Pomigliano, la primavera della quiete prima della tempesta

Redazione • 23 marzo 2023

È la primavera che si fa suk, è la primavera dei deja vù. È la primavera di chi origlia. È la primavera dei manovratori che a sua volta sono manovrati dall’ ebbrezza di chiudere la migliore delle liste elettorali, è la primavera di chi si rincorre e inciampa sullo stesso destino di portatori d’acqua annaspando qualche pretesa qui e lì.

Pomigliano. C’è silenzio, si odono cinguettii sparsi ad annunciare una primavera di trattative tra i divani stiracchiati dei bistrot. Questo ce l’ho, questo me lo vado a prendere, quest’altro non ha peso elettorale, mentre questo qui fa al caso nostro per chiudere l’alleanza, smontandone un’altra. È il silenzio cingolante delle smancerie, delle intese che durano il battito di un’onda, è il silenzio del nessuno deve sapere niente, pena l’ordalia della ”bruciatura”.


È un silenzio convulso che dice tanto basta per capire come andrà al di sopra di quelli che non lo sanno già. È la primavera che si fa suk, è la primavera dei deja vù. È la primavera di chi origlia. È la primavera dei manovratori che a sua volta sono manovrati dall’ ebbrezza di chiudere la migliore delle liste elettorali, è la primavera di chi si rincorre e inciampa sullo stesso destino di portatori d’acqua annaspando qualche pretesa qui e lì.


È la primavera dei pour parler suggellati sull’uscio delle segreterie (quelle in piedi), dei ritrovi al bar e dei ping pong di nomi snocciolati al bar dai maniscalchi delle liste. È la primavera di chi ti vuole rifilare qualcosa in cui credere al caldo soleggiato di un tavolino al bar. Sembra Natale, col viavai di gente che ha qualcosa da dire al potenziale candidato a sindaco, distratto dalla mistica della trattativa, che vuole solenne attenzione.


Eppure è primavera, e già c’è chi tira calci al pallone che ha custodito per anni per giocare la partita più bella, ma i componenti della squadra con un pizzico di supponenza lo snobbano e allora lui si ritorce sul suo destino di eterno escluso e getta il pallone in aria. E c’è chi va a rete invece non guardando in faccia nessuno: la vittoria prima di tutto. È primavera e c’è tanto silenzio nei garage del consenso.


Si sta in composto silenzio e si gioca a scacchi nell’attesa messianica della consorteria che spunterà l’alleanza vincente sulla carta, il candidato sindaco su cui puntare. I programmi sono ancora quisquilie e sarebbe davvero una bella primavera se a spuntarla sarebbe il programma più intelligente e innovativo, quello che offrirà una vita leggermente migliore al cittadino, l’unico faro di una primavera ancora abbottonata e sbiadita.

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