Le conseguenze economiche sul "villaggio globale" del conflitto tra Russia e Ucraina

Donato Velleca • 26 marzo 2022

Le conseguenze economiche sul "villaggio globale" del conflitto tra Russia e Ucraina

di Donato Velleca


Per globalizzazione si intende comprare e produrre in qualsiasi parte del mondo: il così detto villaggio globale

L'annullamento delle frontiere del "villaggio globale" si fonda essenzialmente sulla liberalizzazione degli scambi e degli investimenti internazionali, sulla rivoluzione telematica, diversificazione e moltiplicazione dei concorrenti, delocalizzazione ossia poter spostare la produzione in un altro paese.


Premesso quanto detto si capisce quanto oggi sia diventata importante, profonda e necessaria l'interdipendenza fra nazioni e popoli e di conseguenza le relazioni diplomatiche.

L'invasione della Russia ai danni dell'Ucraina ha però fatto emergere criticità e contraddizioni. 


Tralasciamo volutamente i problemi legati all'ambiente per soffermarci sulle conseguenze economiche derivanti da variabili non controllabili della globalizzazione e specificatamente relative alla guerra Russo - Ucraina.

Si dice, che più chi meno, tutte le aziende sono energivore, ciò significa che hanno bisogno di energia per produrre e che questa energia le vada fornita pena il fermo della produzione con le conseguenze prevedibili: disoccupazione, povertà disordine sociale e via scorrendo.


L'Europa e l'Italia in special modo (anche per le conseguenze delle scelte politiche sull'energia fatte dai nostri politici, pressati da gruppi di opinione non sempre in linea con l'evoluzione sociale proiettata alla modernità e al benessere diffuso) mostrano carenze di questo fattore primario della produzione, importante anche per la sostenibilità individuale dei propri cittadini.


La Russia da un punto di vista commerciale, a prescindere dalle sanzioni subite, mantiene il suo impegno a fornire gas già contrattualizzato. Non prendiamo in considerazione l'aumento dei prezzi che ci porterebbe fuori dal nostro postulato e soffermiamoci sulla domanda: la diplomazia europea è troppo morbida con Putin per paura delle forniture di gas?


Per meglio capire il ruolo della diplomazia dobbiamo capire il senso della parola e la direzione dello sforzo.

La diplomazia rappresenta il complesso dei procedimenti attraverso i quali uno stato mantiene le proprie relazioni internazionali; lo sforzo è tatto, finezza, abilità nel trattare questioni delicate o nel mantenere rapporti con persone suscettibili salvaguardando gli interessi nazionali.


La storia del mondo è ricca di guerre sanguinose, crudeli, devastanti e rovinose e pure l'umanità ha sempre trovato la forza di risorgere e riorganizzarsi dimenticando (per fortuna) torti fatti e ricevuti. Ergo: la Russia sa bene che la guerra prima o poi finirà e per mostrare la sua correttezza commerciale continua a fornire di gas l'Europa nonostante le sanzioni.


La diplomazia europea sa bene che senza la vendita di gas la Russia non potrebbe far fronte ai suoi impegni finanziari e rischierebbe il default, ma sanno anche che prima o poi dovranno incominciare ad esportare e importare prodotti e servizi anche da quella nazione in nome di quel fenomeno chiamato globalizzazione che ormai è diventato un unico sistema mondiale.


Le posizioni prese non sono polarizzate sulla fornitura del gas, ma sull'affermazione culturale e ideologico tra un modello liberista e pacifista e un modello dirigista e statalista con a centro un invitato di pietra: la Cina

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