Pomigliano, prima di una geografia delle alleanze, serve costruire una filiera istituzionale

Felice Massimo De Falco • 25 febbraio 2023

Pomigliano, prima di una geografia delle alleanze, serve costruire una filiera istituzionale

“La situazione è fluida” dice chi s’intende di flussi elettorali da decenni. Sembra nebuloso il quadro che accompagna le formazioni politiche pomiglianesi verso le elezioni amministrative del 14 maggio. La parentesi Del Mastro ha fatto sì che la volontà popolare diventasse abulica, sdegnosa, liquida. Intere masse di gente sono propense a rimpinguare il primo partito d’Italia, quello degli astensionisti. Tornare sui propri passi, dopo la cocente disillusione grillina e una pagina stracciata più che “voltata”, fa resistenza con l’orgoglio delle proprie scelte.


La liquefazione dell’elettorato ex grillino, il non trasferimento di quei voti al Pd ma alla scheda bianca, la rottura fragorosa tra alleati, delinea un quadro opaco e vertiginosamente inafferrabile. Di contro c’è il civismo delle opposizioni, con una manciata di centrodestra, ma il 2020 ha decretato la sconfitta di chi non avesse una filiera istituzionale alle spalle. Perché vincere non è solo saper fare liste, rubacchiare questo o quell’altro candidato da altre liste. Vincere oggi è avere una visione di paese e di pubblica amministrazione in pendant con le linee istituzionali superiori.


Rinchiudersi in una Fortezza Bastiani e ricamare un rapporto personale col politico di turno è una strategia di corto respiro. Politica è avere rapporti costruttivi quando si presenta la possibilità di partecipare a bandi di gara importanti per la propria città. Disdegnare questo sistema di potere parallelo oggi, significa avere la vista miope. In ballo ci sono i milioni del PNRR ma non solo. C’è anche la crescita di una classe dirigente che il solo civismo non basta ad alimentare. È proprio delle leadership forti fare terra bruciata attorno a se e badare solo al proprio paese. Ma oggi che il mondo è cambiato e sono cambiati i temi ed il modo di gestirli non è più pensabile fare da sè. Serve una struttura politica forte, preparata è capace di costruire rapporti fruttosi a Napoli e a Roma.


La transizione ecologica non si risolve solo in una buona raccolta differenziata, per dirne una. Ci sono milioni da prendersi in Europa e serve chi se li sa prendere. Fare di tasca propria è inopportuno. Chiunque voglia amministrare questa città non si creda autosufficiente. Servirà incastrarsi nella piramide del potere, nella burocrazia che conta. Pomigliano deve puntare all’Europa per dirsi equa e sostenibile.

Un sindaco illuminato questo lo sa.


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