Passariello, il vero programma è ricucire rapporto tra cittadini e istituzioni

redazione • 7 marzo 2023

Giovanni Passariello, militante storico radicale ed attualmente membro della presidenza della Marianna, associazione politica fondata dall’ex segretario del Partito radicale e già deputato italiano ed europeo Giovanni Negri.

Tra anni 80 e l’inizio degli anni 90 del secolo scorso, sei stato uno dei maggiori esponenti napoletani del Partito radicale di Marco Pannella, promuovendo soprattutto battaglie sulla “giustizia giusta”, a seguito del drammatico caso Tortora, che segnò uno dei punti più bassi della giustizia italiana.


“Il caso Enzo Tortora è stato l’emblema più tragico della giustizia italiana che ha, di fatto, caratterizzato la caduta del rapporto fra cittadini e giustizia. Ciò ha acuito soprattutto la distanza fra cittadini e Stato. Se non ci si fida più delle istituzioni, si mette in gioco la crescita economica e sociale e non ci si riconosce più nella rappresentanza politica delle proprie idee e convinzioni”.


Che tipo di apporto ha dato la città di Pomigliano per le battaglie politiche in quei decenni del secolo scorso?


“Pomigliano è nata da un profondo rapporto fra la cultura popolare contadina e quella espressa da una classe operaia che, al contrario di oggi, ha saputo delineare non solo la difesa delle prerogative salariali, ma anche una crescita sostanziale in termini di rapporto fra Stato e cittadino. Dobbiamo pensare che da quando a Pomigliano fu fondata l’Alfa Romeo, alla fine degli anni 30, e poi dell’Aerfer e infine dell’Alfa Sud, negli anni 70, le cosiddette partecipazioni statali erano prevalenti, e di conseguenza, la classe operaia si interfacciava con uno stato imprenditore che aveva le sue regole e, purtroppo, i suoi interessi elettoralistici. Ma la sostanza delle battaglie non faceva molta distinzione fra Stato “padrone” ed imprenditoria privata. E ciò ha fatto crescere un senso di responsabilità su molti temi sociali”.


Quali sono gli elementi che hanno caratterizzato quella crescita?


“Primo fra tutti, il rapporto con la propria comunità espresso sulla base sia di tradizioni storiche ed intellettuali che avrebbero potuto garantire un futuro migliore accessibile a tutti. E, forse, questa è stata la sintesi migliore dell’avvento di una sinistra pomiglianese in quegli anni che ha saputo interpretare, seppur con alti e bassi, queste esigenze fornendo alla città un cambiamento sostanziale e moderno, a cominciare, ad esempio, dalla rete di metanizzazione, alla raccolta differenziata dei rifiuti, ad una viabilità che, però, si scontrava con un eccesso di urbanizzazione, spesso, devastante, comune a tutta l’area napoletana”.


Cosa è cambiato negli ultimi decenni?


“È mutato il rapporto fra cittadini ed istituzioni. Mentre prima si basava esclusivamente sulla prevalenza di interessi comuni su quelli personalistici – che pure esistevano - oggi il rapporto si è decisamente invertito, con la prevalenza di soli interessi privatistici che non considerano il futuro della collettività, ma solo il proprio futuro. L’ultimo decennio, che ha visto al governo della città una sorta di “centro sinistra/destra”, ha sofferto proprio questo contrasto e queste contraddizioni, pur fondandosi sull’esperienza di chi, come Lello Russo, è stato l’artefice di quella storia positiva negli anni 80”. La fine di quell’accordo, che, a mio avviso, doveva essere implementato con nuove prospettive amministrative e gestionali e rafforzato in termini di professionalità, ha determinato lo sfascio così come riflesso nell’andamento politico generale italiano, ossia l’avvento di un populismo grillino e di un eccesso demagogico che ha affascinato ancora di più l’interesse privato su quello collettivo”.

C’è qualche speranza di sollevamento della politica pomiglianese e di un’inversione di tendenza nell’amministrare la città?

“Purtroppo una parte della sinistra pomiglianese, come quella nazionale, è caduta nel populismo grillino ed oggi si trova in una situazione a dir poco dilaniata, in cui prevalgono interessi particolari. Le vicissitudini che hanno portato alla caduta della maggioranza raffazzonata uscita dalle urne ad ottobre 2020 hanno questa matrice evidente che difficilmente potrà farla risalire. Ma vedo anche molta confusione nelle proposte che si stanno tendando in queste ore per giungere ad un’offerta agli elettori degna di questo nome. Il quadro nazionale incide non poco sulla politica cittadina a scapito della opportunità di adeguare proposte concrete alle reali necessità della città”.


