovare quel quid che li riscatterebbe da notti insonni a pensare come arrivare a piazza Municipio n.1. Il popolo è spiazzato, serve una sutura civica prima che un candidato. C’è una cornice sociale imbarazzante per chiunque: la gente non può pagare l’affitto, deve scegliere se mangiare o curarsi, deve pagare bollette esose, deve portare i figli all’asilo e magari trovargli una sistemazione ludica di pomeriggio, deve comprare libri ai figli, deve vestirli, deve dargli un giocattolo e un futuro mentre il mondo della produzione e del lavoro è fermo e la politica pure. L’astensionismo sarà un’arma di ritorsione potente.

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