Mettete da parte i pallottolieri e sondaggi: il consenso in Italia è liquido

Mario Volpe • 13 marzo 2023

Oggi quasi più nessuno, se non gruppi di nostalgici, sembra legato all’ideologia granitica in politica e, in particolare, le giovani generazioni faticano, non poco, a tenersi saldi su ideali e pensieri di partito che sembrano scollati dalle vere esigenze del paese. Ma del resto anche il poeta Gabriele D’Annunzio, eletto in parlamento, si spostò dai banchi della Destra, in cui sedeva per, andare ad occupare quelli della Sinistra dicendo: “vado verso la vita.”


Tutto score, panta rei, il celebre aforisma attribuito al filosofo greco Eraclito per identificare il tema del divenire in contrapposizione con la concezione dell’essere, propria del pensiero di Parmenide di Elea. Un affondo nell’antica Grecia che, tra concetti filosofici e insegnamenti politici, allunga i suoi tentacoli attraverso il tempo fino a noi. E nelle culture come la nostra, legata e influenzata da quelle grandi menti del passato, non ci si poteva distaccare dal concetto della fluidità, della società liquida e soprattutto dalla viscosità del consenso in politica.


Oggi quasi più nessuno, se non gruppi di nostalgici, sembra legato all’ideologia granitica in politica e, in particolare, le giovani generazioni faticano, non poco, a tenersi saldi su ideali e pensieri di partito che sembrano scollati dalle vere esigenze del paese. Ma del resto anche il poeta Gabriele D’Annunzio, eletto in parlamento, si spostò dai banchi della Destra, in cui sedeva per, andare ad occupare quelli della Sinistra dicendo: “vado verso la vita.”


L’evento fu un simbolico atto di protesta contro le leggi liberticide promosse dal governo del tempo, contro i moti socialisti e –in seguito– alla sanguinosa repressione dei moti di Milano. Quello di D’Annunzio non fu solo uno dei primi atti di trasformismo politico, ma fu la chiara intenzione di un possibile cambio di idea politica. Atto spesso percepito come un tradimento al mandato ma di cui, oggi, i parlamentari ne rivendicano la legittimità. Un pensiero che converte il consenso politico da stato solido a quello liquido capace di d’influenzare il parere e la scelta dell’elettore fino a un attimo prima di esprimere la preferenza in cabina elettorale. Un fenomeno capace di ridurre sondaggi e previsioni alla stregua dell’oroscopo del giorno.


Eppure, qualcuno ha provato ad azzardare delle ipotesi come ha fatto la Fondazione De Gasperi che, pur non parlando di vera e propria liquidità dei consensi, ha posto l’attenzione su un principio di delusione che ha sopraffatto gli elettori rimpallandoli da una sponda e l’altra del panorama politico. Secondo la Fondazione la causa principale è da ricercarsi nell’indebolimento del sistema partitico dovuto, soprattutto, a fenomeni di corruzione che spesso ritornano alla ribalta delle cronache. Ma è soprattutto la presa di coscienza delle nuove generazioni in merito alle perenni problematiche del Paese che, pur riconosciute da tutte le forze in campo, sono esaminate secondo principi diversi. Le problematiche della scuola, la sanità pubblica, la disoccupazione, l’eccessiva pressione fiscale, la sicurezza e l’ambiente sono percepiti da tutti alla stessa maniera, seppure con priorità diverse.


Ed è esattamente tale percezione che stimola l’elettore consapevole a premiare politicamente l’uomo o la donna con maggior sensibilità e determinazione ad affrontare i problemi e, in particolare, nelle giovani generazioni o tra le fasce di autonomi, si rileva la necessità a cambiare visione offrendo il voto a forze politiche ben distanti dal proprio pensiero ideologico. Pensiero, spesso, radicato in un’eredità di famiglia, piuttosto che da scelte critiche e personali maturate da esperienze e militanza sul campo.  Così, la disperata necessità di portare a casa risultati tangibili, di raccogliere le energie –almeno quelle poche rimaste– per affrontare i grattacapi che affliggono l’Italia dai tempi andati, può alimentare il processo di liquefazione politica che resta facilmente traducibile come incertezza della scelta. Una scelta che, spesso forzata dalla delusione, si trasforma in disinteresse e astensionismo elettorale.


Mario Volpe


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