Quale potrebbero essere proposte concrete?


“Innanzitutto far prevalere la politica cittadina su quella nazionale, magari con una rappresentanza che pur rifacendosi a contesti programmatici generali, riferiti sia a partiti di governo che di opposizione, sappia cogliere le reali problematiche sociali che attanagliano la città. Ad esempio, a mio avviso andrebbe fatto un grande patto con le associazioni di imprenditori e commercianti locali, coinvolgendoli direttamente in progetti da attuare nel più breve tempo possibile, a cominciare da una modifica della viabilità che garantisca allo stesso tempo la caduta dell’inquinamento di polveri sottili e uno sviluppo economico, su cui la pandemia ha dato il colpo di grazia. A Pomigliano ci sono strade altamente intasate di traffico urbano e non solo, la cui circolazione andrebbe decisamente migliorata. Via Mauro Leone, via Roma e viale Alfa sono arterie di collegamento intercittadino sulle quali si dovrebbe lavorare per trovare alternative, come circumvallazioni esterne o percorsi alternativi obbligati, consentendo al traffico pesante di non transitare in centro. E poi c’è la situazione di via Napoli e Corso Vittorio Emanuele, per le quali si dovrebbe attivare una Ztl riservata ai soli residenti e con accessi autorizzati a veicoli commerciali per lo scarico e carico merci, fino all’incrocio con la chiesa di San Felice, rendendo l’ultimo tratto fino a piazza Municipio pedonalizzato, con ulteriore sviluppo di attività commerciali”.


Nel centro storico c’è il problema della “movida” nel fine settimana


“Le “movide” notturne, che esistono praticamente in tutte le città italiane ed europee, sono il cuore pulsante della vita giovanile di una città e non solo e, sinceramente, non sono assolutamente contrario, sempre in ossequio, ovviamente, alle normative e al rispetto di tutti. In questo sarebbe utile, a mio avviso, attuare un piano che coinvolga i gestori stessi dei locali al fine di promuovere iniziative culturali che facciano sì che al divertimento si associ anche un pizzico di responsabilità che non farebbe male a nessuno.


Le piste ciclabili hanno aiutato il miglioramento della circolazione?


“Le piste ciclabili senza biciclette non hanno senso. Credo che la loro presenza avrebbe dovuto favorire una scelta di interdizione della viabilità ordinaria a vantaggio del pedale, anche perché i quartieri e i luoghi pomiglianesi sono raggiungibili abbastanza facilmente anche senza autoveicoli. Tuttavia la scelta da parte dell’ultima amministrazione di eliminarne qualcuna, a mio avviso, è stata una sorta di fuga dalla realtà, evitando, appunto di favorire l’uso ciclistico.


C’è il problema del sostegno alle attività economiche che in questi ultimi anni hanno sofferto moltissimo.


“Da liberale e liberista penso che un’amministrazione debba dare sostegno a tutte le attività commerciali ed economiche in generale, liberalizzando il più possibile lo sviluppo di esse senza eccessi di natura impositiva o autorizzative, pur convivendo con le normative nazionali e regionali, che purtroppo non aiutano. Il “terrore”, senza alcun fondamento giuridico, fomentato dall’amministrazione uscente ai danni dell’imprenditoria cittadina, ha portato ad un blocco ulteriore dell’economia. Bisogna evitare restrizioni con un piano particolareggiato che misuri la libertà di crescita con le esigenze della città sempre nel rispetto della legge e, soprattutto, tagliare le spese superflue che generano solo interessi particolaristici, come quelli che, purtroppo, si evidenziano anche nella gestione delle municipalizzate. Ciò che conta è che un’amministrazione comunale deve ridare ai cittadini un senso di giustizia fondamentale per la crescita economica e sociale e per il benessere anche psicologico dei cittadini. La speranza è che chi fa politica a Pomigliano con esperienza e senso della legalità sappia tradurre in maniera sistematica e concreta le idee in progetti e, sono sicuro, che dinanzi a ciò la gente ricomincerà ad interagire in maniera sana con la politica”.

 

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