Senza eredi: recensione del libro e intervista all'autore Marcello Veneziani - a cura di Felice Massimo De Falco

Felice Massimo De Falco • 3 dicembre 2024

In un’epoca caratterizzata da rapidità e oblio, emerge una domanda cruciale: stiamo davvero costruendo una società che non lascerà tracce nel futuro? Questa riflessione proviene da un’analisi profonda della nostra cultura contemporanea, che “sembra abbandonare le proprie eredità, sia culturali che storiche”. É il tema a cui risponde Marcello Veneziani, scrittore e filosofo, nel suo nuovo libro “Senza eredi, Ritratti di maestri veri, presunti e controversi in un'epoca che li cancella”, edito da Marsilio.

In un’epoca caratterizzata da rapidità e oblio, emerge una domanda cruciale: stiamo davvero costruendo una società che non lascerà tracce nel futuro? Questa riflessione proviene da un’analisi profonda della nostra cultura contemporanea, che “sembra abbandonare le proprie eredità, sia culturali che storiche”. É il tema a cui risponde Marcello Veneziani, scrittore e filosofo, nel suo nuovo libro “Senza eredi, Ritratti di maestri veri, presunti e controversi in un'epoca che li cancella”, edito da Marsilio. 


Versiamo nell’epoca dell’oblio della tradizione. “Osservando il panorama attuale”, dice Veneziani”, “è evidente che la cultura e la politica tendono a cancellare le proprie radici. La denatalità in Europa, un fenomeno sempre più preoccupante, è solo uno dei segnali di una società che sembra rinnegare i propri maestri e le proprie tradizioni”. 


La velocità con cui viviamo gli eventi, inclusa la cultura, gioca un ruolo significativo in questo processo. Tuttavia, “non è solo la rapidità a essere in gioco”, sottolinea Veneziani: “è la convinzione che tutto si risolva nel presente, in cui il passato e il futuro perdono significato. La storia viene vista come un fardello e la tradizione come un ingombro”.


Dunque siamo una società senza eredi. 

Cosa comporta una società priva di padri e figli? La risposta è inquietante: “una comunità smemorata e priva di aspettative, limitata a desideri individuali, tecnologici e consumistici”. In questo contesto, l'intelligenza artificiale viene vista come “l'erede universale del patrimonio del passato, un vasto magazzino di dati, ma non come una forma di cultura o memoria. Essa non possiede l'intelligenza critica necessaria per tramandare la storia”, fa notare Veneziani.



Per reagire all’oblio, Veneziani disegna settanta ritratti di pensatore universali, padri e figli di un passato prezioso. Questi individui, sebbene diversi per grandezza, campi e valori, “condividono un destino comune: la loro traccia si sta perdendo in un presente che appare cieco e sterile”, afferma Veneziani. E cerca di fermare con il loro esempio la furia nichilista che potrebbe sollevarsi con l’incedere dell’intelligenza artificiale. L'idea di un Umanesimo senza Uomo solleva interrogativi inquietanti. La sostituzione dell'essere umano, della natura, della storia e della cultura con un sapere puramente tecnico-economico “sembra rendere l'umano superfluo, spingendo verso un transumanesimo che minaccia di annullare la nostra identità”, dice Veneziani.


Come possiamo ribellarci a un destino segnato dal nichilismo? Veneziani risponde così: “La risposta risiede nella lettura, nel pensiero critico e nella consapevolezza delle nostre radici. È fondamentale paragonare il presente al passato e riconoscersi come eredi di una tradizione che non possiamo e non dobbiamo rinnegare.” Il libro si rivolge a coloro che ricordano e a quelli che hanno dimenticato, con “ l'intento di confortare i primi e risvegliare i secondi”.


Infine, l'autore esprime una valutazione critica nei confronti di figure come Elon Musk, visto come un "pensatore moderno" da una destra conservatrice.

Musk, secondo il filosofo, è “come un genio inquietante, capace sia di innovazioni positive che rischiose, specialmente in relazione alla mutazione antropologica”. 


Tuttavia, non possiamo eludere l'eredità dei pensatori del passato. Anche se criticamente rielaborata, essa rimane fondamentale. “Siamo nani sulle spalle di giganti, e non possiamo permetterci di scendere da quelle spalle senza perdere la nostra identità”.


La sfida che ci attende è quella “di riconnetterci con il nostro passato, di valorizzare le nostre eredità e di costruire un futuro che non dimentichi le lezioni apprese. Solo così - conclude Veneziani- potremo evitare di diventare una società senza tracce, destinata a perdersi nell'oblio”.


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