I diritti umani negati ai carcerati

Francesco Urraro • 8 settembre 2022

I diritti umani negati ai carcerati

Ogni violazione dei diritti umani non è solo un fatto eticamente riprovevole ma una vera e propria violazione della legalità.

E‟ una legalità definita dalla Costituzione della Repubblica Italiana, dalle leggi dello Stato e da atti adottati dalla comunità internazionale (dichiarazioni, convenzioni, trattati, protocolli), sottoscritti dai governi e ratificati dai Parlamenti dei singoli stati ivi compresa l‟Italia e che hanno valore di legge. Per questo, affermare che la condizione dei detenuti costituisce una violazione della legalità da parte dello Stato non è una forzatura frutto di una pur legittima indignazione ma una pertinente considerazione tecnica.


Lo Stato italiano – ma naturalmente la questione non riguarda, neppure in Europa, solo lo Stato italiano – ha il dovere di mettere fine a questa criticità in cui non c‟è nulla di contingente, frutto di una situazione particolare resa ancora più drammatica dalla crisi economica e dalla scarsità di risorse, e destinata ad essere prima o poi superata. Essa è invece la diretta conseguenza della quasi assoluta identificazione della pena con il carcere.

E‟ una conseguenza di ciò la riduzione del carcere a luogo di custodia e di reclusione e la generale elusione – salvo eccezioni – della funzione di recupero e di integrazione, che non costituisce un dettaglio ma il cuore stesso della funzione che la Costituzione italiana e le nostre antiche tradizioni giuridiche assegnano alla pena.

Il sovraffollamento carcerario – che è da molto tempo al centro del dibattito e dell‟attenzione delle istituzioni e dell‟opinione pubblica – non è la causa ma la conseguenza di questa violazione.

Se si accetta questa problematica come inevitabile, se si ritiene che ragioni di forza maggiore impediscano una diversa impostazione e che il diritto alla sicurezza ben valga una violazione della dignità della persona, il problema delle carceri non potrà avere soluzioni. E‟ solo se si assume il principio del carattere indivisibile dei diritti umani come definiti dalle leggi interne e internazionali e della loro inviolabilità in ogni circostanza che si può trovare la chiave per una strategia che – con i tempi e le gradualità necessarie e non più rinviabili – affronti strutturalmente il problema.


Solo in una nuova impostazione che la separi nettamente dal carcere e riduca drasticamente il ricorso alla carcerazione, limitandolo ai soli casi nei quali esso appare effettivamente indispensabile, si può restituire alla pena la funzione che la Costituzione Italiana le assegna: è ad una prospettiva di “carcere minimo” che bisogna gradualmente tendere con una pluralità di iniziative e di strumenti.


Questa impostazione, che cerca di mettere in primo piano le ragioni culturali della crisi della istituzione carceraria, non impedisce di individuare e apprezzare passi concreti e graduali che

possono essere compiuti nella direzione giusta. E nessuno di questi passi, per ridotta che possa essere la sua dimensione quantitativa, può essere considerato piccolo.

Occorre contribuire alla maturazione di una nuova sensibilità e di nuovi indirizzi in questo difficile campo. E non è così facile, né per noi stessi né per gli altri , capire che anche in questo modo si difendono i diritti di tutti, si afferma lo stato di diritto, si rende più matura e migliore la nostra democrazia.


Nessuno dubita del valore della libertà. Essa è come l‟aria che respiriamo, come il cibo di cui ci nutriamo. E‟ un bene prezioso. Ma c‟è qualcosa di più importante.

Per preziosa che sia la libertà non esiste costituzione, in nessuna parte del mondo, che non preveda che della libertà si possa essere privati: per ragioni serie previste dalle leggi e con la garanzia che i propri diritti siano rispettati, tuttavia la libertà può essere tolta.

Ma non può esistere nessuna Costituzione, nessuna legge, in nessun paese del mondo che possa prevedere che una donna o un uomo possano essere privati della propria dignità.

E questo è il cuore della questione dei diritti umani da cui tutti i passi successivi dipendono : alzare una barriera a difesa della dignità della persona che non possa essere oltrepassata per nessuno, nemmeno per il peggiore degli assassini.

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