Transizioni generazionali, l'impresa ardua del passaggio di testimone

Redazione • 3 maggio 2022

Transizioni generazionali, l'impresa ardua del passaggio di testimone

Si chiamano Boomer, hanno un Dna preciso: casa di proprietà, posto fisso, pensione soddisfacente. Sono quelli che ci hanno insegnato le regole auree per avere uno status quo: sposarsi, fare un figlio, comprare una casa, avere un solido stipendio. Senza questa trafila sei fallito. Ci hanno blandito dicendoci che avremmo semplicemente dovuto fare quello che avevano fatto loro, senza pensare che il mondo oggi è totalemente stravolto.


Nati tra il 1946 e il 1964 oggi sono ancora tutti lì, all'apice dei posti di comando.  Basta accendere la televisione o leggere i nomi della politica per accorgersi che quella è una generazione che non è disposta a lasciare spazio a chi oggi ha 30, 40 e 50 anni e sta ancora aspettando il "il cadevere che passa" sul fiume.

Ma il vero fardello delle generazioni successive è cercare di portare dei nuovi valori in un mondo in cui, chi può davvero fare la differenza oggi è la stessa generazione che 30 anni fa, aveva creato i modelli in base ai quali abbiamo vissuto. Pensiamo per un istante, ad esempio, al ruolo delle donne nella società, a quello degli uomini nella genitorialità: le nuove generazioni faticano, non poco, a cambiare quei modelli.


Sono le generazioni che vivono aspettando Godot, rassegnati e arrabbiati e che da tutta la vita subiscono nel bene e nel male le conseguenze delle scelte di chi alla loro età era, giustamente, la generazione protagonista. Oggi, però, quella generazione boomer non può più rappresentare il nuovo mondo in cui viviamo. Un mondo che avrebbe tanto bisogno delle decisioni di chi ora sta affrontando la vita in una fase di costruzione.


Ma chi sono quelli "in sala d'attesa"? Prima di tutti la “Generazione X”: nati tra il 1965 e il 1979 hanno subito più direttamente il passaggio di quel testimone che non arrivava mai, una generazione ignorata, ingurgitata, che spera di avere tempo per poter dare quello che ha da dare, dire quello che non gli hanno fatto dire e che sente già la pressione della generazione successiva; “I Millenials”, nati tra il 1980 e il 1994, che con fatica cercano di spiegare ai genitori che il loro lavoro è un vero lavoro anche se vent’anni fa non esisteva, che i padri possono cambiare i pannolini senza trasformarsi in donne quando c’è la luna piena e che alla frase che inizia con: “io alla tua età ero già sposato con tua madre” vorrebbero aggiungere un paio di precisazioni sulla situazione socio economica di quegli anni.


E ci domandiamo quanto durerà questo supplizio di Tantalo. Non poco, i Boomer sono ancora ai vertici del mondo, basti pensare che tra di loro ci sono nomi della politica nazionale e internazionale come Vladimir Putin (1952), Mario Draghi (1947), Boris Johnson (1964), Xi Jinping (1953) e Recep Tayyip Erdoğan (1954), per dirne solo alcuni. Il processo sarà lungo considerando che, il nuovo eletto presidente degli Stati Uniti Joe Biden, classe 1942, appartiene alla generazione che addirittura precede i così detti “Boomer” e che viene definita “Silent Generation”.


Parlare di nomi così importanti ci fa riflettere anche su un’altra questione, è facile scivolare nella generalizzazione parlando di generazioni finendo a discutere di chi sia meglio di chi, quando invece il centro del discorso è “passa il testimone” perché hai fatto il tuo pezzo e magari lo hai fatto bene, ma ora tocca a noi.

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